25 Dicembre, 2024
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Esplorando Roma: la Domus Augustea

 

Camminando lungo via del Corso si staglia alla fine della strada lo splendido monumento dell’Altare della Patria, mentre proseguendo lungo via dei Fori Imperiali ci ritroviamo a camminare immersi tra elementi rinascimentali e antichi fino ad arrivare al Colosseo e all’arco di Costantino. Ma la nostra meta la Domus Augustea, che sorge rialzata sopra la cosiddetta casa di Ottaviano, contraddistinta per la sua semplicità e la mancanza di lusso e marmi, ma questo non deve stupire dato l’animo semplice di questo imperatore, che amava addirittura mangiare in cucina tra gli schiavi.

La casa di Augusto sorge comunque fra due strutture importantissime per la storia romana: il Lupercale, luogo in cui secondo la leggenda la lupa allattò i gemelli Romolo e Remo, e le capanne Romulee, le più antiche abitazioni della Città Eterna, che secondo la tradizione antica sono le abitazioni dei due gemelli. Augusto sottolinea così non solo la sua importanza, ma anche la sua discendenza quella appunto della dea Venere; egli fu il più amato fra tutti gli imperatori, per la discendenza Giulia e per tutte le opere che nei trent’anni in cui fu al potere riuscì a compiere.

All’interno della domus un tempo nei pavimenti avremmo scorto una varietà di marmi policromi, ma le intemperie e i saccheggi hanno portato questi ha scomparire, ciò che invece resta ben visibile sono gli affreschi, tra cui i due più famosi quello della Stanza delle Maschere e quello situato all’interno del suo studio privato, tramite cui si poteva accedere solo attraverso una scala interna da cui poteva passare solo lui e ritirarsi nella sua “Siracusa”, terminologia con cui lui amava definire il suo studio.

Entrambi gli affreschi appartengono a quello che viene definito dagli studiosi il secondo stile pompeiano. Cioè uno stile non piatto o privo di prospettiva, ma prospettico e già costituito dalla tecnica del finto illusionista pittorico (ovvero il momento in cui fissando un muro da lontano ci sembra di scorgere una colonna o un’altra stanza, che avvicinandosi tendono però ad appiattirsi). Tecnica che verrà riscoperta solo nel periodo rinascimentale. Solo un aneddoto che farà capire quanto Augusto fosse amato dal popolo. Svetonio narra di un incendio che bruciò la sua dimora e che il tutto popolo volle contribuire a proprie spese alla ricostruzione della sua abitazione.

Gloria Donati

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