Nuove regole e prove di ripartenza da lunedì per le attività economiche e produttive del Paese, ma poco cambia per il settore alberghiero di Roma.
“Per noi una vera e propria riapertura non è, in quanto alcuni alberghi, seppure vuoti, sono stati sempre aperti nel periodo del lockdown e l’autodisciplina interna che c’è stata fino ad oggi è più o meno la stessa contenuta nel nuovo decreto” che rinvia alle linee di indirizzo stabilite dalle Regioni. A dirlo all’Adnkronos Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma.
Quindi, spiega, “mentre dai parrucchieri da lunedì ci sarà la fila, negli alberghi della Capitale questo non avverrà, quelli che avevano chiuso probabilmente non riapriranno: a fronte di investimenti importanti sanificazione ed altro – vedi per esempio l’eliminazione del buffet che richiede maggiore personale impegnato nella ristorazione – non ci sono clienti sufficienti per coprire i costi. Non conviene”.
“La dinamica turistica nelle grandi città – aggiunge Roscioli – è diversa ed è condizionata anche dall’attività delle compagnie aeree (in particolare, ci interessa il lungo raggio) e non prevediamo ripresa prima di marzo 2021. Il nostro settore è stato il primo ad essere colpito quando è stato deciso il blocco dei voli da e per la Cina e saremo tra gli ultimi a ripartire quando tutto finirà, quindi con il vaccino. Prima – sottolinea – non prevediamo grossi flussi di turismo. Tutto questo tradotto in numeri significa una perdita secca di oltre 1 miliardo di Pil. Con gli alberghi chiusi, finita la cassa integrazione saremo costretti a licenziare il personale. Probabilmente c’è stata una sottovalutazione del settore: bisognava guardare oltre, lanciare sostegni a medio-lungo termine, perché di questo abbiamo bisogno”.
(AdnKronos))