Tra le ricette: incentivi per far ripartire le assunzioni stabili, meno paletti sui contratti a termine, nuove risorse per la Cig, detassazione degli aumenti dei Ccnl. Tensioni sulla proroga del blocco dei licenziamenti economici
C’è una preoccupazione ricorrente che ha accompagnato tutti gli incontri voluti dal governo Conte agli Stati generali dell’Economia, a Roma, che si chiudono oggi, 21 giugno. Condividere un pacchetto di misure per scongiurare la “bomba d’autunno” sull’occupazione. Le primissime stime del governo, infatti, non inducuno a ottimismo: quest’anno i tecnici dell’Esecutivo stimano una perdita dell’occupazione di 2 punti percentuali, pari a circa 4/500mila unità. Numeri che si affiancano a quelli, altrettanto negativi, diffusi nei giorni scorsi da Istat e Bankitalia.
Assunzioni al palo, più disoccupati, ma è boom di inattivi
Anche gli ultimi dati sulla Cig hanno “spaventato” l’escutivo: ad aprile e maggio, nonostante le prime riaperture, le ore autorizzate dei nuovi ammortizzatori d’emergenza sono state, complessivamente, ben 1,7 miliardi (secondo uno studio Uil hanno salvaguardato circa 5 milioni di posti di lavoro). L’occupazione è sempre più al palo. La disoccupazione crolla, perché si impenna l’inattività. Ecco perchè il primo pensiero dell’esecutivo è sostenere adesso le imprese a firmare nuovi contratti, accanto all’esigenza di garantire i livelli occupazionali.
Incentivi alle assunzioni stabili
Archiviato il decreto che anticipa le 4 settimane di cig, i tecnici di via XX Settembre e del ministero del Lavoro stanno pensando a una doppia mossa: la prima, favorire la ripresa delle assunzioni a tempo indeterminato, attraverso un nuovo meccanismo di incentivi fiscali, della durata di 6 mesi, vincolato però a una condizione, vale a dire che l’impresa, beneficiaria del bonus, non potrà licenziare il neo assunto per i successivi 9-12 mesi. Quanto sia “pesante” l’incentivo non è ancora noto: l’istruttoria tecnica è praticamente all’inizio. E da decidere è anche la dote a disposizione.
Meno paletti sui contratti a termine
Il secondo intervento passa invece per l’ulteriore semplificazione della normativa sui contratti a tempo determinato, somministrazione inclusa. Qui l’idea è quella di allungare almeno fino a dicembre il congelamento delle causali previste dal decreto dignità su proroghe e rinnovi. Al momento, lo stop alle causali è in vigore fino a fine agosto. Insomma, si porterebbe fino a fine anno. Favorevoli a questa soluzione sono Pd e Iv. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, non è però del tutto convinta.
Allungamento e poi riforma della Cig
La salvaguardia dei posti di lavoro passa invece per il rifinanziamento e l’allungamento dei sussidi emergenziali (Cig, assegno ordinario, cig in deroga) introdotti dal decreto Marzo, e già prorogati e rifinanziati dal dl Rilancio, investendo già una dote complessiva intorno ai 20 miliardi. Oggi gli ammortizzatori d’emergenza coprono, in tutto, 18 settimane. L’idea è allungare un pò la coperta, magari arrivando a ridosso della fine dell’anno, anche utilizzando i fondi europei Sure (circa 20 miliardi), che l’Italia ha già ufficialmente chiesto a Bruxelles. C’è tuttavia un nodo costi: ogni mese in più di cig Covid-19 costa circa 5/6 miliardi. Tutti d’accordo poi nel riformare gli attuali sussidi, legandoli di più e meglio alle politiche attive. Ieri, 20 giugno, intanto, è arrivato l’ok della Corte dei Conti al decreto interministeriale (Lavoro-Economia) che trasferisce circa 444 milioni al Fondo degli Artigiani (248,6 milioni) e al Fondo per i lavoratori in somministrazione (195,3 milioni) nell’ambito dell’ampliamento dei fondi previsto dal Dl Rilancio per l’erogazione dell’assegno ordinario di integrazione salariale.
Divide un nuovo stop ai licenziamenti
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, accanto al proseguio della Cig d’emergenza, spinge per prorogare, dello stesso periodo, il divieto di licenziamenti economici. Oggi lo stop ai licenziamenti individuali e collettivi è operativo fino al 17 agosto. La mossa del ministro Catalfo è portarlo a ridosso della fine dell’anno. L’opzione però non piace a una larga fetta del Pd, e secondo autorevoli giuristi rischia di essere illegittima.
Detassazione aumenti contrattuali
Un’altra leva aiutare i lavoratori passa per la detassazione degli aumenti contrattuali (Ccnl). La misura è stata proposta dai sindacati ai tavoli di confronto con l’esecutivo, e piace al ministro del Lavoro, Catalfo, che pensa che così sia possibile rinnovare più facilmente i Ccnl. Anche qui c’è un nodo importante legato ai costi, e la contrarietà di larga parte della maggioranza. Al momento, sono solo titoli l’impegno del governo a portare avanti il salario minimo, anche per i giovani professionisti, e la modifica allo smart working, la cui disciplina è contenuta nello Statuto del 2017.
(Il Sole24Ore)