A SPASSO PER SUTRI
Siamo circondati dalla bellezza, tanto che spesso ce ne dimentichiamo, o la diamo per scontata.
Per rimediare almeno in parte a questa mancanza sabato scorso sono andata a Sutri, cittadina che dista solo una manciata di chilometri da casa mia e che non visitavo ormai da anni. Vergogna.
Iniziamo col dire che c’è un parcheggio immenso ai piedi del paese e quasi di fronte all’ingresso del Parco dell’Antichissima Città di Sutri, quindi non avete scuse!
Una volta posteggiata la macchina si attraversa la strada et voilà, si paga l’incredibile obolo di 5 euro che da accesso all’intero parco archeologico, con ville, giardini e boschi annessi.
Per prima cosa sono entrata nell’Anfiteatro romano, splendidamente conservato, maestoso eppure rasserenante, grazie alla vegetazione che lo circonda e che lo isola acusticamente. Ho passeggiato nei cunicoli sotterranei e sono salita su una terrazza che lo domina dall’alto, donando una vista che porta a riflettere oltre la semplice constatazione della bellezza del luogo e che ti trascina in un tempo altro, così lontano eppure così vivo.
Dopo essermi riempita gli occhi di tutto quello splendore ho seguito la guida che ci ha portato al Mitreo, o Chiesa della Madonna del Parto, luogo di incredibile fascinazione, in cui gli antichissimi affreschi risaltano pur nel buio in cui sono immersi da secoli.
Usciti dal Mitreo, la guida ci lascia liberi di proseguire e di esplorare come meglio crediamo.
Io salgo e raggiungo Villa Savorelli, che spicca nella semplicità delle sue linee nella cornice del giardino all’italiana che la circonda.
A sinistra della villa sorge una chiesetta, la chiesa della Madonna del Monte, a cui si accede salendo una scalinata a semicerchio e passando uno splendido cancello in ferro battuto. Guardate bene: oltre gli alberi c’è una terrazza da cui si vede lo sperone di tufo su cui sorge Sutri. E alle spalle della chiesa? Lì si trovano i ruderi del castello di Carlo Magno!
Torno indietro e a destra della Villa imbocco il percorso circolare che gira intorno al Bosco Sacro. Ma prima di tornare alle spalle di Villa Savorelli mi fermo all’Affaccio panoramico che mi permette di abbracciare con un solo sguardo l’Anfiteatro al di sotto. Una vista mozzafiato.
La mia gita nel Parco archeologico si conclude qui, ma la giornata è lunga e le bellezze da scoprire qui non sono finite.
Pranzo e mi rimetto in marcia.
Salgo su fino al borgo e mi perdo nei vicoli, tra graziosi bar e minuscole chiese, per non parlare del Museo del Patrimonium, a due passi dalla Porta della città.
Cammino e mi si para davanti il Duomo e la sua pur bellissima facciata non mi prepara allo stupore che mi provoca la magnificenza dei suoi interni. Per tacere dell’emozione complessa provata nell’attraversare i suoi sotterranei.
E cosa c’è di fianco al Duomo? Lui, l’ormai notissimo Museo Doebbing. Che faccio, non entro?
Ma non subito, perché manca qualche minuto all’apertura, così ne approfitto per inerpicarmi su delle scale inquietanti (inquietanti per me che soffro di vertigini), ma che mi permettono di raggiungere la cima del palazzo e qui, attraverso i suoi merli, godermi una vista a 360° del paesaggio che ci circonda e sembra ci abbracci.
Il museo apre le sue porte ai numerosi visitatori e io inizio a vagare per le sue sale. Con l’ascensore salgo al secondo ed ultimo piano e faccio il percorso in discesa, ammirando “L’estasi di San Francesco” dipinta da Tiziano, numerose opere di Antonio Ligabue, “L’Immacolata” dipinta da Scipione Pulzone, gli autoritratti di Fausto Pirandello, l’ipnotica “La charmeuse de serpents” di Henri Rousseau, i ritratti di Ottone Rosai, i potenti disegni di Francis Bacon, l’eleganza delle opere di Renato Guttuso, le conturbanti sculture di Ernesto Lamagna, gli onirici pa(es)saggi del contemporaneo Luca Crocicchi (di fronte ai quali mi sono fermata affascinata) e, per concludere in bellezza, la dolcezza dei ritratti fotografici dei centenari sardi catturati da Carlos Solito.
Ah! All’ingresso non dimenticate di rendere omaggio all’Efebo di Sutri.
La giornata è stata lunga, ma ricca di bellezza e io torno a casa, stanca ma con gli occhi colmi di splendide immagine e più che mai intenzionata a continuare ad esplorare le piccole grandi meraviglie che ci circondano e di cui il nostro territorio è particolarmente generoso.
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Monia Guredda