24 Dicembre, 2024
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La ripresa economica verde e gli errori da non ripetere dopo la Pandemia

Un nuovo studio scritto anche dal premio Nobel Stiglitz identifica una serie di misure di stimolo che potrebbero essere grandi moltiplicatori economici e spostare il mondo verso la traiettoria delle emissioni zero

Le politiche green farebbero ripartire prima e meglio le economie piegate dal virus. A dirlo sono i risultati di uno studio diffuso il 4 maggio che ha coinvolto 231 esperti di banche centrali, ministeri delle Finanze, accademici e think thank di tutto il mondo. Lo studio sarà pubblicato sulla Oxford review of economic policy. A guidarlo, economisti di fama mondiale tra i quali Cameron Hepburn dell’università di Oxford, il premio Nobel Joseph Stiglitz e Nicholas Stern della London school of economics.

Gli autori hanno esaminato circa 700 pacchetti di stimoli fiscali e hanno intervistato esperti internazionali. Poi hanno confrontato i pacchetti green con quelli tradizionali, come le misure adottate dopo la crisi finanziaria del 2008. I dati hanno mostrato che le misure a favore del clima sono più vantaggiose non solo nel rallentare il riscaldamento globale ma anche in termini di impatto economico complessivo. Le politiche green, infatti, creano più posti di lavoro, offrono rendimenti più elevati a breve termine e portano a maggiori risparmi sui costi a lungo termine, rispetto ai tradizionali stimoli fiscali. Oltre a una serie di altri benefici, come la riduzione delle disuguaglianze sociali e sanitarie. Esempi vantaggiosi includono gli investimenti nella produzione di energia rinnovabile, come l’eolico o il solare.

“La riduzione delle emissioni causata dal Covid-19 potrebbe essere di breve durata”, ha dichiarato Hepburn, autore principale dello studio e direttore della Smith school of enterprise and environment, “questo rapporto mostra che possiamo scegliere di ricostruire meglio, mantenendo molti dei recenti miglioramenti che abbiamo visto: aria più pulita, rispetto della natura e riduzione delle emissioni di gas serra”.

Già nel breve termine, la costruzione di infrastrutture per le rinnovabili crea più del doppio di posti di lavoro per dollaro rispetto agli investimenti in combustibili fossili, oltre ad essere meno suscettibile alla delocalizzazione. Ogni milione di dollari di spesa pubblica genera 7,72 posti di lavoro nell’efficienza energetica, 7,49 posti di lavoro nelle energie rinnovabili e solo 2,65 nei combustibili fossili.

Il documento suggerisce ai governi una serie di politiche da adottare in fretta per sollevare le economie, quali la spesa per la ricerca e sviluppo nelle rinnovabili, gli investimenti per la resilienza e la rigenerazione degli ecosistemi, gli investimenti in istruzione e formazione per affrontare la disoccupazione dovuta alla crisi pandemica. Nel frattempo, si osserva che misure che vanno in una direzione diversa, come il salvataggio delle compagnie aeree, risultano meno vantaggiose sia per l’impatto economico che per l’ambiente.

Come osservano gli autori, “l’emergenza climatica è come l’emergenza Covid-19, solo al rallentatore e molto più grave. Entrambi implicano fallimenti del mercato, esternalità, cooperazione internazionale, resilienza del sistema, leadership politica e azioni che si basano sul sostegno pubblico”. Le economie ad alta produttività del futuro, è il ragionamento del pool di esperti, saranno quelle che trarranno il massimo vantaggio dall’intelligenza artificiale e dalle tecnologie della quarta rivoluzione industriale, proteggendo e valorizzando al contempo il capitale naturale: ecosistemi, biodiversità, habitat, aria e acqua pulite, clima stabile.

LO STUDIO DI STIGLITZ

https://www.lagone.it/wp-content/uploads/2020/05/STUDIO-STIGLITZ-ART4.pdf

ABSTRACT

La crisi COVID-19 avrà probabilmente conseguenze drammatiche per i progressi sui cambiamenti climatici. Imminenti pacchetti di risanamento di bilancio potrebbero rafforzare o in parte spostare l’attuale sistema economico ad alta intensità di combustibili fossili. Abbiamo intervistato 231 funzionari della banca centrale, funzionari del ministero delle finanze e altri esperti economici dei paesi del G20 sulle prestazioni relative di 25 importanti archetipi di recupero fiscale su quattro dimensioni: velocità di attuazione, moltiplicatore economico, potenziale di impatto sul clima e desiderabilità generale. Identifichiamo cinque politiche con un alto potenziale sia sul moltiplicatore economico sia sulle metriche relative all’impatto climatico:

  • infrastrutture fisiche pulite,
  • retrofit di efficienza degli edifici,
  • investimenti in istruzione e formazione,
  • investimenti in capitale naturale e
  • ricerca e sviluppo pulita.

Nei paesi a basso e medio reddito (LMIC) la spesa per il sostegno rurale è di particolare valore, mentre una ricerca e sviluppo pulita sono meno importanti. Queste raccomandazioni sono contestualizzate attraverso l’analisi degli impatti a breve termine di COVID-19 sulla riduzione dei gas serra e sui plausibili cambiamenti a medio termine delle abitudini e dei comportamenti di esseri umani e istituzioni.

(Asvis)

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