26 Novembre, 2024
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Ladispoli, l’aula didattica dell’IS “Giuseppe Di Vittorio” sulla rivista Archidiap

 

L’Aula Didattica esterna dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” nelle pagine della prestigiosa Rivista di Architettura on-line ArchiDiAP.

Un mix di utopia, creatività e manualità da mettere in campo per riprendere possesso degli spazi pubblici. E’ la battaglia rivoluzionaria di chi ha deciso che progettare e “autocostruire” la propria città è possibile, cominciando, perché no, dalla scuola che si frequenta. Per architetti e specialisti del settore non è una novità: di “autocostruzione” si parla da diversi anni.

Ma per gli studenti dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” (Indirizzo C.A.T.) fu una graditissima sorpresa, qualche anno fa scoprire che, in fondo, passare dalla teoria alla pratica era molto semplice: bastava scendere le scale della scuola, uscire all’aria aperta, raggiungere il cortile dell’edificio e, progetto in pugno, cominciare a dare forma ai propri sogni.

“Nacque così – racconta la Prof.ssa Luciana Polverino, Docente di Costruzioni e Disegno Tecnico dell’Istituto Superiore “Giuseppe di Vittorio” – l’idea di accogliere l’invito di due straordinari architetti, Irene Ausiello e Francesco Fabbrovich, e cominciare con loro a realizzare quella che noi tutti chiamiamo familiarmente l’A.D.A.0 (un’ Aula Didattica in autocostruzione ad impatto zero)”.

“Erano gli ultimi mesi dell’anno scolastico 2009/2010, si avvicinava l’estate, ma l’entusiasmo era alle stelle e gli studenti lavorarono instancabilmente sotto la guida dei due capicantiere per veder nascere il prima possibile la loro aula ideale. Il progetto sperimentale venne finanziato dall’Amministrazione Comunale di Ladispoli. A seguire i lavori, passo dopo passo, furono i nostri docenti Paola Cola e Dagore Ristorini. L’opera fu portata a termine in quattro settimane. Dopo appena tre anni, nel 2013, venne premiata alla Triennale di Architettura di Sofia. E alla fine del 2016, la prestigiosa rivista di Architettura ArchidiAP ha deciso di dedicarci un ampio spazio, documentando nei dettagli il lavoro svolto”.

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Una struttura flessibile e temporanea di 26 mq in legno e vetro, costruita a secco e concepita per contenere le dispersioni termiche. A descrivere i criteri progettuali (rigorosamente ispirati ad un basso impatto ecologico) e ad entrare nei tecnicismi architettonici sono gli stessi autori del progetto, nella relazione tecnica: innanzi tutto “la bioclimatica (sfruttamento del riscaldamento e raffrescamento passivi), il risparmio energetico (non solo in termini di energia, ma anche di scelta dei materiali con impatto energetico ed ambientale), il risparmio della risorsa idrica (recupero  delle acque piovane e nessuna impermeabilizzazione del suolo), la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (fotovoltaico), il comfort termoigrometrico e acustico, la facilità di messa in opera compatibile con l’autocostruzione, l’utilizzo di materiali riciclati (dove possibile), naturali (legno, paglia, terra cruda) e provenienti dalla zona (per ridurre i costi di trasporto), la possibilità di auto-manutenzione, la riproducibilità”.

Il disegno è essenziale: due moduli di forma quadrata larghi 3,90 metri. La sola climatizzazione passiva è in grado di assicurare una temperatura interna costante di circa 18° in inverno e 26° in estate. Il tutto nel pieno rispetto di quei principi di armonia ed ecosostenibilità di cui Wright e Le Corbusier furono i più autorevoli sostenitori.

“Siamo orgogliosi del fatto che una prestigiosa Rivista di Architettura abbia voluto dedicarci uno spazio così importante. Le attività realizzate dagli studenti del “Di Vittorio” di Ladispoli destano ancora interesse per la loro validità didattica e formativa – ha dichiarato la Prof.ssa Polverino – Abbiamo voluto giocare con lo spazio, la materia e la luce e insegnare ai nostri studenti i valori più importanti dell’architettura e del suo rapporto con la natura. A distanza di sette anni, gli allievi continuano ad entrare nell’Aula, a studiarla e a “viverla” come si trattasse di una seconda casa, quella in cui si apprende la bellezza del conoscere. L’ “A.D.A.0”, come ci piace chiamarla, rappresenta, ormai, un elemento familiare ed insostituibile del complesso edilizio scolastico, un luogo al contempo esteriore ed interiore. E per chi ama apprendere ed insegnare ad apprendere, la dimostrazione concreta che realizzare i propri sogni è possibile”.

 

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