Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Donato Mauro
Il Vangelo riporta le parole di nostro Signore per ricordarci che la giustizia degli uomini è imperfetta ma stavolta si è esagerato.
Tutti noi abbiamo nel corso della vita subito un torto grande o piccolo ma mai, a mia memoria, la fiducia in coloro che sono chiamati a legiferare o ad amministrare la giustizia aveva toccato un punto così basso.
Il caso Bonafede – Di Matteo testimonia una debolezza e pone , a mio avviso, in dubbio l’autonomia del ministro della giustizia nell’affidare gli incarichi principali del suo dicastero.
Sul punto ho già scritto e alle conclusioni della mia analisi sono giunti molti magistrati e commentatori: Bonafede dovrebbe dire in base a cosa o a chi ha cambiato repentinamente idea.
Non credo che gli sia apparsa la Madonna, che mi perdonerà.
Peraltro la persona da lui prescelta si è dimessa a seguito del disastro delle scarcerazioni di pericolosi delinquenti incalliti.
Ancora più grave se possibile la vicenda delle intercettazioni che vedono protagonista Palamara, ex membro del Consiglio superiore della magistratura e ex Presidente dell’associazione nazionale magistrati (Anm).
Era stato più volte riportato e commentato sui principali organi di stampa il sistema correntizio all’interno del Consiglio superiore della magistratura(Csm) che, a parere dei giornalisti, determinava nomine e carriere.
Nello stesso tempo erano state altresì dimostrate in più occasioni le rispettive invasioni di campo tra magistratura e politica e talvolta anche la reciproca influenza nelle scelte giudiziarie e legislative.
Stavolta però si è superato ogni limite: secondo quanto si è appreso dai media il magistrato Luca Palamara avrebbe suggerito di attaccare Salvini a prescindere se avesse ragione o meno.
Qui non sto parlando delle ragioni di Salvini, evidentemente condivise dal magistrato; sapete non sono legato a nessun partito perché vorrei riuscire, con il contributo di tutti i cittadini, a ricostruire Bracciano senza condizionamenti.
Sto cercando di evidenziare la gravità dell’accaduto: un magistrato che intende colpire un parlamentare per motivi politici e non a seguito di evidenze di reato e tenta di convincere un altro magistrato per riuscire nell’intento.
Palamara è attualmente sotto processo a Perugia, per diversi motivi, ma a me interessa rilevare il profilo etico della questione che inevitabilmente investe la credibilità dell’azione penale e pone la massima urgenza alla riforma del Csm.
Il Capo dello Stato ha ribadito lo sconcerto e la riprovazione per l’accaduto ma non intende sciogliere il Csm in base a una valutazione che definisce discrezionale.
Secondo la Costituzione l’organo di autogoverno va sciolto solo quando sia impossibile il suo funzionamento cioè, secondo esperti costituzionalisti, se venissero meno i suoi membri o il funzionamento della commissione disciplinare.
Lungi da me dissertare sulla autentica interpretazione della Carta costituzionale ,ma da cittadino mi chiedo : la gravissima situazione che rappresenta una micidiale minaccia alla sua autonomia e indipendenza rende possibile il regolare funzionamento del Csm?
Scendendo per li rami e guardando a cosa succede anche nelle realtà locali non possiamo non rilevare possibili commistioni tra politica e magistratura soprattutto per le fughe di notizie riguardo avvisi di garanzia dati in pasto ai media locali, che legittimamente li pubblicano. Tali atti vengono utilizzati per delegittimare a priori persone, amministratori e addirittura intere famiglie allo scopo dichiarato di “ripristinare la legalità” mentre il vero obiettivo e di scatenare gli istinti peggiori per acquisire consenso nel modo più becero.
I saggi ci hanno insegnato : male non fare e paura non avere.
Già perché subentra poi la “nemesi storica” nei confronti di chi ha procurato ingiustificatamente tanto dolore materiale e morale visto che poi le persone accusate ingiustamente vengono assolte.
Donato Mauro