23 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

Fase 2, ecco i piani per riaprire le scuole giugno: pochi alunni, turni e sanificazione nelle pause.

Due studi evidenziano i nodi della riapertura. Il Politecnico di Torino punta sul dimezzamento degli alunni per classe. Lo studio di #RicostruireItalia, presentato a Colao, ipotizza di riaprire già a giugno, con turni dalle 9 alle 17

Assodato che la scuola non riprenderà a maggio, la domanda che si fanno tutti è: «Ma come e quando?». In attesa della soluzione del ministero dell’Istruzione, politici, esperti, tecnici, sono al lavoro per studiare i piani che potranno garantire l’accesso sicure alle aule per oltre 8 milioni di studenti e 1,2 milioni di operatori, a cui vanno aggiunti i numeri relativi alle scuole paritarie (circa 950mila studenti e 200mila docenti). Continuare a studiare cioè ma senza rischiare una recrudescenza dell’epidemia. Tutti concordano su un punto: che deve essere adottato un protocollo per adeguare tutti gli istituti e fare in modo che gli studenti di ciascun grado di istruzione possano adottare e seguire le stesse indicazioni, evitando il caos. «Scuole aperte, società protetta» è il titolo del piano prodotto dal Politecnico di Torino, che si basa su ingressi e uscite scaglionati a intervalli regolari di tempo, per evitare gli assembramenti, attività all’aperto e teledidattica, dimezzamento del numero di alunni per classi con turnazioni. Anche il piano di Stefano Parisi, elaborato con il Prof. Giuseppe Bertagna, dell’Università degli Studi di Bergamo, e Emmanuele Massagli, Presidente di ADAPT, Università di Modena nell’ambito del Piano Operativo https://ricostruireitalia.it, si basa sulla necessità di dividere gli studenti in piccoli gruppi e dividere le loro attività tra studio in aula, e-learning, altre attività in luoghi di cultura, altre attività all’aperto. Ma vediamo nel dettaglio.

Azzolina: «A settembre si deve tornare, è diritto»

«A settembre si deve tornare a scuola, gli studenti hanno diritto di tornare a scuola» e questo vale anche «per le scuole elementari», ha detto il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina a Skytg24, ribadendo la possibilità di «una didattica mista», in parte in presenza e in parte online a distanza. «Non abbiamo mai parlato di doppi turni» per la ripresa della scuola a settembre, insiste a ministra spiegando che l’ipotesi è quella di dividere le classi: «la metà degli studenti per metà settimana» andrebbe a scuola, poi l’altra metà, e comunque si terrebbero sempre gli studenti che sono a distanza «collegati, così la socialità resta».

Per la ripresa della scuola in Italia è necessario definire un protocollo nazionale, «analogo a quelli redatti per la ripartenza delle attività produttive», rileva il Politecnico in circa 60 pagine che provano a definire le modalità per una ripresa della scuola in sicurezza. Partendo dal presupposto che «la scuola ed i servizi educativi per la prima infanzia sono altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese» si evidenzia come «il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e dei ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità. Esigenze e diritti – si sottolinea – che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini».
A seconda dell’età di bambini e bambine occorrerà fare delle valutazioni specifiche, spiega il Politecnico. Più i bimbi sono piccoli, più è difficile immaginare che riescano ad adottare comportamenti consapevoli di prevenzione, primo tra tutti portare le mascherine: la si potrà rendere obbligatoria solo dalle scuole elementari. Del resto, nota lo studio, sono proprio i più piccoli quelli meno suscettibili al virus, che potrebbero quindi rientrare prima. Per nidi e scuole dell’infanzia occorre comunque contemperare il rapporto educatori/bambini in termini di necessità di cura e accudimento (molto materiali) e quella della sicurezza in termini di salute.
Per i nidi il numero di bimbi per educatrice è il parametro di riferimento. Al nido 0/3 anni il rapporto numerico lattanti/educatrici attualmente è 5 (da 0 a 12 mesi), 6 per i piccoli (da 13 a 24 mesi) 8 per i grandi (da 25 a 36 mesi). Si ipotizza di portare il numero massimo a 5-6 per tutte e tre le fasce di età, al fine di tenere meglio sotto controllo non solo i bambini, ma il numero di genitori che ruota attorno a loro. Le sezioni della scuola dell’infanzia attualmente sono costituite con un numero minimo di 18 e un massimo di 26 alunni, salvi i casi di presenza di alunni disabili: in questo caso è consigliabile non superare i 10 bambini per gruppo. Per i più grandi, quindi dalla primaria in su, si prevede il dimezzamento del numero degli allievi per classe, e l’implementazione di un’alternanza della didattica a distanza e in presenza prevedendo «metà gruppo in classe e metà a casa con turnazioni periodiche». La spesa? Per l’ateneo torinese, sono da prevedere : «Costi a carico delle scuole e dei soggetti ed associazioni del territorio per tutti i dispositivi di prevenzione (dai plexiglas alle mascherine) e per la sanificazione; costi a carico degli enti locali per la predisposizione dei locali, delle strutture e degli arredi e per la ristrutturazione di spazi esterni; costi di gestione ed impatto logistico della gestione del personale».

Fonte:Il corriere.it

Ultimi articoli