27 Febbraio, 2025
spot_imgspot_img

Una storia d’amore per il cinema, una eccellenza del territorio

L’incontro non poteva avere inizio migliore: all’arrivo al cinema “Palma”, di Trevignano Romano, a termine mattina, trovo due scuolabus del Comune di Bracciano, su cui alcune classi di ragazzi salgono educatamente dopo avere assistito ad una proiezione in matinée, e fra loro il simpaticissimo Fabio Palma, gestore del cinema, mentre saluta docenti e ragazzi, ricevendo conferma della bontà della proiezione e controllando la sicurezza di tutti. Lodevole la volontà di aprire la mattina il cinema ai giovani, lodevole l’attenzione dei docenti e la preparazione dei ragazzi (a volte questi sono condotti come pecore in giro, senza nemmeno sapere cosa stiano per osservare), lodevole la volontà di promuovere la cultura da parte dei Comuni che mettono gratuitamente a disposizione gli scuolabus per attività formative come le matinée, permettendo ai ragazzi di pagare pochi euro, risparmiando la non indifferente spesa per lo spostamento.

La storia dell’attuale cinema risale alla fine del 1939, quando il nonno di Fabio decise di trasformare la sua falegnameria in una sala cinematografica. Una storia raccontata molto bene nel libro “La Balilla di nonno Fabio” di Corrado Giustiniani (2006 Fefè Editore), dove per “Balilla”, nome inflazionato a quel tempo, si intende quella prima macchina da proiezione acquistata e portata in un paesetto dove allora mancava tutto, ma non la volontà di conoscere e crescere in cultura, una necessità di crescere sentita ed appagata dalla preveggenza imprenditoriale e culturale del nonno di Fabio. Preveggenza e passione fortunatamente condivisa totalmente dal figlio Fernando, papà di Fabio, che proseguì con successo la gestione dal dopoguerra agli anni ’80, ingrandendo con grandi sforzi e fatica gli spazi e diffondendo sempre più l’amore per il cinema.

Attualmente le due sale di proiezione sono al piano terreno di una costruzione che risale agli anni trenta del secolo scorso. La più piccola era inizialmente in grado di ospitare 150 spettatori, ma occorre dire che a quel tempo gli standard di sicurezza e confort non erano quelli attuali. La fine della proiezione era segnalata da uno scampanellio che invitava l’uscita degli spettatori e l’ingresso degli altri per la proiezione successiva. Oggi la sala consente una comodissima visione a 60 spettatori, mentre la più grande ne può ospitare 160. Sulla parete esterna, al di sopra della gigantografia di Mastroianni, in ricordo degli attori che hanno fatto la storia del cinema, sono ancora visibili i perni dai quali, negli anni ’40 del secolo scorso, si facevano scendere gli schermi per le proiezioni serali nelle calde estati estive, all’aperto nella piccola piazzetta.

Con l’arrivo delle TV private, la gestione diviene spesso in perdita fino a costringere alla chiusura del cinema. Qui entra in gioco Fabio che, sostenuto, condiviso e supportato, come sempre avvenuto per tutte le decisioni importanti, dalla moglie Stefania e dall’intera famiglia, piuttosto che lasciare morire definitivamente l’attività, consapevole dell’importanza per la nostra società di dover investire in cultura, nel 1986 trasforma i locali in “Cinéma d’art et d’essai”, fidandosi dell’aiuto dello Stato. Occorre ricordare che compito dello Stato è elevare il livello culturale dei suoi cittadini ed in effetti la Legge prevede delle sovvenzioni per le sale d’essai, cioè quelle sale le cui scelte di cartellone si basano sulla qualità artistica dei film rivolti ad un pubblico colto. Il cinema Palma è quindi divenuto uno di questi e dal 2016 fa anche parte di “EUROPA CINEMAS”, la prima e più importante rete internazionale di sale cinematografiche di qualità. Ma Fabio lamenta che questi fondi sono sempre meno, anche per la scorrettezza di qualcuno. Ad esempio, lo scorso anno, il pluripremiato “C’è ancora domani”, e quest’anno il bellissimo “Diamanti”, sono stati destinati dalla commissione di controllo al circuito d’essai, ma sono stati proiettati per moltissimi giorni in tantissime sale non dedicate, che però hanno ricevuto parte della somma di supporto statale, che si è così parcellizzata in piccoli rivoli, riducendo praticamente a zero i finanziamenti per quei circuiti che non mirano al guadagno, ma alla diffusione della cultura e che sopravvivono solo grazie a questi aiuti.

Poiché si tratta di fondi diretti ai produttori, Fabio non fa cenno al blocco della “Legge Franceschini”, il cui stop da parte dell’ex Ministro Sangiuliano sta mettendo in ginocchio l’indotto della cinematografia italiana, ma lancia una stoccata contro la proposta di Legge della Regione Lazio, solo in parte ritrattata a seguito della petizione di star del cinema mondiale, che permetterà il cambio di destinazione d’uso delle sale esistenti, preziosi “luoghi per la gente” come le definisce l’archistar Renzo Piano che ha lanciato la petizione. Con questa legge regionale, le sale cinematografiche chiuderanno per essere trasformate in centri commerciali, più appetibili economicamente. Ora è ovvio che da un punto di vista imprenditoriale non c’è nulla da eccepire, ma le conseguenze dal punto di vista culturale saranno disastrose perché si innescherà un circolo vizioso in cui, alla carenza di sale, conseguirà la riduzione di investimenti nella produzione cinematografica italiana. A peggiorare la situazione nelle piccole realtà, come i nostri paesi del lago o viciniori, le famiglie non avranno più un accesso agevole ad una proiezione, dovendo recarsi a Roma con l’aggiuntiva spesa del viaggio. Non molto di male, se non fosse che alla fine, a decidere quali film realizzare, saranno i pochi produttori rimasti e la libertà di espressione sarà troncata dalla impossibilità di esprimersi per mancanza di fondi. Certamente la libertà imprenditoriale va salvaguardata e si comprendono le norme di liberalizzazione delle TV private o della chiusura delle sale, ma non bisogna dimenticare che anche le esigenze, magari inespresse, della popolazione vanno protette, soprattutto se si ha una visione lungimirante di miglioramento e di accrescimento culturale. Fra queste la possibilità di avere accesso a tutte le forme di cultura, fra cui l’espressione cinematografica, è imprescindibile. Questo supporto alla cultura può essere fornito solo da chi non mira ai guadagni, ma alla crescita culturale, come Fabio e la sua famiglia, ma in primis tocca proprio allo Stato.

In questa visione è rientrata la scelta della famiglia Palma: trasformare il loro gioiello in un cinema d’essai, che ha in programmazione pellicole d’avanguardia, film impegnati e anche opere in lingua originale. Questi ultimi sono una ulteriore scommessa contro chi afferma non abbiano pubblico. Invece la scelta appare vincente perché i film in lingua originale sono apprezzati da giovani studenti (che apprendono la lingua divertendosi), da genitori (che possono ascoltare le voci originali di attori e attrici), da stranieri (che possono sentirsi a casa per un paio d’ore). Non dimentichiamo che uno dei motivi per i quali gli stranieri parlano benissimo l’inglese è che all’estero non ci sono gli straordinari doppiatori che abbiamo in Italia ed i film vengono visti solo in lingua.

Insomma, dopo la chiusura del 1985, quando un utilizzo diverso dei locali avrebbero potuto far fare cassa a Fabio, questi decise di riaprire con la scelta ben precisa di puntare alla qualità. Scelta che è stata vincente perché le proiezioni si sono rivolte ad un pubblico di spettatori colti, che sono silenti, ma presenti ovunque. Un pubblico che non è travolto da facili mode o fatue sirene, ma per il quale assistere ad una proiezione nel cinema è prioritario addirittura rispetto al festival di Sanremo o le partite della nazionale. Oggi il numero di tesserati al Palma è superiore a quello di qualsiasi partito politico cittadino e la presenza del cinema è uno dei punti di forza di Trevignano Romano. La sua presenza attira spettatori che, dopo la proiezione, approfittano dei punti di ristoro della cittadina aiutando il movimento della economia.

Le basi poste quasi 100 anni fa dal nonno di Fabio, fortunatamente per noi e per la cultura, restano forti ed il cinema continua a vivere anche con l’attività del figlio Francesco e della nuora Milagros che, grazie alla conoscenza delle lingue, hanno allargato i contatti all’Europa, per una costanza nella qualità, in continua evoluzione, come l’apertura della “arena Palma”, luogo fatato, posto a metà colle dominante il lago, immediatamente sotto i ruderi della rocca degli Orsini. L’attenzione è anche rivolta i nuovi mezzi di comunicazione. Fabio fa notare ridendo che una eventuale variazione di programmazione pubblicata su carta non viene notata da nessuno, ma se indicata sui social raggiunge l’80% degli spettatori.

La volontà del buon Fabio è realizzare qualcosa che sia utile alla comunità: far vivere una pregevole perla nella accogliente cittadina di Trevignano, far evolvere la sala cinematografica rendendola un vero e proprio presidio culturale, punto di incontro soprattutto per i giovani. L’idea che persegue Fabio non l’utile, ma la volontà di lasciare dietro di sé qualcosa di bello, qualcosa che aiuti la crescita dei giovani e la diffusione della cultura. Pur non avendone necessità, continua, con la sua famiglia, a gestire e curare il cinema per avere quel ritorno morale, foriero di serenità e allegria e nel contempo offrire anche un posto di lavoro, a tempo pieno, ad altre 5 persone, appassionate come lui. Per questo le iniziative non si limitano alle sole proiezioni e proprio il figlio Francesco e la sua dolcissima moglie Milagros mettono in atto tantissime altre iniziative di promozione della cultura cinematografica, come, ad esempio, il coinvolgimento dei giovani del liceo “Vian”, sotto la supervisione del prof. Mario Centola, come giurati per l’assegnazione dei “David” di Donatello arricchendo l’attività con incontri con autori, attori e registi.

A nostro parere, i finanziamenti ai cinema d’essai sono importantissimi e vanno sostenuti, perché l’offerta di palinsesto che gestiscono fa sì che non ci sia un appiattimento culturale, come potrebbe avvenire con il mainstream. I finanziamenti a produzioni e sale servono a dare respiro alle piccole produzioni, opere prime di registi e registe, film internazionali, documentari su temi scottanti che nessuna piattaforma o cinema più grande comprerebbe mai e che quindi noi spettatori non avremmo modo di vedere e non potremmo discuterne e riflettere. Le scelte dell’attuale governo andrebbero corrette in quanto elargisce fondi per la produzione in modo inappropriato, minando il lavoro delle piccole produzioni indipendenti, che sono spesso quelle che portano in sala film d’essai. Ma una riflessione più profonda andrebbe fatta riguardo l’affluenza delle persone nelle sale cinematografiche e le motivazioni che spingono o meno le persone a guardare un film in sala piuttosto che a casa. Senza aiuti, i biglietti costano molto e le persone devono discriminare fra cosa valga la pena guardare subito, sul grande schermo, e cosa invece osservare su qualche piattaforma. Con maggiori fondi per le sale cinematografiche, queste potrebbero permettersi almeno un giorno a settimana di abbassamento del costo del biglietto (che fortunatamente Fabio tiene ben al di sotto delle sale romane). Vedere un film in sala, porta ad un dibattito critico immediato in cui si crea un senso di comunità, che si perde guardando un film, da soli, sul pc dal letto o dal divano. In effetti occorre considerare che la chiusura delle sale non corrisponde necessariamente alla carenza di fondi elargiti alle produzioni, proprio perché le produzioni ormai non guadagnano più dalle sale, ma dalle piattaforme. Basti considerare cosa sia accaduto durante la pandemia: nell’immediato non si poteva andare al cinema, ma le produzioni hanno continuato a produrre perché le piattaforme avevano bisogno di una maggiore offerta. Ma attenzione: le decisioni delle piattaforme si basano attraverso algoritmi basati sul gusto medio nazionale o sovranazionale, decidendo cosa valga la pena comprare dalle produzioni e cosa no, mentre dietro ogni sala cinematografica c’è una persona, come Fabio, che vive con gli spettatori e sa differenziare l’offerta con il gusto della piccola comunità e non con l’appiattimento dell’offerta alla media di una intera popolazione mondiale.

Concludendo, il cinema Palma ha fatto la storia a Trevignano Romano ed è senza dubbio una eccellenza del territorio, evolvendosi nel tempo per sopravvivere alle traversie grazie alla forza di volontà di un imprenditore, moderno mecenate, che al di sopra dei guadagni, pone il servizio alla cittadinanza.
Riccardo Agresti

Ultimi articoli