23 Novembre, 2024
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Silvia Romano è arrivata a casa a Milano: ‘Rispettate questo momento’

“Rispettate questo momento”: sono le uniche parole pronunciate da Silvia Romano al suo rientro a casa a Milano dopo 18 mesi di prigionia, rispondendo a chi le domandava se tornerà in Kenya.

Intanto la Procura di Roma, che indaga sul rapimento della volontaria Silvia Romano, che ha confermato di essersi convertita all’Islam e di chiamarsi Aisha, è in attesa di una risposta dalle autorità somale alle quali è stata inviata una rogatoria per sollecitare la collaborazione nelle indagini. La rogatoria servirà a fare luce sulla prigionia della Romano, durata 18 mesi, e che ha visto la ragazza spostata in quattro covi, tutti in villaggi e raggiunti a piedi.

E’ rimasto nelle mani dei rapitori il diario su cui Silvia Romano descriveva i giorni della sua prigionia in Somalia. In base agli elementi forniti dalla giovane nel corso del colloquio con gli inquirenti, durato oltre 4 ore, la ragazza e’ stata tenuta in ostaggio sempre dallo stesso gruppo terroristico islamista Al Shabaab dopo essere stata ceduta dal commando armato formato da otto persone che l’aveva prelevata in un centro commerciale in Kenia nel novembre del 2018.

“Silvia è una giovane ragazza che ha vissuto 18 mesi da prigioniera. Prima in Kenya. Poi in Somalia. A soli 23 anni. Grazie all’impegno di donne e uomini dello Stato oggi è nuovamente in Italia, tra le braccia della sua famiglia.  E questa è l’unica cosa che conta. Quell’abbraccio intenso, infinito, vero, emozionante di Silvia con il padre, la madre e la sorella ha commosso tutti. Silvia è viva, sta bene. Adesso, per favore, un po’ di rispetto”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, postando le foto di Silvia Romano che abbraccia i genitori. Questa mattina fonti della Farnesina hanno smentito quanto riportato da alcuni organi di stampa, secondo cui l’annuncio della liberazione di Silvia Romano avrebbe sollevato uno scontro tra il ministero degli Affari Esteri e la Presidenza del Consiglio. “La nostra convinzione è che a prevalere sia sempre lo spirito di squadra”, chiosano le stesse fonti.

“Il giorno della festa è il giorno della festa e salvare una vita è fondamentale, ma se mi chiede come mi sarei comportato al Governo io, probabilmente, avrei tenuto un atteggiamento da parte delle istituzioni più sobrio, un profilo più basso. Perché mettetevi nei panni di quei terroristi islamici maledetti che hanno rapito questa splendida ragazza: l’hanno vista scendere col velo islamico, ha detto che è stata trattata bene, ha studiato l’arabo, letto il Corano, si è convertita, in più hanno preso dei soldi, io penso che un ritorno più riservato avrebbe evitato pubblicità gratuita a questi infami che nel nome della loro religione hanno ammazzato migliaia di persone”. Così Matteo Salvini a Rtl 102.5 sulla liberazione di Silvia Romano. “Certo – aggiunge – qualche domanda deve avere una risposta In Kenia le donne valgono molto meno dell’uomo perché l’uomo può sposare quante donne vuole e la donna no, visto che c’è la poligamia per legge, e i soldi che sarebbero stati pagati per il riscatto sarebbero stati incassati da questa associazione terroristica Al-Shabaab che con attentati ed autobombe ha ucciso migliaia di persone”.

“Tutti, in questo momento, la sentiamo nostra figlia”: il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha parlato così di Silvia Romano. Lo ha fatto intervistato dal sito Umbria24. “Una nostra figlia che ha corso dei pericoli enormi, che ha avuto coraggio e forza d’animo” ha aggiunto l’arcivescovo di Perugia.

Il più diffuso giornale keniano, il Daily Nation, individua in un incontro fra inquirenti del luglio dell’anno scorso a Roma e nella formazione di una squadra investigativa congiunta italo-keniana il momento che ha “spianato la strada” alla liberazione di Silvia Romano. “Un incontro a Roma nel luglio dell’anno scorso fra il direttore della Procura pubblica (Dpp)” (il procuratore generale keniano) Noordin Haji e quello “delle Indagini criminali (Dci) George Kinoti e alti responsabili della Giustizia dall’Italia spianò la strada al salvataggio di Silvia Romano”, scrive l’edizione cartacea del quotidiano titolando “Dentro il salvataggio segreto della cooperante italiana”. “L’incontro concordò che una squadra speciale di polizia antiterrorismo da Roma doveva venire in Kenya per aiutare nelle indagini, che sarebbero rimaste nelle mani della Dci.

E’ stata questa squadra che ha scoperto che Romano era stata portata in Somalia e furono avviati immediatamente sforzi per contattare i suoi rapitori”, scrive ancora il Daily Nation ricordando che all’incontro presero parte l’allora procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, e il pm titolare del procedimento, Sergio Colaiocco.

Nell’articolo si sostiene che “una combinazione di errori ritardi da parte del governo keniano nelle ore successive al rapimento di Romano consentirono ai sequestratori di portarsi a Garissa prima di passare in Somalia”: la polizia arrivò sul posto “due ore dopo il fatto” e un veicolo militare fu dislocato in aiuto alle ricerche solo “il giorno dopo a mezzogiorno”. Lilian Sora, fondatrice di Africa Milele onlus, l’associazione di volontariato con cui Silvia è partita sottolinea che “Nel tempo in cui Silvia è stata rapita non ho mai smesso di indagare. Ho scoperto che Silvia era controllata: sospetto che alcuni componenti del commando abbiano dormito vicino alla nostra casa pochi prima del rapimento”. “Silvia non è stata mandata sola a Chakama il 5 novembre come qualcuno ha detto – spiega Lilian Sora – è diventata una nostra cooperante ed è partita con due volontari. Ad aspettarli inoltre c’era il mio compagno, che è il referente in Kenya della onlus, e un altro addetto alla sicurezza, entrambi masai. I due volontari dovevano rientrare il 19 novembre e Silvia doveva andare con loro a Malindi per accogliere i nuovi che però hanno ritardato di due giorni perchè avevano trovato un volo più economico. Così Silvia è rimasta sola a Chakama. Il 20 è stata rapita”.

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