Bracciano. Completato il lavoro di riqualificazione degli ambienti didattici: spazio all’informatica
Dopo un lungo lavoro di riqualificazione degli ambienti didattici, con la realizzazione di spazi altamente innovativi, l’Istituto “Luca Paciolo” è pronto per fornire ai propri ragazzi gli strumenti necessari a sviluppare le nuove competenze richieste da un contesto socio-culturale in rapidissima trasformazione.
L’informatica è infatti il “fil rouge” che collega tanti indirizzi solo apparentemente molto diversi tra loro. Nella sede centrale di via Piave coesistono perfettamente l’Istituto Tecnico Economico con “Sistemi Informativi Aziendali”, noto come “SIA” e il nuovissimo “Liceo Scientifico, opzione scienze applicate”: il primo con un progetto di robotica in collaborazione con Sapienza, Università di Roma, il secondo con un progetto di sviluppo del pensiero computazionale per gli alunni del biennio scientifico, necessario per comprendere il linguaggio di programmazione e sviluppare in futuro programmi di automazione e, quindi, imparare a costruire robot. “Quando mi sono iscritta a questa scuola, che tutti chiamavano “Il Ragioneria”, non avrei mai immaginato di trovarmi con un piccolo gruppo di compagni di classe in un laboratorio dell’Università La Sapienza a costruire un robot – ci dice orgogliosa e visibilmente commossa Gloria Cutini della classe 4^E Sia. – Sono grata alla Preside Chimienti, alla Prof.ssa Annibali, al Prof. Scarcella, perché mi hanno fatto capire che il mio futuro è l’informatica, l’ingegneria elettronica. E’ questo che voglio fare!”.
Chiediamo, quindi, al Prof. Stefano Mura, Vice Preside, docente di matematica, animatore digitale e responsabile del Liceo Scientifico, di spiegarci come intende sviluppare il suo progetto sul pensiero computazionale: – “Si tratta di un’impostazione molto recente della didattica delle scienze matematiche ed informatiche che mira a favorire il procedimento astrattivo nella formazione dello studente in modo tale da portarlo alla ricerca delle proprietà essenziali degli oggetti e delle loro funzioni. Si abituano i ragazzi a dare una rappresentazione astratta dei procedimenti risolutivi del problema e allo sviluppo della risoluzione concreta degli stessi in modo che non siano più soltanto fruitori passivi delle tecnologie digitali, ma che sappiano progettare in PHP e ambienti correlati che possano essere eseguiti validamente ed efficacemente dall’automa, da un robot, appunto. Inoltre, il progetto consente all’allievo di saper stabilire la natura computabile o meno di un problema, utilizzando un numero finito di risorse materiali e immateriali; saper scrivere un algoritmo in linguaggio di progetto attraverso l’uso appropriato delle strutture elementari di controllo, saper tradurre l’algoritmo così formulato in linguaggio di programmazione ad alto livello. Il titolo del progetto è “I T(h)ink Ergo Sum”- Sviluppo del Pensiero Computazionale (problem solving, coding, tinkering, debugging)”. A questo punto chiediamo al Prof. Mura di spiegarci questo strano titolo: “In questo gioco di parole c’è lo zampino della Preside Chimienti, linguista appassionata di filologia germanica – ci confessa il Prof. Mura. La commistione tra inglese e latino non è casuale: segna un passaggio di testimone dalla lingua degli Antichi Romani all’inglese, che l’informatica ha adottato come lingua franca. Cogito (“Io penso”) viene tradotto con I think ma con un’ “h” tra parentesi che c’è e non c’è, a seconda del senso che si vuole dare a questa voce verbale. Il tinkering (senza “h”) è un termine informatico di recentissima acquisizione che significa “pensare con le mani”, un metodo educativo studiato per avvicinare bambini e ragazzi allo studio delle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) in modo pratico, giocando.
Insomma, il titolo di questo progetto supertecnologico suggerisce ciò che questo bel team dell’Istituto Paciolo sta trasmettendo ai suoi studenti. Il latino scompare dal Liceo Scientifico delle Scienze Applicate ma ci ricorda le nostre origini, cedendo il passo, con il massimo rispetto da parte nostra, alla modernità.
Erica Trucchia