19 Luglio, 2024
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Coronavirus, Boccia: ‘L’ordinanza della Calabria contro il governo’

(ANSA) – “All’interno del Governo c’erano due diverse linee sulla Fase due? No, non esistevano due linee diverse”. Così il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, durante la registrazione della puntata di ‘Accordi e Disaccordi’. “Però è anche fisiologico, quando si lavora in gruppo, avere sensibilità diverse – ha detto Boccia -. Poi è chiaro che ci sono ministri che hanno pressioni diverse, però non ci sono state due linee. La somma di queste pressioni ha spesso determinato dei confronti tra di noi, però la saggia prudenza del presidente del Consiglio – ha concluso il ministro – ha tenuto insieme tutti”. “La Calabria è il classico caso di una cosa fatta contro una misura nazionale chiara“. “Il governo ha detto che bar, ristoranti, parrucchieri hanno bisogno di linee guida e hanno bisogno di una valutazione ulteriore che faremo dal 4 al 17 maggio – ha detto Boccia -. Cosa succede se un bar apre e poi si ammala un lavoratore, uno chef, un cameriere?“, ha concluso il ministro.

Se cade il governo perché manca l’appoggio di Matteo Renzi? Non è ipotizzabile ed escludo categoricamente che il Pd possa dare vita ad un altro governo senza il Movimento 5 stelle”.

VENETO – “Le ordinanze introdotte dal Veneto non sono in contrasto con il Dpcm ma vogliono portare un principio di buon senso e rispetto nei confronti del cittadino”. Così Luca Zaia, che aggiunge: “le battaglie legali non portano a nulla. Non facciamo ordinanze per cercare prove muscolari o per buttarla in politica. A me sembra che il ministro Boccia, in rappresentanza del Governo, abbia compreso le nostre volontà; penso che per la quasi totalità delle misure oggetto di ordinanza ci sia la possibilità di dimostrare un allineamento col Dpcm per cui non le ritiriamo”.

“Una delle contestazione – ha spiegato Zaia – è la vendita di abbigliamento per bimbi e quello di fiori e piante ‘open air’ al mercato: non è prevista – ha chiarito -.Ma ho fatto presente che si vendono in fioreria, al garden, nei supermercati. Se la contestazione è questa rispetto alla mole di lavoro che abbiamo fatto – ha concluso – direi che siamo a buon punto”. “Il Veneto può aprir tutto – ha aggiunto -. Ovviamente su base solida di una certificazione che ci dà il Comitato scientifico. Ma noi potremmo, in linea di principio, affrontare qualsiasi tipo di apertura”. Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo cui “il tema è capire se tutti noi entriamo nell’ordine delle idee che non è finita e che stiamo convivendo col virus. La mascherina è una delle condizioni sine qua non per fare questa battaglia”. “Penso che la direzione, sentendo i vari colleghi, – ha detto – andrà verso la riapertura differenziata tra le regioni”

“Abbiamo un piano, che speriamo possa diventare operativo a settembre, che viaggia sui 30 mila tamponi al giorno”. Lo ha annunciato il presidente del Veneto, Luca Zaia il quale ha spiegato che l’ambizione sarebbe farne di più e per questo “è stato deciso di acquistare altre tre macchine oltre a quella già esistente a Padova. Macchine che consentono di fare 9mila tamponi giornalieri che saranno messe negli hub di Treviso, Vicenza e Venezia. Se riuscissimo ad acquistarle, potremmo arrivare a fare 50 mila tamponi al dì”.
“Ora – ha aggiunto – abbiamo una capacità di 11-12 mila tamponi quotidiani”. “Speriamo – ha auspicato – che i parametri siano affrontabili. Questo è un aspetto che ho contestato formalmente al Comitato tecnico-scientifico: si parla tanto dei numeri dei contagiati come parametro: ma se uno non fa tamponi, non ha contagiati. Finisce che il virtuoso viene più penalizzato di quello che non li fa. Ora siamo a circa 350 mila. Non ci sono altre realtà che hanno fatto tanti test come noi. A questo si aggiungono i 700 mila test rapidi che stanno tutti andando fuori come attività di screening preparatoria al tampone”.

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