Dal 16 al 18 gennaio, al Teatro Palladium Vinicio Marchioni porta in scena “In vino veritas”, spettacolo teatrale, prodotto da Anton Art House, che unisce alla Storia, il racconto di un bambino e di un uomo di nome Vinicio, nonno dell’attore da cui ha ereditato il nome. Un racconto accompagnato dal vino, presente fisicamente in scena, e dalle musiche, eseguite dal vivo, di Pino Marino, cantautore e compositore, e dell’organettista Alessandro D’alessandro. Vinicio Marchioni, noto ai più per i suoi ruoli cinematografici nei film di Paola Cortellessi, Paolo Genovese, Paolo Virzì e attualmente in sala con “Diamanti” di Fernan Özepetek, attraverso il vino ci parla di vita e di morte. Di quel conflitto che è presente da sempre e che accompagna l’uomo ogni giorno. Fulcro della narrazione scenica è in realtà la malinconia, di cui l’attore parla senza essere troppo esplicito. È proprio tra “èros” e “thànatos”, vita e morte, che si insinua la malinconia, vista come il rimpianto di un tempo ormai passato o la gratitudine per ciò che abbiamo vissuto e che ricordiamo sorridendo. Un sorriso amaro misto ad un’inspiegabile felicità. A colmare la distanza tra passato e presente e ad accompagnare la malinconia è proprio il vino.
Il nettare degli dèi crea dunque quella distanza tale da permetterci di vedere meglio la verità; allo stesso tempo, colma quella distanza, rendendoci pieni, soddisfatti di quel che siamo, anche un po’ inconsapevoli perché leggeri. “Un uomo non è mai se stesso se prima non beve due bicchieri di vino”, recita Vinicio, e proprio sorseggiando del vino, l’attore si racconta, parlando del nonno, un uomo rude ed estremamente semplice che con i suoi modi di dire cerca di spiegare la vita ad un bambino, il piccolo Vinicio. Un dialogo reso possibile dall’interpretazione dell’attore che sente dentro di sé tante personalità pronte ad essere tirate fuori e portate sul palco. Plutarco, Omero, Schopenhauer, Dante, Baudelaire, Hemingway, questi solo alcuni dei grandi autori del passato a cui dà voce. Autori che hanno parlato del piacere del vino, del suo ruolo sociale, del suo potere di inebriare liberandoci da situazioni scomode e difficili, come nel caso di Ulisse che offrendo questa dolce bevanda al ciclope Polifemo riesce a salvare se stesso e i suoi compagni; ma che hanno parlato soprattutto di amore e di morte: di guerra. Il vino, fedele compagno dell’uomo e soprattutto del nonno di Vinicio che sembra non averlo mai visto senza un bicchiere in mano, è presente nella vita dell’attore anche quando viene a sapere che la sorellina che tanto aspettava non arriverà mai. Uno spettacolo dedicato a questa inebriante bevanda, ma soprattutto a tutte le persone che non ci sono più e che continuano a vivere in noi.
Aurora Milana
Redattrice L’agone