22 Novembre, 2024
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L’analisi di Giuseppe Girardi sulla situazione politica ad Anguillara Sabazia

CORAGGIO ANGUILLARA!

Anguillara ha vissuto il periodo più buio degli ultimi decenni; è, fra le città del lago e dell’intero comprensorio, quella che ha subito un continuo regresso: sul piano economico, ma ancor più su quello della coesione sociale, della consapevolezza di essere comunità, della vita di donne e uomini che si sentano cittadini ed elemento cardine della “cosa pubblica”.

E’ calata a livelli preoccupanti la fiducia nelle Istituzioni per responsabilità ingiustificabile di una “classe politica” locale che ha mostrato, seppure con rarissime eccezioni, una plateale assenza di cultura politica ed una disarmante inadeguatezza: sono cresciuti a dismisura lotte intestine fra gruppi e gruppetti di potere, personalismi “paesani” intorno a vecchi e nuovi “capibastone”, è mancata clamorosamente la esplicitazione di una qualsivoglia visione sul futuro di Anguillara.

E’ una regressione che ha interessato in maniera particolarmente evidente quelli che hanno governato la città negli ultimi 4 anni: si erano affermati come una possibile soluzione alla stagnazione politica e morale di Anguillara, passeranno alla storia come esempio fulgido del più clamoroso e fulmineo auto-trasformismo, un misto di ignoranza cosmica e saccenza senza limiti che li ha fatti sprofondare, portandoci tutti con un piede nel baratro.

Non ci meritiamo tutto questo. Anguillara non è diversa dal resto d’Italia: ci sono tante forze vive, tante risorse culturali; di una cultura non costruita sui banchi di scuola o dell’università, ma cresciuta nella vita quotidiana di comitati e associazioni di vario tipo che costituiscono una ricchezza enorme di capacità, fantasia, entusiasmo, altruismo, senso civico, attenzione ai bisogni veri delle persone.

Occorre dare spazio a queste realtà, abbattere i muri costruiti per contenere tutto ciò che si muoveva al di fuori dei partiti: è una occasione unica per Anguillara, e una vera opportunità per quei partiti, ormai ridotti all’ombra di quello che furono i loro antenati o loro stessi, per tornare a svolgere la funzione – fondamentale – loro assegna dalla Costituzione.

Vale per tutti, destra e sinistra, centro destra e centro sinistra: sono loro che devono riorganizzare due campi larghi che si confrontino su programmi chiari incarnati da persone credibili.

Non vogliamo più vedere libri dei sogni, un elenco di tutto ciò che può essere immaginato: questa è demagogia, populismo, presa in giro.

Un programma è fatto di una “visione”, cioè della esplicitazione dell’idea di società che si ha: sullo sviluppo economico, su come si intende la sostenibilità (che non è ambientale, o economica, o sociale: e tutt’e tre insieme; altrimenti ha un altro nome), sui beni comuni, sulla solidarietà, sulla accoglienza, sulla formazione scolastica, sulla cultura, sullo sport (che dovrebbe essere  parte integrante del bagaglio culturale di ciascuno di noi), sui servizi essenziali (sanità, acqua, rifiuti, ..) e sulle modalità della loro gestione (pubblica? privata? mista?), sulla intera organizzazione della città, sul ruolo all’interno di Roma metropolitana.

Ma occorre accanto alla “visione” indicare il “percorso”, le tappe intermedie, gli obiettivi concreti con i tempi di realizzazione, le risorse – ripeto, le risorse: senza ambiguità e senza aggettivi e avverbi tipici della genericità populistica.

E’ difficile? Si, specialmente nelle disastrose condizioni attuali.

Per questo serve una sorte di “amministrazione di unità comunale”? Assolutamente No.

Serve, questo si, un grande spirito di lealtà e rispetto, l’impegno di tutti a collaborare nel nuovo Consiglio comunale in un rapporto chiaro fra maggioranza e opposizione, garantendo che il confronto si sviluppi sul merito delle questioni e non si traduca nella continuazione della campagna elettorale e nella contrapposizione “per principio” fra schieramenti diversi.

E il M5S? Se presenterà una sua lista, auguri! Decideranno cosa fare al secondo turno.

Non servono due “listone civiche con tutti dentro, perché tanto le differenza fra destra e sinistra non esistono più”: le differenze esistono eccome su alcune questioni essenziali, anche se a livello locale decisamente meno, e verranno fuori su gran parte dei temi programmatici che ricordavo prima.

E per il “campo della sinistra e del centro sinistra“? Serve il modello emiliano; certo, c’è una profonda differenza: lì c’era un presidente uscente autorevole e apprezzato, qui no; lì c’è una diversa cultura politica ed una vita sociale molto avanzate, come la generale qualità della vita, qui no.

Se saremo, tutti, capaci di ispirarci a quel metodo, abbattere muri, abbandonare personalismi e ideologismi, guardare all’essenzialità’, allora possiamo farcela. Ma dobbiamo farlo in fretta.

 

4 Marzo 2020                    Giuseppe Girardi

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