Abbiamo cercato di delineare come Associazione Culturale “L”Agone Nuovo”, per sommi capi, alcuni aspetti qualificanti dello sviluppo durevole, come noi lo intendiamo. Ci auguriamo di poter avviare una lunga e rapida riflessione più larga, e anche approfondita, nella certezza che occorre “conoscere per deliberare” e in tempi rapidi.Abbiamo cercato di delineare come Associazione Culturale “L”Agone Nuovo”, per sommi capi, alcuni aspetti qualificanti dello sviluppo durevole, come noi lo intendiamo. Ci auguriamo di poter avviare una lunga e rapida riflessione più larga, e anche approfondita, nella certezza che occorre “conoscere per deliberare” e in tempi rapidi.Stiamo vivendo in una fase storica estremamente complessa e piena di contraddizioni che mette a rischio la qualità della vita, la salute e la stessa sopravvivenza di un numero enorme di donne e uomini. Si presentano contemporaneamente tre tipi di emergenze globali:
a) gli sconvolgimenti climatici dovuti alle emissioni di gas, principalmente anidride carbonica, generati dalle attività antropiche;
b) la crisi economica, figlia dell’esplosione delle grandi speculazioni finanziarie a scapito degli investimenti produttivi;
c) le disuguaglianze sempre più acute fra le nazioni più ricche e quelle più povere. Tutto questo sta generando guerre, terrorismo, e un flusso migratorio di dimensioni bibliche.
Anche il nostro Paese è attraversato da una crisi senza precedenti, insieme economica ma anche di valori e di credibilità della “politica”, ed è sempre più attuale l’esigenza di creare nuove condizioni per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione.
E’ una questione che riguarda le politiche del governo nazionale, ma anche le scelte delle amministrazioni locali.Ma quale sviluppo? Su questo intendiamo suscitare la riflessione dei lettori, dei “Partiti” e delle Istituzioni, avvicinandoci ad una fase autunnale e probabilmente di Elezioni Regionali e Politiche, partendo dalla consapevolezza che occorre superare una idea della crescita e dello sviluppo, che ripropone gli stessi schemi ormai fallimentari e una concezione personalistica e arretrata dell’esercizio del mandato politico-amministrativo, che “se si fanno sempre le stesse cose, le cose non cambieranno mai”.
Vogliamo parlare di “sviluppo sostenibile” – termine ormai usato da tutti seppure con significati anche molto diversi – che per noi guarda a un’altra società e un’altra economia fondate sul rispetto dell’ambiente, l’equità sociale, i diritti fondamentali dei cittadini presenti e futuri, sottraendoci alla logica pervasiva del mercato che ha ridotto tutto a merce, natura e persone comprese.
I Comuni possono molto, anche in una fase di gravi difficoltà economiche, come dimostra l’associazione nazionale dei Comuni Virtuosi: una rete di Enti locali “che opera a favore di una armoniosa e sostenibile gestione dei propri Territori, diffondendo verso i cittadini nuove consapevolezze e stili di vita all’insegna della sostenibilità, sperimentando buone pratiche attraverso l’attuazione di progetti concreti, ed economicamente vantaggiosi, legati alla gestione del territorio, all’efficienza e al risparmio energetico, a nuovi stili di vita e alla partecipazione attiva dei cittadini”.
Proponiamo alcuni spunti su aspetti che qualificano i concetti di sviluppo sostenibile.
Partecipazione dei cittadini. E’ un elemento qualificante delle politiche di sviluppo sostenibile; vuol dire consapevolezza, coinvolgimento, e in ultima analisi aiuta chi amministra un Comune a decidere meglio e più rapidamente: i cittadini acquistino maggiore protagonismo nelle fasi di definizione delle decisioni – specialmente quelle locali – e in quelle successive di loro attuazione. Perché non coinvolgerli realmente quando si discutono il bilancio preventivo di un Comune, oppure la realizzazione di infrastrutture e opere importanti, oppure le scelte urbanistiche della città? Perche’ questi temi devono essere destinati a “pochi” ?
GLOBALIZZAZIONE E MERCATO LIBERO
Non ha futuro il mito assolutista e assolutorio del “libero mercato”, che, senza una sorveglianza e un correttivo pubblico, non è affatto l’irrealistico elisir di DulcIamara, ma il caos dei Pistoleri nel Far-west. Negli ultimi trent’anni il Capitalismo Mondiale s’è trasformato, purtroppo, da industriale in finanziario; e di conseguenza ha perso il rapporto dialettico:
1) – con la Classe Media, di cui non ha più bisogno come “flessibile cerniera” tra Patriziato e Plebe, entro la fabbrica, peraltro delocalizzata;
2) con la Classe Operaia, sempre più esigua numericamente e umiliata psicologicamente, per la robotizzazione spinta dei processi produttivi.
Non basta. Dopo la vittoria sul Comunismo sovietico, il Capitalismo Mondiale si crede onnipotente; e ritiene che la propria insana ingordigia possa non avere più limiti. Di conseguenza ha ripudiato la socialdemocrazia kaynesiana e roosveltiana, che consentì all’America di diventare un impero e all’Europa di risollevarsi della ceneri belliche. Se il Capitalismo mondiale non torna coi piedi per terra, rispolverando l’etica di un’equa redistribuzione delle ricchezze, ci avvieremo verso una rivoluzione mondiale d’inaudita violenza, di cui l’attuale flusso biblico d’immigrati euro-asiatici è solo un campanello d’allarme. Come lo furono le prime invasioni barbariche nel IV e V secolo dopo Cristo.
Va invece rinforzata la parte degli interventi immediati a favore dell’area metropolitana. Qualche esempio. L’Impero Romano fu grande e si mantenne in piedi, in virtù d’un sistema logistico che non ebbe uguali. Nessun turismo è possibile senza una ferrovia che colleghi in mezz’ora il centro di Bracciano (meglio se di Manziana) col centro di Roma, con una frequenza non superiore ai 10 minuti. Per far ciò non basta il raddoppio dei binari e la stazione interrata; occorrono anche treni con chiusura automatica delle porte (come per le metropolitane), che riducano le attuali fermate alle stazioni da un minuto abbondante a 20-30 secondi. Per non parlare poi dello stato pietoso della strada che ci collega alla Cassia-bis, lungo la Braccianese e la deviazione per Cesano.
Territorio, lavoro ed economia locale. Sono questioni con cui ci scontriamo da decenni, specialmente nei nostri Comuni che basano sull’edilizia una parte consistente della produzione di posti di lavoro e reddito. Occorre cambiare direzione, difendere gli “spazi demaniali” dalla privatizzazione incombente, valorizzare e difendere le risorse agricole e ambientali favorendo e stimolando una moderna imprenditoria che guardi alla qualità di prodotti e servizi, e alla sostenibilità ambientale come la nostra vera grande opportunità. Abbiamo, inoltre, una grandissima potenzialità costituita da sistemi di economia solidale, gruppi di acquisto (gas) strumento formidabile per valorizzare i prodotti locali.
Occorre puntare veramente al turismo, sfatando il mito che per questo occorre accrescere l’offerta alberghiere. Se vogliamo passare da un turismo “mordi e fuggi di tipo prettamente giornaliero”, se vogliamo che questo territorio sia fruito da turisti per otto mesi all’anno occorre qualificare l’offerta, curare la qualità ed il decoro di centri abitati e campagne, valorizzare le enormi opportunità – oggi totalmente negate – offerte dal parco dei due laghi, organizzare e offrire opportunità e percorsi a quei tantissimi turisti che amano la natura e le escursioni a piedi e in bicicletta, considerare assolutamente prioritario realizzare una rete di sentieri e piste ciclabili, valorizzare gli sport d’acqua non a motore per i quali il nostro lago è particolarmente adatto.
Insomma, lo sviluppo sostenibile è materia dei governi nazionali, e transnazionali, ma anche degli amministratori locali. Ma come possono agire i Comuni senza risorse economiche? Limitando gli sprechi, aumentando efficienza ed organizzazione, e puntando sulle idee.
Le idee non costano, così come la capacità di ideare nuovi progetti per i quali accedere ai fondi europei: ad esempio sono a disposizione somme enormi per progetti di riorganizzazione delle città, la cosiddetta “città intelligente” (smart city), o per innovazioni in agricoltura e nel rapporto città-campagna.
Una risorsa fenomenale è poi offerta dalla opportunità per i Comuni di “mettersi in rete”: pensiamo a quanto si può risparmiare, e quanto potrebbe aumentare la qualità dei servizi offerti ai cittadini, se i Comuni del comprensorio del Lago andando anche verso Civitavecchia e Viterbo si coordinassero per i servizi sociali e della sanità, per il trasporto, per la valorizzazione turistica (esistono in Italia molti esempi più che collaudati, specialmente nelle zone alpine e prealpine), per non parlare della gestione dei rifiuti.
Di fronte a tanti cambiamenti le imprese si mostrano in affanno e la grande distribuzione non fa difetto; solo gli specializzati in grado di colpire target individuali di consumatori ottengono soddisfazioni economiche (la redditività degli specialisti nel largo consumo è 5 volte quella della grande distribuzione “tradizionale”). “Dobbiamo raccogliere la sfida. Innoviamo in termini di prodotto di qualità, innoviamo e investiamo su Ricerca e Scuola. Bisogna riconquistare l’orgoglio e mantenere la leadership in Italia su tante cose che abbiamo perso. Di fronte ai dati economici non favorevoli e in previsione di una imminente Legge di Stabilità chiediamo al Governo da un lato di evitare azioni repressive su consumi comunque in difficoltà (un intervento di aumento dell’Iva sarebbe una catastrofe) e dall’altro di varare con coraggio un insieme di azioni concrete a sostegno dei giovani che diminuiscano l’attuale drammatico divario generazionale. Investire sulle giovani generazioni è un segnale di futuro”.
LAVORO – SCUOLA – FORMAZIONE: RISORSE INDISPENSABILI
La mancanza di lavoro, specialmente per i giovani, è la principale emergenza del nostro Paese. Le cause non sono dovute a fatti contingenti ma derivano da alcune debolezze del nostro sistema economico e sociale, oltre che da fattori esterni legati ai profondi mutamenti dell’economia mondiale.
Come espresso nella nostra carta costituzionale, il lavoro è il principio fondante della dignità umana e –come tale – base di democrazia e libertà. Allo stesso modo, l’istruzione e la formazione sono strumenti indispensabili di crescita e di libertà dell’individuo. E’ per questo che formazione, scuola e lavoro sono settori fortemente interconnessi, soprattutto nello scenario attuale, caratterizzato da una forte spinta innovativa e da sviluppi tecnologici che mettono al centro la competitività, basata sulla competenza.
I vari tentativi di rilanciare l’economia, e con essa le opportunità di lavoro, si sono spesso scontrati con la dura realtà di politiche che hanno guardato al presente e al futuro immediato, senza una strategia di lungo respiro, senza riforme profonde nel segno di una inversione di tendenza rispetto al liberismo sfrenato di un mercato globale ingovernabile e preda dei grossi poteri economici: il profitto di pochi ha contato molto più della vita di quantità enormi di donne e uomini.
Dobbiamo misurarci con un consumismo sempre più insensato e ingiusto, puntando ad uno sviluppo che sia realmente sostenibile, che blocchi lo sperpero delle risorse e difenda i beni comuni; allo stesso tempo dobbiamo, ora, affrontare la competizione globale che si gioca, come mai prima d’ora, sulla conoscenza e quindi, sulle competenze e capacità, per agire al meglio nel campo della ricerca e quindi dell’innovazione.
In questo editoriale desideriamo avviare una riflessione su questi temi, consapevoli della loro complessità che non si esaurisce in un incontro ma mira piuttosto ad avviare un percorso virtuoso di confronto propositivo.
Infine, la città metropolitana. E’ nata con un processo tortuoso e contestato da alcuna; oggi esiste, può essere una grande opportunità oppure tramutarsi in boomerang per i territori della provincia, troppo spesso vista come luogo dove esportare le criticità della capitale: di esempi ne abbiamo tanti, vecchi e nuovi.
L’integrazione fra la grande capitale e la sua variegata area metropolitana – caratterizzata da piccole città paesi e borghi, e da una campagna meravigliosa (è una delle aree più agricole d’Europa) – è un aspetto qualificante dello sviluppo sostenibile. Si tratta di valorizzare e armonizzare le diverse e complementari caratteristiche: Roma, città d’arte e di storia, ma ricca di contraddizioni e criticità non può che giovarsi di una cintura verde a vocazione agricola e turistica di qualità, per i propri cittadini e per una offerta turistica più ampia e articolata; i nostri territori, ricchi di risorse naturali da preservare e valorizzare, potranno offrire ai cittadini, che in moltissimi si rivolgono a Roma per le proprie attività lavorative, un sistema di servizi – a cominciare dal trasporto, istruzione, sanità – di più elevata qualità. E’ una sfida grandissima per gli amministratori dei nostri “piccoli” Comuni, da giocare non in “difensiva” rispetto alla grande metropoli ma alla ricerca della condivisione, coordinamento e, soprattutto, coinvolgimento e partecipazione dei cittadini.
Acqua. E’ la “risorsa primaria” per eccellenza, che deve rimanere pubblico e al di fuori delle logiche di mercato, come sancito dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani nel referendum del 2011. Anche nel Lazio c’è una partita aperta, dovendo il Consiglio Regionale a dare attuazione, da moltissimo tempo, alla legge regionale 5/2014, nata su iniziativa popolare per accogliere i principi referendari, contro la privatizzazione e lo strapotere di ACEA: ci auguriamo che ciò accada subito, anche se i segnali vanno in direzione contraria, coerente con la politica nazionale. E’ necessaria un’azione da parte dei Comuni, seguendo la strada dei “comuni virtuosi” laziali.
Quanto all’Acea, non si dice mai la verità. L’Acea è formalmente del Comune di Roma, che ne detiene la proprietà al 51%, ma che ha scarsa voce in capitolo per le sue debolezze strutturali, non disgiunte dalla corruttibilità “di alcune Dirigenze politico-amministrative”. Nei fatti Acea è un comodo feudo neo-coloniale della potentissima multinazionale francese Suez, che mena la danza col 44% (l’altro 5% è di Caltagirone, “economicamente inferiore alla Multinazionale”). Nel quadro della mentalità “mungitrice” dei Francesi (specie con l’Italia!), la Suez è alla ricerca di lauti dividendi, non di investimenti. Anche per garantire all’attuale Capataz una stratosferica liquidazione, che ha fatto gridare allo scandalo gli stessi Francesi. Suez dovrebbe investire 5 miliardi di euro, per modernizzare la tubazione, che perde il 40% di acqua, il cui costo è ripartito tra gli Utenti. Ma nessuno osa imporglielo, neanche la Regione. Si preferisce prosciugare il nostro Lago. Coi disastri ambientali connessi.
Che Inciviltà! L’abbassamento del livello sta provocando, tra l’altro, la morte di numerose piante, che mandano un fetore insopportabile di ristagno e di decomposizione. Ovunque cartacce e bottiglie vuote, per l’insufficienza dei pochi contenitori, straboccanti peraltro di materiale di risulta. Ci sentiamo umiliati e offesi. La gente scappa e molti sono inorriditi. Né può accoglierci il centro cittadino di Bracciano e/o Anguillara Sabazia, che rigurgitano di becero turismo “mordi e fuggi”, alla ricerca delle varie “sagre”, che si lasciano dietro una scia maleodorante di mondezze, depauperando la città, invece di arricchirla.
Rifiuti. la logica di “rifiuti zero” è parte integrante dello Sviluppo sostenibile: consiste nell’attuare politiche volte a limitare la produzione di rifiuti, e dare priorità al riciclo e riuso, attuando la raccolta differenziata porta a porta spinta. Perché il governo regionale ha sposato la logica governativa di realizzare nuovi inceneritori nel Lazio?
Cambiamenti climatici ed emissione di anidride carbonica. E’ un tema tornato d’attualità con la recente conferenza COP21 sul clima a Parigi che ha riaffermato quanto si sa già da almeno un decennio: se non si riducono nel giro di pochi anni in maniera veramente drastica queste emissioni (generate dall’uso di combustibili fossili: carbone, petrolio e gas naturale) andremo incontro a enormi devastazioni, dovendo sostenere costi per affrontare i danni prodotti molto maggiori di quelli necessari per attuare misure preventive.
Associazione Culturale L’Agone Nuovo
Il Presidente – Giovanni Furgiuele
Anguillara Sabazia, 30 Agosto 2017