Scuola e problemi, fra professori nomadi ed edifici retrò
Professori nomadi, ma non per scelta e a seguire la mancanza di continuità didattica. Una chimera, tanto ricercata da personale scolastico, genitori e alunni, ma sempre più difficile da perseguire. Una leggenda metropolitana di un tempo lontano, quando le assunzioni in ruolo avvenivano diversamente. La formazione e l’esperienza non bastano e non sempre sembrano soddisfare l’algoritmo GPS (graduatorie provinciali di supplenza) e GI (graduatorie interne). Si arriva dunque a un meccanismo paradossale dove i docenti ci sono, ma al tempo stesso non sono seduti in cattedra, bensì al banco. È la conseguenza del PeF, percorsi abilitanti formativi, da 30/60 cfu, che ogni docente è costretto a seguire per essere abilitato all’insegnamento di materia nella propria classe di concorso. Un percorso di formazione che se da una parte può risultare utile come arricchimento personale e professionale, dall’altra è difficile da seguire, a causa di tempi ristretti e procedure poco chiare. Conciliare ore di insegnamento, riconosciute e remunerate, con ore di tirocinio non retribuite e con lezioni da frequentare in università è un’ardua impresa, sulla quale pesano anche i costi. Il quantitativo di ore di tirocinio richieste nonché la presenza obbligatoria in facoltà, ha portato molti insegnanti a dover rinunciare a chiamate GPS o GI, accrescendo il numero delle cattedre vacanti e lasciando molte classi scoperte o in balia del docente-supplente di turno.
L’ultimo concorso Pnrr si è rivelato bandito unicamente per i docenti in riserva. Un concorso che, tuttavia, avrebbe potuto consentire una graduatoria a scorrimento e il rilascio dell’abilitazione nella propria classe di concorso ai docenti idonei.
Oltre alla didattica, bisogna tenere conto che sono necessari importanti interventi nel campo dell’edilizia scolastica. Pc, Lim (lavagna interattiva multimediale), laboratorio di informatica, sono strumenti che non sempre è possibile utilizzare al meglio del loro potenziale. La maggior parte delle scuole pubbliche sono state realizzate tra gli anni Settanta e Ottanta e perciò il basso voltaggio elettrico comporta un malfunzionamento generale del sistema informatico scolastico. Sarebbe dunque necessario agire con interventi di ristrutturazione e di efficientamento elettrico ed energetico, in modo da rendere perseguibile ed effettivamente realizzabile ciò che rischierebbe di rimanere pura teoria.
Aurora Milana