Il Giubileo che si è aperto il 24 dicembre porterà a Roma e nel Lazio milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo, con una pressione inevitabile sul sistema sanitario regionale. La Regione, sotto la guida del presidente Francesco Rocca, sembra tutt’altro che preparata ad affrontare questa sfida epocale, aggravata da tante fragilità già evidenziate nei mesi scorsi.
La riforma “taglia liste d’attesa”
Mentre continuano a mancare i decreti attuativi della riforma “taglia liste d’attesa” sbandierata dal Governo Meloni ormai più di sei mesi fa, nel Lazio gli episodi più volte denunciati nelle ultime settimane dipingono un quadro desolante. Le cronache riportano episodi di sovraffollamento nei Pronto Soccorso, con pazienti costretti a lunghe attese su barelle per mancanza di ricoveri.
Ospedali vicini al collasso
A Roma il pronto soccorso del San Giovanni ha visto nel giorno dell’Epifania oltre quaranta pazienti in attesa di un posto letto, con l’ospedale che ha dovuto rinviare tutti gli interventi non urgenti. Nello stesso giorno all’Umberto I si registrava una coda di 158 pazienti, al Gemelli di 150, a Tor Vergata di 134: ospedali vicini al collasso, che rischiano di trovarsi in condizioni drammatiche durante il Giubileo.
I “gettonisti”
Tra le cause di questa emergenza anche la carenza di medici: molti sono andati in pensione e nei presìdi si è ricorsi a “gettonisti”, che non possono garantire lo stesso rendimento. Per rispondere a questa che è una vera e propria emergenza nella nostra regione, il presidente Rocca pensa di risolvere il problema del diritto delle cittadine e dei cittadini a un servizio pubblico efficiente e di qualità affidandolo sempre più largamente al privato.
Una scelta che non risolve i problemi strutturali del sistema, ma rischia anzi di peggiorarli, concentrandosi più sul profitto che sulla qualità dell’assistenza. Lo dimostrano, per fare solo un esempio, il tardato acquisto dei vaccini contro la broncholite dei neonati, arrivati nella nostra regione soltanto a dicembre inoltrato dopo aver sovraccaricato i reparti pediatrici, ma anche, sul fronte delle condizioni di lavoro del personale sanitario, la massiccia partecipazione di medici e infermeri del Lazio allo sciopero proclamato a novembre per chiedere investimenti e condizioni di lavoro dignitose.
Pellegrini ed emergenze
Con l’arrivo di milioni di pellegrini, il Lazio dovrà da oggi e per lunghi mesi, garantire un’assistenza sanitaria straordinaria per far fronte alle emergenze, ma anche per gestire le malattie ordinarie in una situazione di pressione estrema.
Tuttavia, la mancanza di personale sanitario adeguato e la cronica insufficienza di strutture potrebbero trasformare questa occasione in un disastro per la sanità regionale. Non è sufficiente stanziare fondi per le infrastrutture giubilari senza un parallelo investimento nel settore sanitario, che rimane uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza di cittadini e visitatori.
I dubbi
Il piano della giunta Rocca di affidarsi al privato per sopperire alle mancanze del pubblico solleva dubbi sia sulla sua efficacia che sulla sua etica. Diversi osservatori ritengono che l’esternalizzazione dei servizi sanitari rischia di minare ulteriormente la già precaria accessibilità delle cure per i cittadini più fragili. Inoltre, il coinvolgimento del privato potrebbe tradursi in costi maggiori per le famiglie, senza un miglioramento tangibile della qualità del servizio.
Problema politico
Il problema non è solo organizzativo, ma anche politico. La soluzione a una crisi sistemica non può essere una strategia emergenziale o, peggio, la cessione di responsabilità ai privati. È necessario un ripensamento profondo del modello sanitario regionale, che metta al centro il rafforzamento del pubblico e la valorizzazione del personale sanitario, anziché una logica di mercato che rischia di accentuare le disuguaglianze.
E nemmeno è accettabile, come ha in più occasioni denunciato il gruppo del Partito Democratico alla Pisana, lanciare fumogeni per alzare cortine di fumo sulle vere emergenze sbandierando progetti, come quello sul nuovo Policlinico che dovrebbe essere realizzato in quattro anni ma che a oggi rimane avvolto nella nebbia.
Banco di prova
Il Giubileo rappresenta un banco di prova per la sanità del Lazio e, più in generale, per la politica sanitaria della giunta Rocca. Senza interventi strutturali e una visione di lungo periodo, il rischio è di trasformare un evento straordinario in una crisi straordinaria. Il Lazio merita una sanità pubblica all’altezza, in grado di garantire assistenza di qualità per tutti, indipendentemente dall’evento o dall’urgenza.