Venerdì mattina, dopo aver postato l’ultima mia storia su Facebook, al primo “mi piace” mi sono accorto che mancava qualcosa, ho percepito l’assenza e ho capito. Il primo pomeriggio, presso il cimitero di Trevignano Romano, si sarebbero svolti i funerali di Massimo Paris. Ogni volta che lo incontravo, spendeva buone parole, per me, per mio padre, per la mia famiglia trevignanese e ogni volta che postavo una storia su Facebook, sempre dedicata alla mia attività di scrittore, era il primo a dedicarmi un cuore, anche più di uno. Quando sono arrivato presso il cimitero, il parcheggio era completamente esaurito, lo dovevo capire dalla lunga fila di auto parcheggiate ai bordi della strada prima di raggiungere la chiesetta di San Bernardino, poi, mentre cercavo disperatamente un posto dove fermarmi, mi accorsi che la fila di automobili, in entrambi i lati della Settevene-Palo, proseguiva anche dopo la piccola chiesa, così piccola che la cerimonia funebre, anche grazie all’arrivo del sole che aveva interrotto, probabilmente per l’occasione, una giornata piena di pioggia, si svolgeva all’aperto. Mentre osservavo i volti della moltitudine di persone presenti, un modo per cercare il mio passato attraverso la trasformazione fisica delle frequentazioni giovanili, continuavo a chiedermi il perché della presenza di tantissime persone. Mi domandai cosa avesse fatto Massimo Paris per meritarsi così tanti “ultimi saluti” e la risposta che mi sono dato, è stata una vera lezione di vita: non aveva fatto grandi cose Massimo, aveva fatto tantissime piccole cose e, nel corso della sua vita, le aveva distribuite a tutti, anche solo una parola “gentile”, come aveva fatto con me, con mio padre, con la mia famiglia trevignanese, mentre la mia storia su Facebook continuava a non avere più un cuore…il suo si era fermato qualche ora prima ed è un’assenza che pesa a un’intera comunità.
Lorenzo Avincola