14 Agosto, 2024
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I ribelli di Mondello tra bagni e balli di gruppo: “Da noi il virus non c’è”

PALERMO – Un selfie con la mascherina davanti al mare da Caraibi è d’obbligo. Giusto per raccontarlo poi sui social questo sabato di mare così diverso ma alla fine così uguale a sempre.

È un attimo, la mascherina finisce in fondo allo zaino, catene a bici e motorini e via alla conquista dello spiaggia: si stendono i teli matrimoniali dove ci si sta anche in quattro, si piazzano su le casse, si tirano fuori palloni e racchettoni. C’è da darsi la crema, quella sì, perché delle scottature del primo sole senza una nuvola, a 25 gradi a mezzogiorno con una brezza che tradisce, hanno paura, del Covid proprio no.

Rita, 19 anni, dà la sveglia alle sue cinque amiche. Pronte al primo ballo di gruppo della giornata, si ancheggia sulle note di “Bella ciao” versione rap con un occhio malizioso al gruppo di ragazzotti, tutti muscoli e tatuaggi, impegnati qualche metro più in là in una serie di corpo a corpo dietro un Supersantos nuovo fiammante. Sayed, l’afghano, mascherina e guanti, che sta con la sua fila di palloni attaccati agli alberi, ci dice: “Ne ho venduti dodici stamattina. Sono venuto perché mi hanno detto che ieri la spiaggia era piena di gente. Pensavo fosse vietato”.

E invece no. Altro che ombrelloni a tre metri e distanziamento sociale. Mondello come i Navigli e il sindaco Leoluca Orlando, come Beppe Sala, minaccia: “Comportamenti gravissimi. Se, come sembra, non c’è responsabilità, sarà necessario già nelle prossime ore un provvedimento drastico di inibizione dell’accesso alle aree pubbliche prese d’assalto”.

Quelli che ballano, giocano a calcio e a racchettoni, limonano appassionatamente rischiano di far chiudere la spiaggia. “Il mare è qua che ci chiama. Stiamo al sole, in acqua. Che facciamo di male? E poi qua a Palermo virus non ne gira. Io non conosco nessuno che se l’è preso”. La mette così Angelo, 26 anni, prima di calciare il pallone in acqua e correre a tuffarsi in acqua facendo a gara con i suoi amici: sono una decina, corrono fianco a fianco, si spingono, urlano, sollevano nuvole di sabbia e schizzi d’acqua che arrivano sul visetto di Lucia e Silvia, 2 e 4 anni, al primo bagno della stagione con il nonno. Perché la spiaggia è anche loro: di nonni e nipoti ritrovati che si abbracciano e si tengono per mano tra castelli di sabbia, secchielli e palette. Matteo Belvedere ha 72 anni e anche lui non sembra molto preoccuparsi di tenere le distanze: ” Sono due mesi che non vedo le bambine, ma adesso che si può uscire non credo proprio che ci sia alcun pericolo a che io me le porti in spiaggia”.

Che poi sull’arenile sarebbe proprio vietato stare anche solo per prendere la tintarella qui sembra non saperlo nessuno. Si guardano attorno, vedono centinaia di persone che fanno altrettanto. E quindi si può. “Prima non si poteva – cerca di spiegarci con sicurezza – Giuseppe, studente prossimo alla maturità – prima venivano gli elicotteri a controllare dall’alto e se trovavano anche solo una persona in spiaggia la facevano scappare abbassandosi. Ora mai nessuno è venuto a mandare via la gente. E il commissariato è là, non è che non ci vedono”. Inutile provare a convincere questi ragazzi che a mare ancora è consentito venire solo per nuotare e poi andare via, o surf, canoa, vela. Sport, insomma, non vacanza. Non panino e birra, spritz e patatine portate da casa. Il commissariato di polizia si affaccia proprio sulla spiaggia, due volanti ferme nella piazza di Valdesi, quasi un monito a chi arriva dalla città, non fermano nessuno. Due carabinieri in moto guardano e vanno via.

Danilo e Stefania si intrecciano stesi sul loro telo quadrato, le bocche non si staccano mai. Quando riemergono dalla loro intimità ritrovata ironizzano: “Siamo fidanzati, come si dice? Congiunti. Possiamo…”. Sì certo, vaglielo a dire che il decreto firmato dal premier prevede che gli incontri tra congiunti si svolgano con mascherina e a distanza.

Qualcuno arrivato con buone intenzioni c’è. Maria si è fatta i suoi sette chilometri in bici dalla città, si è cercata un angolino ed è stesa da sola a leggere un libro. Altre tre signore hanno piazzato i teli ad almeno due metri di distanza e cercano di conversare alzando la voce. Tanti genitori con bimbi, qualcuno con la mascherina ancora in viso. Ma anche chi rispetta le distanze non sembra preoccupato del possibile contatto con altri. Il mare negli occhi è un richiamo irresistibile da queste parti, più forte dell’ansia da coronavirus che finisce in fondo allo zaino insieme alla mascherina.

(La Repubblica)

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