3 Dicembre, 2024
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RICONOSCERE COME GIORNALISTICO IL LAVORO DEGLI UFFICI STAMPA PRIVATI E APRIRE LORO LE PORTE DELL’INPGI

INPGI, COMUNICATORI e UFFICI STAMPA PRIVATI

 Da una parte i “comunicatori” che anche con l’odierna conferenza stampa congiunta (Ascai, Cida, Com&Tec, ConfAssociazioni, Ferpi, Una) continuano ad esprimere fortissime perplessità al loro ingresso “forzato” nell’Inpgi.

 Dall’altra gli UFFICI STAMPA PRIVATI, una vastissima platea di giornalisti il cui lavoro, complice un vuoto normativo, non è riconosciuto come giornalistico e che non possono accedere all’Inpgi.

 

E in mezzo?

In mezzo il riconoscimento COME ATTIVITA’ GIORNALISTICA, del lavoro dei giornalisti uffici stampa privati, categoria di cui io, PAOLA SCARSI, faccio parte.

 

Nel settore pubblico quest’attività è riservata agli iscritti all’ordine. Nel privato è affidata al Far West, con tutte le conseguenze legate a fake news, assenza di deontologia, svarioni, errori, comunicazioni inesatte o volutamente falsate: e non si può neppure invocare l’esercizio della professione abusiva.

Tutti oggi possono lavorare come Uffici Stampa privati. Una stortura cui il legislatore deve porre rimedio.

 

Quale Consigliere Nazionale dell’Ordine di Giornalisti nella passata consiliatura, fui prima firmataria (il 17 febbraio 2017) di un ordine del giorno approvato all’unanimità che ripropongo e di cui rivendico ogni punto ancor oggi. “Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti segnala l’assenza di norme per il comparto degli uffici stampa privati. Ciò rende tra l’altro impossibile sanzionare l’abuso della professione che, per gli uffici stampa privati come già avviene per quelli pubblici, dovrebbe essere svolta esclusivamente dagli iscritti all’ordine, con tutte le garanzie di professionalità, rispetto della deontologia e aggiornamento formativo che ciò comporta. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti auspica che il legislatore intervenga per colmare il vuoto normativo sopra evidenziato, a tutela della professione dei propri iscritti e del diritto dei cittadini di essere informati in maniera corretta”.

 

Paola Scarsi

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