25 Novembre, 2024
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Passaporto sanitario, i pro e i contro del lasciapassare per le vacanze

Un lasciapassare per le vacanze.

Più si avvicina la data del 3 giugno, giorno in cui potrebbe scattare – andamento della curva dei contagi permettendo – il semaforo verde per gli spostamenti tra le regioni, più aumenta il pressing sul governo da parte delle regioni mete tradizionali dei flussi turistici in Italia, affinché preveda delle soluzioni che tutelino le aree con meno contagi. Sardegna e Sicilia chiedono una passaporto sanitario per tutelare sia chi si sposta sia chi accoglie chi si sposta.

Solinas: certificato negatività allegato a biglietto Sardegna

Il governatore della Sardegna Christian Solinas ha avviato la trattativa con l’esecutivo. Propone che vengano autorizzati i nuovi test salivari. L’obiettivo è un’isola Covid-free. La Sardegna spalanca le braccia ai turisti, ha spiegato. A una condizione.«Chiediamo solo una piccola cautela in più: munirsi di un certificato di negatività al Covid-19». Chi vuole viaggiare, è la tesi del presidente della regione, deve avere la possibilità di fare il tampone, così da poter verificare di essere negativo al Covid-19. Ecco la proposta: il certificato di negatività per arrivare in Sardegna dal 3 giugno prossimo dovrà essere presentato «non quando si prenoterà il biglietto ma entro tre giorni dalla partenza. Così il passeggero si presenterà all’imbarco munito di carta d’imbarco, documento d’identità e questo certificato». Il governatore sardo è andato oltre, ragionando sull’ipotesi di un bonus per chi arriva in Sardegna dal 3 giugno e avrà dovuto sostenere il costo per il certificato di negatività. Un test che «se il Governo farà la sua parte» potrà essere richiesto nelle farmacie o dai medici di famiglia, luoghi in cui «il cittadino può andare con semplicità» per attestare in modo rapido che in quel momento non è positivo. Su una linea analoga a quella del collega sardo, il presidente della regione siciliana Nello Musumeci, il quale ha delineato l’ipotesi di un passaporto sanitario per poter raggiungere l’isola a partire dall’8 di giugno.

Lo stop del governo e del Comitato tecnico scientifico

Ma sul passaporto sanitario il governo frena: «La soluzione è ambiziosa ma impraticabile», ha tagliato corto Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute in un intervento su Radio 24. «È necessaria un’uniformità su tutto il territorio e al momento la vedo molto difficile – ha aggiunto -. Facciamo prima a riaprire lasciandoci questo virus alle spalle rispettando le regole». Sulla stessa linea il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia. Uno stop all’ipotesi di un passaporto sanitario è giunto anche dagli esperti del Comitato tecnico scientifico: non può esistere un passaporto sanitario o un certificato di negatività, è stato il ragionamento degli scienziati.

I contro del lasciapassare

I test salivari rapidi proposti da Solinas come passaporto sanitario, ha sottolineato il direttore scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito, intervenuto di recente alla trasmissione Agorà su Rai3, «non sono validati». Inoltre, ha aggiunto lo scienziato, «dietro c’è un affare privato miliardario, perché vengono tutti convinti che va fatto un test, e che va fatto presso laboratori privati. L’Oms – ha continuato Ippolito -, che pure ha i suoi difetti perché corre dietro alla lepre dopo che è scappata – finalmente ha detto che non esistono patentini di immunità per il coronavirus, cosa che il Comitato Tecnico Scientifico ha da sempre sostenuto». Sileri, da parte sua, ha messo in evidenza un altro punto debole: per un passaporto sanitario non si può prescindere da una «uniformità su tutto il territorio e al momento – ha concluso il viceministro della Salute – la vedo molto difficile».

Il nodo tamponi

E poi c’è un altro punto debole, probabilmente quello allo stato attuale determinante: i tamponi stentano a decollare in tutta Italia. Degli oltre 3,2 milioni eseguiti in realtà quelli “diagnostici” (cioè casi nuovi testati e non secondi o terzi tamponi per verificare la guarigione) sono appena 2 milioni. Il numero di tamponi eseguito ogni giorno per nuovi casi nella Fase due è rimasto lo stesso – 30-40mila circa – a quello della Fase uno.

(Il Sole24Ore)

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