(Il Fatto Quotidiano) Tra fughe in avanti e richiami all’ordine, continua il braccio di ferro tra Regioni e Governo sulle riaperture anticipate.
Oggi Palazzo Chigi ha respinto la richiesta avanzata di poter alzare le serrande già da lunedì 11 maggio avanzata all’unanimità dalla conferenza delle Regioni. In un documento i governatori chiedono di “riaprire il commercio al dettaglio e dal 17 – quando scadrà il dpcm firmato il 26 aprile scorso – di attribuire totalmente alle Regioni la responsabilità di elaborare uncalendario completo di riaperture“. Ma il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia (Pd) ha ribadito la linea già annunciata la scorsa settimana: l’11 maggio verranno esaminati i dati dal ministero della Salute e, in base a quelli, saranno possibili eventuali differenze regionali nelle riaperture, anche in base alle linee guida dell’Inail. Ma solo dal 18 maggio in poi: un compromesso, considerando che inizialmente la data stabilita era fissata al 1 giugno. Su questa linea anche i Comuni, che, rappresentati dal sindaco dem di Bari Antonio Decaro, hanno concordato con l’impostazione del ministro Boccia: rispettare le linee guida nazionali. e richieste delle Regioni – Nell’ordine del giorno della Conferenza, inviato a Palazzo Chigi, i governatori chiedono che “entro il 17 maggio venga adottato un nuovo dpcm con il coinvolgimento delle Regioni per consentire loro di procedere autonomamente”. Nel dpcm del 26 aprile, si legge ancora nell’odg – manca “un cronoprogramma relativo alle numerose attività ancora sospese o chiuse”. Una sospensione prolungata delle attività non contemplate nel decreto, scrivono, “mette fortemente a rischio la sopravvivenza di migliaia di attività economiche, determinanti per la tenuta del tessuto sociale del Paese”. Tutto ciò nonostante i dati epidemiologici – sottolinea il documento – siano “in costante diminuzione in tutto il territorio nazionale”. A sostegno della loro richiesta, i governatori hanno poi sottolineato come siano già stati “già sottoscritti i protocolli per l’individuazione delle misure di sicurezza con le parti sociali a tutela dei lavoratori”. Precisazione che, secondo Boccia, non cambia la sostanza delle cose perché il Comitato tecnico scientifico – di cui fa parte l’Inail – sta ancora lavorando proprio alle regole per
La risposta del ministro Boccia – Il ‘no’ dell’esecutivo arriva dal ministero degli Affari Regionali, che ribadisce la linea tracciata già la settimana scorsa durante la videoconferenza con i governatori: “scelte differenziate” tra le Regioni solo a partire dal 18 maggio, seguendo il principio secondo cui “contagi giù uguale più aperture e viceversa”. Posizione condivisa anche dal presidente del Consiglio Conte, che aveva ripetuto di essere al “lavoro” per possibili “riaperture anticipate” se la curva epidemiologica avesse continuato a scendere. Questo compromesso confermato oggi, con l’ulteriore variabile dei dati sui contagi, che verranno esaminati la prossima settimana da Iss e ministero della Salute. Con il governo si schierano i Comuni, come ha confermato oggi l’Anci: i sindaci rinunciano alle loro prerogative per seguire le linee guida nazionali contenute nel dpcm del 26 aprile.