A causa del Covid 19 si prevede un calo complessivo della domanda di energia del 5% nel 2020, con Usa e Ue le aree più colpite. Il livello di CO2 cala, ma si rischia un rimbalzo dopo la crisi. Birol: investire nelle fonti pulite.
“La pandemia rappresenta il più grande shock per il sistema energetico globale in oltre sette decenni, con il calo della domanda destinato a superare di gran lunga quello della crisi finanziaria del 2008, provocando una caduta record delle emissioni di quasi 8%”. Il nuovo rapporto “Global energy review 2020” pubblicato dall’International energy agency (Iea), fornisce una visione quasi in tempo reale dell’impatto del Covid-19 sulle principali risorse energetiche, dedicando anche una sezione specifica alle previsioni di consumi di energia ed emissioni per la parte restante del 2020.
“Questo è uno shock storico per l’intero mondo dell’energia. Il calo della domanda per quasi tutti i principali combustibili è sconcertante, soprattutto per quanto riguarda carbone, petrolio e gas. Solo le rinnovabili stanno resistendo durante il crollo”, ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea, presentando il Rapporto. “È ancora troppo presto per determinare gli impatti a lungo termine, ma l’industria energetica che emerge da questa crisi sarà significativamente diversa da quella precedente”.
Il Rapporto prevede infatti che la domanda di energia diminuirà del 6% nel 2020, registrando un declino sette volte maggiore rispetto a quello della crisi finanziaria del 2008. “È come aver perso l’intera domanda energetica dell’India, il terzo consumatore di energia al mondo” si legge nel documento. L’Agenzia prevede che le economie avanzate registreranno i cali più significativi, con la domanda destinata a scendere del 9% negli Stati Uniti e dell’11% nell’Unione europea. L’impatto della crisi sulla domanda di energia dipende in grande misura dalla durata e dalla severità delle misure di blocco: ad esempio, l’Iea ha calcolato che ogni mese di blocco a livello globale (sui livelli osservati all’inizio di aprile) riduce la domanda annuale di energia dell’1,5% circa.
I cambiamenti nell’uso dell’elettricità durante i blocchi hanno comportato un calo significativo della domanda complessiva, riducendola nei periodi più acuti del 20%. La domanda di elettricità, lungo tutto l’arco del 2020, è destinata dunque a diminuire del 5%, il calo più importante dalla Grande Depressione negli anni ’30.
Allo stesso tempo, le misure di blocco stanno guidando un importante spostamento verso fonti di elettricità a basse emissioni di carbonio tra cui eolico, fotovoltaico, idroelettrico e nucleare. Dopo aver superato il carbone per la prima volta nel 2019, quest’anno le fonti a basse emissioni estenderanno il loro vantaggio raggiungendo il 40% della produzione globale di elettricità, con sei punti percentuali in più rispetto al carbone. La generazione di elettricità da energia eolica e fotovoltaica continua ad aumentare nel 2020, grazie a nuovi progetti completati tra fine 2019 e inizio di quest’anno. “Ma nessuno dovrebbe dare nulla di tutto questo per scontato” ricorda il direttore Iea. “Sono necessari maggiori investimenti e politiche più intelligenti per mantenere sicure le forniture di elettricità”.
La tendenza del mercato energetico sta influenzando profondamente la domanda di elettricità proveniente da carbone e gas naturale, due risorse che si trovano sempre più schiacciate tra la bassa richiesta complessiva e l’aumento della produzione da fonti rinnovabili. Per queste ragioni, la quota combinata di gas e carbone nel mix energetico globale è destinata a scendere del 3% nel 2020, a un livello mai registrato dal 2001.
Il carbone è uno dei settori maggiormente colpiti, con una domanda che dovrebbe scendere dell’8% nel 2020, il più grande declino dalla Seconda guerra mondiale. Dopo il picco del 2018, quest’anno la produzione di energia elettrica a carbone diminuirà di oltre il 10%.
“Le rinnovabili sono dunque destinate a essere l’unica fonte di energia che crescerà nel 2020” afferma il Rapporto. Nonostante la resilienza delle rinnovabili nella generazione di elettricità, la loro crescita dovrebbe essere inferiore rispetto agli anni precedenti (date anche le interruzioni nelle catene di approvvigionamento e costruzione di nuovi impianti), arrivando comunque a un complessivo 5%, dovuto soprattutto all’incremento del settore idroelettrico.
A seguito di queste tendenze – principalmente le diminuzioni nell’uso di carbone e petrolio – le emissioni globali di CO2 legate all’energia dovrebbero diminuire di quasi l’8% nel 2020, raggiungendo il loro livello più basso dal 2010. Questa sarebbe la più grande riduzione delle emissioni mai registrata – superando di quasi sei volte il calo record di 400 milioni di tonnellate nel 2009 derivante dalla crisi finanziaria globale.
“A seguito di morti premature e traumi economici in tutto il mondo, il declino storico delle emissioni globali non è assolutamente rallegrante”, ha affermato il Fatih Birol. “E se le conseguenze della crisi finanziaria del 2008 dovessero verificarsi di nuovo, probabilmente vedremo presto un netto rimbalzo delle emissioni man mano che le condizioni economiche miglioreranno. Ma i governi possono imparare da quell’esperienza mettendo le tecnologie energetiche rinnovabili al centro dei loro piani di ripresa economica. Investire in queste aree può creare posti di lavoro, rendere le economie più competitive, guidando il mondo verso un futuro energetico più resiliente e più pulito”.
Per scaricare il rapporto della IEA clicca qui: https://www.lagone.it/wp-content/uploads/2020/05/IEA_Global_Energy_Review_2020-ART1.pdf
(Asvis)