“La risorsa geotermica e l’utilizzo che se ne potrebbe fare per ridurre il costo delle bollette elettriche e dei riscaldamenti, per imprese e famiglie, e delle emissioni di CO2, è ormai opinione di tutta la politica. Nel 2010 suggerii al Governo Berlusconi l’idea degli impianti a zero emissioni, utilizzando i campi geotermici già esplorati, malgrado ciò, in 14 anni non é stato prodotto nessun kwe fuori dalla Regione Toscana.” Lo ha affermato l’amministratore delegato di Geotermia Italia, Diego Righini, in occasione del convegno “La geotermia nella transizione energetica italiana”, in corso a Roma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato della Repubblica) e promosso su iniziativa del Senatore Antonio Salvatore Trevisi.
“I Governi, e le aziende partecipate dal Ministero dell’economia, hanno investito tutto sulla dipendenza dal gas di importazione, sottoponendoci oggi a oscillazioni di prezzo al rialzo ad ogni crisi geopolitica, evidenziando la debolezza e la dipendenza dell’Italia sulla risorsa strategica energia”, ha detto Dieto Righini, “Il Governo Meloni e il Ministro Pichetto Fratin non hanno inserito nel PNRR e nel RePowerUE nessun progetto di produzione di energia geotermica, neanche per le scuole, gli ospedali o per le sedi pubbliche, lasciando la risorsa anche ai margini delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Nel 2025 serve passare dalla teoria all’azione, nominando, a questo punto di crisi per il costo dell’energia, un Commissario straordinario per la geotermia. Considerando che il granchio blu e altre cose insignificanti lo hanno, non dovrebbe essere difficile per un settore strategico come l’energia averlo”.
Secondo l’amministratore delegato di Geotermia Italia i primi tre provvedimenti del Commissario dovranno essere “l’obbligo urbanistico, per ogni nuova costruzione, o per manutenzione straordinaria con detrazioni fiscali, dell’inserimento dell’impianto di geotermia per il sistema di riscaldamento di spazi e acqua dell’edificio; il sussidio equivalente al 50% del costo delle bollette, per ogni cittadino o PMI (massimo 500 utenze per ogni 5 MWe installati), di un Comune con un impianto Geotermoelettrico. Il possessore dell’impianto verserà il sussidio al fornitore dell’energia delle utenze comunali indicate; il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica condivide, come ha fatto in passato con ENI e ENEL, il rischio minerario di un progetto geotermoelettrico o geotermico, con un contributo a fondo perduto del 50% delle spese di realizzazione di ogni singolo pozzo di profondità superiore i 200 metri. Come imprenditori del settore geotermia non vediamo altre strade possibili di sviluppo senza fatti concreti del Governo”.