Mi sembra di navigare tra gli ultras delle varie tifoserie. Si sparge veleno come se piovesse. L’argomento del momento è il rientro di Silvia Romano. Argomento che dovrebbe generare gioia, ma manca la speranza, la bontà, la propensione al pensiero positivo. Manca quel ‘I have a dream” espresso in cause più nobili per cogliere l’essenza e la bellezza di tale evento.
E allora vi dico che anch’io ho un sogno. Sogno di poter vivere in un mondo migliore, sia esso virtuale o reale. Sogno che ognuno di noi si adoperi per fare la sua parte. E che si impegni per farlo nel modo più giusto e responsabile che gli è concesso. Sogno di leggere post gioiosi, che ci contagino con pensieri e parole positive e commoventi.
Sogno che rabbia e odio si sfoghino in palestra o in una corsa. Il tempo dell’odio sui media è scaduto ieri. Sogno che ognuno di noi agisca sui social e nella vita privata con responsabilità e cognizione di causa.
Sogno di non leggere più spot, proclami o peggio insulti al fine di contrastare chi ha espresso un’opinione contraria alla nostra. Spesso ci lasciamo andare con parole in libertà come in una sorta di manifesto all’insegna della volgarità e dell’avversione. Innescando polemiche inutili e futili che non giovano a nessuno. Di sicuro non giovano al Paese in questo momento molto particolare che stiamo vivendo.
Ci è mancato il coraggio di raccogliere, raccontare e divulgare la parte migliore del rientro di Silvia. Abbiamo saputo vedere e raccontare solo i nostri sospetti, le insinuazioni, i pregiudizi.
E lo abbiamo fatto come fossimo in una sorta di gara a chi riesce a dare il peggio di sé anziché cercare nel profondo il meglio. Probabilmente il meglio di sé fa molto meno rumore e meno like ma pensate quanta bellezza genererebbe.
Sogno persone coscienziose in attesa di approfondire con nozioni e notizie vere anziché farlo attraverso false news pilotate e deviate. Sogno di leggervi felici di quell’abbraccio tra Silvia e i suoi cari, un abbraccio che molti di noi, dopo mesi di quarantena, ancora non sono riusciti a dare a famigliari e ad amici. E molti di noi non potranno più farlo.
Sogno post empatici e pieni di affetto per un altro essere umano che ha vissuto ben 18 mesi in un mondo a noi totalmente sconosciuto. Sogno persone che si mettono nei panni di questa ragazza che a 24 anni ha vissuto una delle più brutte esperienze che si possano vivere. Un mio amico questa mattina si è messo nei panni di Silvia e mi ha scritto: “Io non sono musulmano, ma nei suoi panni, pur di essere liberato avrei promesso anche di diventare astemio. Tanto poi mi passava”. Sogno pensieri e parole leggere, e profonde come quelle di Marco. Perché la leggerezza può generare ponti e creare più armonia.
Vorrei che capissimo che nessuno di noi ha l’obbligo di schierarsi pro o contro come qualsiasi ultras da stadio, o come se fosse il detentore di una verità assoluta pronto a dar titoli gratuiti e insultare nel modo più osceno e meschino chi la pensa diversamente. “Gli insulti non sono argomenti” e le parole possono ferire. E mai come in questo momento, in cui i social sono il nostro unico collegamento con gli altri esseri umani, occorre prestare maggiore attenzione a ciò che scriviamo. Tutti abbiamo diritto alla nostra opinione. E per una volta vorrei fosse il più possibile pulita. Impariamo a parlare potabile così tutti potranno leggerci e ascoltarci.
I miei sogni non sono utopie, possono diventare concreti, a piccoli passi. Iniziamo col leggere e mettere in pratica il manifesto della comunicazione non ostile, ideato e realizzato quattro anni fa da Parole O_stili (grazie alla mamma di questa comunità Rosy Russo). Mi auguro che riusciate sempre a trovare le parole giuste. A me riesce sempre difficile, ma è un esercizio a cui mi dedico con impegno e passione.
(Immagina)