A 24 ore dalla discussione della mozione sostenuta dal centrodestra, prevista al Senato dalle 9 e 30 di mercoledì, le forze di maggioranza fanno quadrato attorno al guardasigilli.
Il capogruppo del Pd agli ex compagni: “Non si facciano tentare”.
Crimi: “Sarebbe una sfiducia all’intero governo”.
i ministri D’Incà e De Micheli: “RIschio? No, mozione sarà respinta”.
La renziana Bellanova: “Non è con le minacce che si affronta e si risolve la questione”.
Boschi a Palazzo Chigi da Conte
La sfiducia al ministro Alfonso Bonafede? Chi la vota, vota anche quella contro il governo.
Di più: se passa la mozione si apre una vera crisi all’interno dell’esecutivo. A 24 ore dalla discussione della mozione sostenuta dal centrodestra, prevista al Senato dalle 9 e 30 di mercoledì, le forze di maggioranza fanno quadrato attorno all’inquilino di via Arenula. E in pratica mandano un avvertimento preciso ai renziani, che nelle scorse ore hanno minacciano di votare la sfiducia al ministro della Giustizia. “Se passa la mozione si apre una vera crisi, non c’è dubbio. Non si può pensare che con il ministro della Giustizia, capo del principale partito in Parlamento, la cosa si risolve con una pacca sulla spalla”, dice il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio. Poche dopo ecco materializzarsi Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi. La capogruppo di Italia viva ha incontrato il premier Giuseppe Conte. Per parlare di cosa? Inizialmente era previsto l’incontro tra l’ex ministra e il capo di gabinetto del premier per discutere delle proposte inviate dai renziani per il programma di governo dei prossimi mesi. La visita di Boschi alla presidenza del consiglio, però, arriva alla vigilia della mozione di sfiducia per Bonafede. E quindi presta il fianco ai retroscenisti: l’ex ministra è andata a battere cassa? Cosa vogliono ottenere i renziani in cambio del loro sostegno al guardasigilli?
Chi cerca di calmare le acque è il ministro M5s degli Esteri Luigi Di Maio:
“Sono trent’anni”, ha dichiarato in un’intervista a NewsMediaset, “che ci chiediamo sempre se il governo tiene, se il governo traballa, anche per dinamiche legate alle maggioranze che lo sostengono. Ciò che posso dire è che il governo è solido e domani in Senato dimostrerà tutta la sua solidità”. Quello che rimane indiscutibile, almeno sul fronte Pd, è che la sfiducia sarebbe da considerare “a tutto il governo” e in quel caso la crisi, come detto dal ministro agli Affari regionali Francesco Boccia “sarebbe inevitabile”. “Mi auguro”, ha dichiarato a La vita in diretta, “che la mozione di sfiducia porti ad un dibattito, come è giusto che sia, e che ci siano chiarimenti. Ovviamente non mi auguro e non penso che il ministro sarà sfiduciato”.
Delrio: “Certe discussioni non possono diventare ultimatum”
D’altra parte è proprio agli ex compagni di Italia viva che si era rivolto capogruppo del Pd alla Camera. “Possono recitare una preghiera, un Padre nostro, non ci indurre in tentazione. Spero non si facciano tentare, non avrebbe alcun significato per il Paese in un momento così difficile. Confido che le cose si sistemeranno dopo l’intervento del ministro”. Delrio dosa i toni delle sue parole: “Nessuno- dice – vuole togliere credibilità ai nostri colleghi di Italia viva, però certamente preferiremmo che certe discussioni non diventassero così aspre e da ultimatum“. Insomma: l’ex ministro renziano ricorda ai vecchi amici che votare la sfiducia al guardasigilli potrebbe significare porre fine al governo Conte. E dunque le minacce di Italia viva vanno prese sul serio, soprattutto dagli stessi esponenti del partito di Matteo Renzi, visto che potrebbero provocare il ritorno alle urne. Nel complesso, però, il capogruppo dem non è troppo turbato: “Sono sereno, penso si possa superare. Sono abbastanza in pace”.
Crimi: “Sfiducia a Bonafede? E’ una sfiducia al governo”
Anche dentro al governo sono fiduciosi. “Io credo che domani non ci sarà nessun problema, la mozione di sfiducia verrà respinta a larga maggioranza”, dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. “No, non rischia né il Governo Conte né Alfonso Bonafede”, ripete la titolare delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Ieri anche Nicola Zingaretti aveva escluso uno sgambetto degli ex compagni di partito: “Siamo pronti a discutere tutto anche quello che non va nella giustizia per cambiarlo. Ma la mozione di sfiducia è un’altra cosa: è un’azione legittima delle opposizioni ma totalmente strumentale e in quanto tale va respinta”. Oltre a Delrio, anche il capo politico a interim del Movimento 5 stelle spiega ai renziani quale è la posta in gioco. “Sono convinto che la maggioranza voterà compatta. Il ministro della Giustizia è il capodelegazione di M5S al governo ed è un ministro importante, se qualcuno nella maggioranza vota la sfiducia ovviamente è una sfiducia al governo, questo è evidente a tutti, ma sono convinto che non ci saranno sorprese”, dice Vito Crimi a Skytg24.
Il ricatto dei renziani
Reazioni, quelle degli esponenti della maggioranza, provocate dallo stato di agitazione proclamato nelle ultime ore da Italia viva. La richiesta del piccolo partito di Renzi è sempre la stessa: contare di più all’interno della maggioranza. In che senso contare di più? Secondo alcuni retroscena Italia viva vorrebbe rivendicare qualche poltrona all’interno del governo. Magari quella di sottosegretario alla Giustizia per Gennaro Migliore, già viceministro con Renzi premier. In questo senso andrebbe spiegata la visica di Boschi a Palazzo Chigi. In alternativa i renziani voterebbero la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della giustizia.
Una mozione che però non avrebbe i numeri e per questo motivo Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia l’hanno sostenuta senza troppa convinzione.
Da mesi, però, l’opposizione ha un nuovo alleato che serve assist da una posizione privilegiata: la maggioranza di governo. “Mercoledì si vota la mozione di sfiducia a Bonafede. Per il nostro gruppo interverrò io in aula. I numeri sono ballerini e Italia Viva potrebbe essere decisiva. Voi che idea vi siete fatti? Vi leggo con grande attenzione, come sempre”, sibilava ieri Renzi nella sua enews. Tre frasi e due concetti chiave: i numeri a Palazzo Madama sono ballerini e dunque Italia viva che è decisiva.
Bellanova: “Con minacce non si va da nessuna parte”
Un messaggio rilanciato oggi da Teresa Bellanova. “Noi ascolteremo Bonafede, abbiamo posizioni diverse e il giustizialismo non è la nostra cultura politica. In queste ore il gruppo si sta confrontando; domani ascolteremo il ministro e valuteremo sulla base degli impegni che assumerà”, dice la ministra renziana per le Politiche Agricole. “Mi sono imposta di dare un contributo affinché il governo risolva i problemi – aggiunge Bellanova – All’interno del nostro gruppo abbiamo posizioni diverse. Nel mio partito molte spinte a sostenere mozioni a partire da quella della Bonino. In queste ore ci si sta confrontando. Domani ascolteremo il ministro Bonafede e valuteremo”. La ministra replica poi a Crimi: “Al presidente Conte lo abbiamo detto e diciamo con molta lealtà e chiarezza che domani ascolteremo le dichiarazioni del ministro Bonafede e certo non è con le minacce e con queste dichiarazioni roboanti che si affronta e si risolve la questione. Le mie sono giornate faticose e a volte alcune dichiarazioni le rendono ancora più pesanti”. Quindi ecco la minaccia: “Spero che Crimi si ponga la questione nel considerare che Italia Viva è fondamentale per mantenere in piedi la maggioranza di governo”.
La mozione Bonino
Insomma la mozione per Bonafede rischia di trasformarsi nell’ennesima mina per il governo.
Carlo Calenda provoca gli ex amici: “Bonafede va sfiduciato domani.
Matteo Richetti, a nome di Azione, ha firmato convintamente la mozione garantista a prima firma Emma Bonino. Come noi l’hanno firmata senatori di vari Gruppi, uniti dall’essere garantisti. Domani vedremo chi lo è veramente, non con le chiacchiere ma con i fatti”.
Emma Bonino, autrice della mozione, dribbla le accuse di collaborazionismo col centrodestra e difende il significato originario del suo documento:
“Nonostante non sia brava nei giochi di Palazzo, non sono una marziana e quindi capisco cosa bolle in pentola ma non mi interessa chi giocherà e chi no. Ritengo piuttosto che il punto sia che il ministro Bonafede non è all’altezza di una giustizia giusta per tutti e che la sua gestione della giustizia già malata rischi di portarci alla giustizia comatosa”.
(Il Fatto Quotidiano)