22 Novembre, 2024
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Ferrovie sulla graticola, basta un nonnulla per fermare il Paese

E’ un’Italia messa a terra da un chiodo e dai continui scioperi

Il colosso tricolore del trasporto ferroviario passeggeri che viene messo a terra da un semplice chiodo. Questo è quanto accaduto qualche giorno fa tra le stazioni di Roma Termini e Roma Tiburtina creando il caos e fermando centinaia di treni nella maggior parte di Italia e ovviamente anche sulla linea FL3 Roma-Viterbo. Un chiodo, batterie che si fermano, la mancanza di un sistema d’allarme che metta in allerta qualcuno. Questi gli indizi del “caso Trenitalia”.

In pratica, ricostruendo i fatti sembra che la ditta appaltatrice addetta alla manutenzione abbia piantato un chiodo nel posto sbagliato alle prime ore del mattino del 2 ottobre, interrompendo la linea e mettendo in funzione il gruppo di continuità a batterie, che per circa tre ore ha tenuto in piedi tutto il sistema senza che nessuno si accorgesse di nulla, non una segnalazione, non un allarme del fatto che l’intera rete non era più retta dall’alimentazione primaria, ma dal sistema di backup. Secondo l’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane Stefano Donnarumma, quando le batterie hanno esaurito la carica si è spento tutto e a quel punto i tecnici sono intervenuti, ma il “caso era ormai aperto”. Per adesso a pagarne le spese è stata la ditta di manutenzione che è stata sospesa dai lavori, ma sono ancora tanti i punti su cui fare chiarezza.

Oltre a questa situazione a farne da contorno, sia prima che dopo questo evento, sono i continui scioperi che si susseguono ormai da mesi alternandosi oltre che durante la settimana, anche nel weekend, anzi sembra ormai diventata una peculiarità del fine settimana, con l’aggravante che non vengono rispettate neanche le fasce di garanzia come nei giorni feriali, almeno per quanto riguarda i treni regionali. I motivi di quello che agli occhi dell’utenza sembra più un loop infinito oltre che un disagio continuo, sono per un rinnovo contrattuale di sicurezza, diritti, orari, salario per avere una impostazione diversa del mondo del lavoro e del servizio ferroviario, anche a partire dagli incidenti e l’immediata produzione di prevenzione.

E mentre i ferrovieri fanno “sentire” un giorno sì e un giorno no le loro motivazioni incrociando le braccia, l’utenza dall’altra parte, che ha già dato il proprio contributo a ingrossare le casse delle ferrovie, si ritrova con un biglietto o un abbonamento pagato in mano e con una mente che lavora di continuo per trovare soluzioni agli incessanti problemi causati da questi scioperi, per raggiungere la propria destinazione.

Claudia Reale

 

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