Licenziati nonostante l’espresso divieto appena prorogato fino al 17 agosto dal decreto Rilancio.
Succede nello stabilimento di Marcianise (Caserta) della multinazionale americana dell’elettronica Jabil. “Abbiamo appena incontrato i dirigenti italiani, pensavamo che avrebbero usato le altre cinque settimane di cassa integrazione per Covid previste dal decreto”, racconta a ilfattoquotidiano.it Fabio Palmieri della Fiom Cgil. “Invece ci hanno comunicato che i vertici Usa hanno preso la decisione di licenziare 190 dipendenti dal 25 maggio, quando scade la cig. Abbiamo contestato che è illegittimo, il decreto è chiaro. E’ un atteggiamento di un’arroganza impensabile”.
I lavoratori che erano in azienda – molti sono in cassa – hanno subito iniziato uno sciopero a oltranza e i sindacati ora chiedono “una pronta risposta e un intervento immediato
del Presidente del Consiglio Conte, del Ministro Patuanelli e di tutto il governo perché non può essere permessa una decisione inaccettabile come questa che può rappresentare un inammissibile precedente“. Oltre ad annunciare “ulteriori forme di protesta e di mobilitazione presso tutte le sedi istituzionali per tutelare e salvaguardare i lavoratori che tra quattro giorni verranno licenziati”.
La decisione della multinazionale arriva a valle di quasi un anno di trattative: la vertenza era iniziata nel giugno 2019, quando l’azienda ha dichiarato 350 esuberi su 700 lavoratori totali. “Nel frattempo 160 hanno concordato l’uscita“, spiega Palmieri. E negli ultimi giorni una trentina di dipendenti ha accettato in extremis di passare in altre realtà produttive. Gli altri non hanno voluto accettare la ricollocazione in altre aziende o l’esodo incentivato e ora si ritroverebbero licenziati.
“Licenziare 190 lavoratori durante una pandemia è una decisione intollerabile e illegale“, scrivono Fim, Fiom, Uilm e Failms in un comunicato unitario.
“In piena emergenza sanitaria ed economica, infischiandosene dei decreti del Governo italiano che li vieta, e non rispettando gli impegni presi al Ministero dello Sviluppo economico, Jabil mette in mezzo alla strada 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie, in un territorio già in grave difficoltà”.
“Da diversi anni a questa parte – scrive l’azienda nella nota in cui comunica la decisione – il sito Jabil di Marcianise si è dovuto confrontare con un contesto economico sfidante, volumi in calo e risorse sotto-utilizzate.
Per affrontare la situazione, Jabil ha lavorato con le organizzazioni sindacali e con gli stakeholder, sia locali sia nazionali, a un programma di outplacement volontario per offrire ai dipendenti un’opportunità di reimpiego in altre imprese locali, interessate ad assumere i dipendenti di Jabil” e “ha reso disponibili significative risorse economiche sia per i dipendenti, come incentivi all’esodo, sia per le aziende che assumeranno i dipendenti di Jabil, a supporto dei loro business plan”. Ma, sostiene la multinazionale, “nonostante questi sforzi e il continuo impegno di Jabil, ad oggi si registra purtroppo un risultato deludente sulle adesioni al reimpiego, nonostante le numerose proposte ricevute, che non ci consente di risolvere il problema”
(Il Fatto Quotidiano)