“Giustissime le proteste degli Ncc contro i decreti Salvini, che prevedono, se non si parte dalla rimessa, una siesta obbligatoria di 20 minuti tra una corsa e l’altra e che il luogo di partenza deve coincidere con l’arrivo del servizio precedente. Misure non solo illogiche, assurde e insensate, ma che graveranno sulle tasche dei consumatori, visto che lo spreco di tempo implica minori ricavi a parità di ore lavorate. Inevitabile, quindi, che si aumentino gli importi delle corse traslando sugli utenti finali il prezzo di questa inefficienza” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Ma la cosa più grave, che va ben oltre la contingente tematica di come disciplinare il trasporto pubblico non di linea, è che con un atto amministrativo (che, a differenza di una legge, non richiede la firma e, quindi, il controllo, del Presidente della Repubblica), si limitano alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione, come la libertà di iniziativa economica (art. 41) e si cerca di aggirare una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 56 del 2020, che aveva dichiarato incostituzionale l’obbligo di rientro in rimessa dopo ogni servizio” conclude Dona.