Nel prossimo decreto semplificazioni il governo intende dare una svolta per sburocratizzare anche l’edilizia. A
d anticipare alcune misure all’Adnkronos è il ministro per la Pa Fabiana Dadone. “Ci sono alcune misure in materia di edilizia che potrebbero dare una grande spinta alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e, quindi, alla rigenerazione urbana, – spiega Dadone – limitando il consumo di suolo e al tempo stesso offrendo un importante contributo alla ripresa del settore, dopo la crisi da Covid-19 con effetti diretti sull’occupazione e sull’intero indotto. Penso ad esempio alla riduzione del contributo di costruzione per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione per agevolare la rigenerazione urbana. Penso alla conferenza dei servizi da semplificare ulteriormente”. “Ma un punto cruciale che intendiamo affrontare – sottolinea il ministro -è quello del silenzio-assenso: introduciamo la precisa attestazione del decorso del silenzio-assenso da parte del Comune o, in mancanza, dal progettista incaricato e prevediamo che qualora una amministrazione adotti un provvedimento fuori tempo massimo, cioè una volta decorso il termine per il silenzio-assenso, questo atto non sia efficace”.
NUOVE MISURE PER IMPRENDITORI E CITTADINI
“Introduciamo l’obbligo di misurare e pubblicare i tempi effettivi di conclusione delle pratiche più rilevanti per cittadini e imprese. La certezza per chi fa impresa deve essere un diritto, non una gentile concessione della burocrazia”. “Sempre nell’ottica di dare al Paese misure vere di rilancio, visto che andiamo incontro alla stagione estiva, e considerata la necessità di garantire il distanziamento sociale, la nostra proposta – sottolinea, anticipando all’Adnkronos le misure – è quella di agevolare la realizzazione di strutture leggere, destinate ad essere rimosse alla fine del loro utilizzo stagionale, pensiamo ad esempio ai dehors molto usati al nord, con un termine massimo di utilizzo già portato a 180 giorni. Sono tutte misure, assieme a molte altre, che possono incoraggiare il Paese a scommettere sulle proprie capacità e a liberare le proprie energie”.
ASSUNZIONI GIOVANI IN PA
“Sta ripartendo proprio adesso la grande stagione del reclutamento e del ringiovanimento della Pa, dopo la fase di lockdown per la crisi epidemiologica, con nuove risorse, nuovi profili e nuove competenze” dice il ministro commentando con l’Adnkronos il passaggio del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, laddove nelle sue ‘Considerazioni finali’ ha sottolineato la “necessità di accelerare la digitalizzazione dei processi e ripensarne l’organizzazione” nella Pa, puntando sui giovani. “Parliamo di diverse decine di migliaia di persone da qui al 2021 che potranno entrare attraverso concorsi più snelli, digitalizzati e quindi più veloci, come strumento obbligato per accedere alla Pa”. “D’altronde – rimarca il ministro – è la Costituzione e una giurisprudenza consolidata che lo prescrivono”.
LO SMART WORKING
“Nella Pa del 2021 ci saranno obiettivi e risultati più che orari e cartellini. Il lavoro agile deve rendere più snella la Pa a beneficio dei cittadini e delle imprese”. “La reazione della Pa durante la fase acuta della pandemia – spiega il ministro all’Adnkronos – è stata in larga parte ammirevole per resilienza e capacità di adattamento organizzativo e culturale. Lo Stato non poteva chiudere e non ha mai chiuso. Ora facciamo in modo che lo smart working sia sempre più efficiente con più dotazioni tecnologiche, con competenze digitali ma anche organizzative via via più adeguate ai tempi e alle esigenze reali del Paese. Più che norme stringenti per controllare l’operato di chi lavora, serve una organizzazione valida che renda il tempo di chi lavora produttivo”.
Lo smart working o lavoro agile nella pubblica amministrazione, sperimentato nella fase dell’emergenza Covid-19, dovrebbe essere discusso nei prossimi contratti. “Stiamo imparando tanto dallo stravolgimento organizzativo del lavoro nelle Pa a seguito del Covid-19. – spiega in un’intervista all’Adnkronos – Per questo ritengo importante una doppia azione: in primo luogo fare un passo avanti nella disciplina attuale per regolare meglio l’organizzazione del lavoro agile nel pubblico e in seconda battuta discutere sugli istituti del rapporto di lavoro relativi anche allo smart working in occasione della nuova tornata contrattuale”. Del resto il ‘lavoro agile’ potrebbe abbracciare una vasta platea di dipendenti pubblici, il 30-40% secondo le previsioni dello stesso ministro Dadone, dunque circa un milione di lavoratori, di qui l’esigenza di un istituto che va regolamentato e che anche i sindacati chiedono sia inserito nei contratti.
RAGGI
“Virginia Raggi sta progressivamente colmando un gap ventennale in materia di digitalizzazione della macchina amministrativa per quella che è la realtà comunale più grande d’Italia. Un percorso che ha già prodotto i suoi frutti virtuosi nel consistente abbattimento per i tempi di attesa della Carta di identità elettronica. Si tratta di un’operazione graduale, che man mano si sta estendendo a tutti gli uffici capitolini, includendo anche quelli che riguardano edilizia e urbanistica”. E’ quanto sostiene il ministro per la Pa Fabiana Dadone, interpellata dall’Adnkronos sul tema della burocrazia nel contesto di Roma Capitale dove, in molti uffici le pratiche edilizie non sono informatizzate (sono ancora cartacee), quindi gli impiegati e i funzionari non hanno la possibilità di scambiarsi informazioni per via telematica; per giunta, molti di loro non dialogano tra loro né con i cittadini via Pec. Si tratta di “un avanzamento che procede di pari passo con lo smart working, – prosegue il titolare della Funzione pubblica – un processo che l’amministrazione capitolina sta sviluppando puntando in primis proprio su un potenziamento delle infrastrutture tecnologiche mai fatto da 20 anni a questa parte”. “In generale, – aggiunge – è chiaro che dobbiamo implementare le dotazioni tecnologiche per rendere più efficiente il lavoro agile: è quello che abbiamo già fatto con vari provvedimenti nei decreti ‘Cura Italia’ e ‘Rilancio’ e che continueremo a fare, anche con semplificazioni sulla banda ultralarga”.
IL MODELLO GENOVA
“Il modello Genova rappresenta una stupenda prova di efficienza del sistema Paese e un successo del M5S al Governo. Ma obiettivamente, nel caso del ponte sul Polcevera, si sono presentate alcune condizioni purtroppo difficilmente ripetibili nell’ordinarietà dei lavori pubblici”. “L’ho detto: ritengo che le norme e le procedure vadano migliorate, non bypassate e che sui tanti appalti più piccoli – spiega il titolare della Funzione pubblica – si debba procedere con snellimenti mirati sui processi autorizzatori o con l’eliminazione di vincoli solo formali, puntando soprattutto sulla rigenerazione urbana, sulla manutenzione e riqualificazione del territorio e sulle tante opere diffuse che servono al Paese nel segno della sostenibilità e che creano ricchezza e benessere”.
(AdnKronos)