29 Novembre, 2024
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Che fine ha fatto il Piano nazionale ripresa resilienza?

Si tirano le somme di un anno che ha… la coperta sempre corta

In questo periodo dell’anno iniziano a delinearsi le cifre contenute nelle leggi di bilancio e di stabilità e quindi, si comprende meglio dove le risorse verranno allocate e in che misura. Sembra che anche quest’anno non c’è da stare allegri, la famosa coperta è sempre troppo corta e non basta per tutti, qualcuno i sacrifici li deve pur fare. Già… ma chi?

Eppure, negli anni scorsi sembrava che i finanziamenti accordati all’Italia dall’Europa avrebbero favorito investimenti che il Paese non vedeva da molti anni e che avrebbero generato una ripresa economica le cui ricadute si sarebbero avvertite da tutti gli strati della popolazione.

Occasione unica

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza redatto proprio a fronte dei finanziamenti europei che è bene ricordare alla fine sarà di 197 milioni di euro, è un’occasione unica che non andrebbe sprecata. Tale piano agisce su sei diversi macro-argomenti sui quali l’Italia necessita di un adeguamento strutturale che la riporti in linea con i Paesi europei di riferimento.

La digitalizzazione, la transizione verde, le infrastrutture, l’istruzione e la ricerca, l’inclusione e la coesione e la salute sono le missioni individuate nel piano che secondo l’ultima revisione saranno completate entro giugno del 2024.

Le fasi di completamento sembrano in linea con le scadenze prefissate e il governo confida di completare il piano nella data prevista. Tutto bene quindi. In realtà le critiche non mancano, l’ultimo rapporto della fondazione Gimbe presentato l’otto ottobre al Senato, evidenzia in modo puntuale come il sistema sanitario nazionale continui a vivere una crisi profonda nella quantità e qualità delle prestazioni ai cittadini e l’ultima revisione del Pnrr non ha certo invertito questa tendenza.

Riduzioni

Per citare alcuni esempi, nella missione 6, quella dedicata alla salute, la rimodulazione delle Strutture ha ridotto le Case della comunità da 1350 a 1038, le centrali operative territoriali, da 600 a 480, gli ospedali di comunità, da 400 a 307 e così via. Quello che colpisce è la riduzione delle strutture di prossimità indispensabili per contribuire a diminuire la pressione sui pronto soccorsi, infatti la pandemia ha evidenziato proprio la mancanza di queste strutture. Tra le tante critiche alla legge di bilancio 2024 ve ne è una riportata da lavoce.info che si incrocia con il Pnrr e si riferisce al contributo alla finanza pubblica chiesto ai comuni che viene calcolato anche sulla base dei fondi Pnrr ricevuti.

In un Paese in cui è difficile completare le opere pubbliche per la difficoltà a spendere i finanziamenti, si penalizzano i comuni virtuosi che meglio hanno speso i fondi ricevuti riuscendo a realizzare le opere per i propri cittadini. L’articolo de lavoce.info è dello scorso luglio e i tempi per riparare a tale beffa ci sono ancora tutti.

Salvatore Scaglione

 

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