LA SALUTE DEI CITTADINI INNANZI TUTTO, ACQUA PUBBLICA E POTABILE NELLE CASE
In questo ultimo periodo sono state poste all’attenzione della popolazione alcune iniziative rispetto la distribuzione dell’acqua e dell’uso della chimica in agricoltura.
Da tempo le associazioni ambientaliste, dei consumatori, i medici per l’ambiente si occupano di questi problemi e vedere finalmente che la politica e le istituzioni li hanno posti all’ordine del giorno fa piacere.
Cercheranno di risolverli, lo speriamo, e quindi non possiamo far mancare l’appoggio perché i cittadini ne traggano veramente vantaggio.
Certo ci sarà ancora da chiarire alcuni aspetti che non sono secondari. La salute dei cittadini è a cuore di tutti i soggetti interessati?
A seguito della proposta di estendere la monocoltura della nocciola attorno al lago di Bolsena e alla levata di scudi dei Sindaci, il Prefetto ha preso una buona iniziativa istituendo un tavolo tecnico sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari sulle colture agricole. Alla prima riunione d’insediamento dello stesso siamo stati invitati a partecipare e abbiamo avuto modo di esprimere alcune considerazioni. Tra queste la più importante che vogliamo ricordare riguarda il lago di Vico e i bacini idrici di acque superficiali della Regione e cioè le contraddizione di leggi che vietano e nello stesso tempo favoriscono l’uso di pesticidi.
( Deliberazione n 539 del 2/11/2012 presa in attuazione della DGR n 5817 del 14 dicembre 1999 ).
Non sono mancate in questa riunione voci a favore dell’uso di questi prodotti giustificandoli con la richiesta che l’industria alimentare fa.
Speriamo che da questo tavolo vengano chiarimenti definitivi che possano portare alla proibizione dell’uso della chimica in agricoltura. Lo diciamo perché è proprio dall’utilizzo dei fitosanitari e pesticidi che deriva l’inquinamento delle acque di superficie e di profondità.
Bene hanno fatto i Sindaci che gravitano nei territori attorno al lago di Bolsena ad emettere ordinanze contro la proliferazione della nocciolicoltura che utilizza ampiamente questi prodotti. Bene hanno fatto i sindaci ad emettere ordinanze di regolamentazione dell’uso, sebbene alcune siano ancora non molto rispondenti alle necessità reali, sia per le minime distanze dai corpi idrici, che per le multe irrisorie.
Altra questione importante, il rinnovo del consiglio di amministrazione della Talete e la decisione di commissariare i Comuni ancora non entrati in Talete. Decisone presa nel rispetto della legge, quindi potremmo dire ineccepibile. Decisione presa però in contrasto con la legge n 5 del 2014 approvata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio e ancora non attuata e che avrebbe potuto favorire la nascita di consorzi fra Comuni per la gestione del Servizio idrico integrato.
Importante quindi per l’AICS ambiente, il Comitato acqua potabile e ADUC (associazione dei consumatori) appoggiare la raccolta di firme proposta dal coordinamento per l’acqua pubblica del quale facciamo parte, in considerazione della inadeguatezza della Talete spa e del Referendum per l’acqua pubblica che ha sancito la volontà dei cittadini che non vogliono la gestione dell’acqua fatta dai privati. Importante condividere con comitati e associazioni le iniziative prese: le sconfitte; gli esposti fatti e le cause pendenti per disastro ambientale proposte dalla Procura; la vittoria di cause, da noi promosse, giunte dopo la sentenza della cassazione nuovamente al giudice ordinario che ha confermato che il gestore del servizio idrico deve distribuire acqua potabile, diversamente va pagata il 50% in meno.
La ricapitalizzazione voluta dalla Talete e richiesta ai Comuni, sapendo bene che non sarà possibile per questi farla, sembra una manovra per far entrare maggiormente il privato nella gestione. Manovra inaccettabile per vari motivi: la Talete ha accumulato negli anni passivi incredibili, che si ripercuoteranno sulle bollette, peraltro senza aver assicurato acqua potabile ai cittadini.
La Talete può essere allora in grado di gestire il servizio idrico di tutti paesi della provincia?
Con il nuovo consiglio di amministrazione della Talete, nel tentativo di recuperare crediti, sono stati anche riproposti fatti inaccettabili, quali l’asportazione dei contatori e la chiusura della erogazione dell’acqua agli utenti morosi, senza preavviso certo e senza effettuare distinzione fra le capacità economiche degli stessi.
L’applicazione della legge regionale n 5/2014 è la giusta soluzione del problema, poiché esclude la privatizzazione dell’acqua, dato che saranno i Consiglieri comunali a gestire direttamente il servizio idrico integrato e ne risponderanno giustamente davanti alla popolazione.
Occorre che la politica svolga il ruolo che le compete in particolare rispetto la salute dei cittadini, che indagini epidemiologiche fatte dal dipartimento sanità della Regione Lazio nel territorio viterbese, hanno definito drammatiche.
Occorre risanare il lago di Vico, proibire definitivamente le sostanze inquinanti le acque di superficie e di falda e finalmente dotare le abitazioni di acqua potabile.
E’ fondamentale quindi l’adesione di tutti i cittadini alla raccolta di firme contro la privatizzazione, che tra poco avrà inizio in tutti i Comuni della provincia.