Ogni anno, il 25 novembre rappresenta un’occasione di profonda riflessione per tutti noi. È un giorno in cui siamo chiamati a ricordare il fenomeno della violenza contro le donne e a esplorare come possiamo contribuire a un cambiamento reale. Di fronte a questa data simbolica, è difficile non pensare alle storie strazianti che ci hanno scosso e alle vite spezzate da coloro che avrebbero dovuto amarle e proteggerle.
Proprio quest’anno, ricorre un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, una giovane vita spezzata brutalmente dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre 2023. Il suo omicidio ha scosso profondamente il nostro paese, riaccendendo il dibattito sulla violenza di genere e portando a manifestazioni e richieste di riforme legislative più incisive per garantire una maggiore protezione alle donne. La vicenda di Giulia non è solo una tragica perdita, ma un esempio straziante delle sfide quotidiane che molte donne affrontano e della necessità di una società che non tolleri più la violenza. In questo contesto, l’analisi della scrittura di Turetta, che ha lasciato un memoriale di 80 pagine nel tentativo di esprimere le sue emozioni e il suo stato mentale dopo il delitto, offre uno spaccato significativo della sua psiche e dei conflitti interiori che lo hanno accompagnato, fornendo così ulteriori spunti di riflessione.
L’importanza dell’analisi grafologica
La grafologia è lo studio della scrittura e delle sue caratteristiche grafiche, che ci consente di comprendere la personalità e le emozioni di chi scrive. Attraverso la forma, la direzione e la struttura della scrittura, è possibile rivelare molto riguardo alla psicologia dell’autore e alle dinamiche che possono condurre ad atti di violenza.
La scrittura di Filippo Turetta presenta tratti distintivi che parlano di una personalità complessa e inquieta. Si manifesta come ordinata e infantile, suggerendo una personalità che cerca di apparire controllata e razionale, ma che al contempo riflette una certa immaturità emotiva. Tuttavia, questo ordine può mascherare tensioni e conflitti interiori. L’inclinazione della scrittura verso destra indica una ricerca di riconoscimento e approvazione, elementi cruciali che, nel contesto di un femminicidio, possono rivelare attaccamenti malsani.
La pressione esercitata sulla penna è superiore alla media e i tratti appaiono cupi, segni di una personalità segnata da sentimenti di rabbia e frustrazione. Le cancellature rivelano una tensione emotiva e un desiderio di controllo su quanto scritto, suggerendo conflitti interni significativi. La mancanza di spazio e la necessità di occuparlo in modo opprimente, questo può riflettere un’insicurezza e una difficoltà nell’instaurare legami sani e positivi con gli altri. La rigidità nei suoi tratti e la mancanza di fluidità sembrano suggerire un blocco emotivo, una difficoltà nell’esprimere e gestire i propri sentimenti, aspetto che, se estremizzato, può portare a manifestazioni aggressive e violente.
Osservare scritture come queste ci ricorda quanto sia complesso e delicato il tema della violenza contro le donne. C’è chi vive accanto a un partner, un parente o una figura che, incapace di gestire il proprio malessere, lo riversa sugli altri. Avere consapevolezza di questi segnali e comprendere la natura di tali personalità può aiutarci a riconoscere i campanelli d’allarme prima che sia troppo tardi.
La storia di Giulia Cecchettin ci ricorda quanto sia cruciale affrontare la questione della violenza di genere con urgenza. Il 25 novembre non è solo un giorno di memoria, ma un’opportunità per chiederci cosa si può fare di concreto per contribuire al cambiamento. L’educazione e la consapevolezza possano fare la differenza. Parlare di grafologia e della possibilità di riconoscere, anche in modo preventivo, segnali di distorsione nelle relazioni personali rappresenta un piccolo passo verso un mondo più sicuro per le donne. Conoscere, approfondire e comprendere questi aspetti può aiutarci a identificare tendenze, spesso latenti, che possono sfociare nella violenza.
Il mio impegno, come grafologa, è quello di promuovere la comprensione di sé e degli altri attraverso la scrittura, uno strumento che può essere prezioso anche per prevenire e arginare comportamenti violenti. Solo una società che conosce sé stessa può realmente costruire relazioni sane e rispettose.
Riflettiamo non solo sul dolore di una vita spezzata, ma sull’importanza di una società consapevole e reattiva, capace di dire basta alla violenza e di proteggere le donne. Ognuno di noi può contribuire a questo cambiamento: informiamoci, parliamo e agiamo affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
Paola Forte
Redattrice L’agone