Ci siamo, l’ultimo anno del Campidoglio a guida grillina è ufficialmente partito.
E, sebbene la giunta Raggi nei primi quattro abbia lavorato alla pulizia del poderoso bilancio comunale, le scritture contabili di Roma Capitale restano ballerine. Perché, come scrivono nella loro ultima relazione i membri dell’Organismo di revisione economico finanziara di palazzo Senatorio, nel consuntivo 2019 non mancano le criticità.
I soliti guai, malanni apparentemente incurabili. Il più grave restano le partecipate e il loro rapporto con il Comune.
Le proporzioni tra debiti e crediti continuano a non tornare, specie con le aziende controllate dal Campidoglio senza bilanci approvati. Non a caso i revisori sottolineano ” gravi problematiche sulla governance di tali organismi”.
Ama, in questo senso, è la capofila: la municipalizzata è in pieno stallo, la procura ha fatto deflagrare il caso della Tari mai restituita all’amministrazione capitolina e – danno nel danno – negli uffici di via Calderon de la Barca è stato completato il calcolo degli effetti della mancata approvazione degli ultimi 3 rendiconti. La ritirata delle banche ha mandato in tilt i pagamenti. Il ritardo nel versamento dei tributi, dall’Ires all’Iva, ha fatto perdere 116 mila euro. Poi ci sono i contenziosi con i fornitori, con cui i rapporti si sono ormai deteriorati: nel 2018 sono stati 23 i decreti ingiuntivi, 24 nel 2019. Il totale fa 10,6 milioni di euro. A cui vanno sommati 2,3 di messe in mora more. Un problema in più da sbrigare per Stefano Zaghis, presidente di Ama nel mirino dei sindacati.
Tornando in Campidoglio, ai conti del 2019, a fronte dei post da social a 5 Stelle ci sono le bacchettature messe nero su bianco dall’Oref la scorsa settimana.
Nel dare il via libera alla discussione del rendiconto in Assemblea capitolina, i revisori si sono trovati a che fare con un bilancio cambiato in corsa 63 volte ( per 34 a causa dei commissari ad acta chiamati a sciogliere vecchie controversie dai tribunali) e con il dramma delle riscossioni. Perché il Comune multa e stacca contravvenzioni. Ma, scrive l’Oref, “permane una notevole difficoltà di incasso”. Si scopre così che al capitolo Imu l’evasione continua a galoppare. Su 181 milioni di euro, nel 2019 ne sono stati riscossi solo 15. Il piatto piange anche spulciando i dati delle sanzioni per la violazione del codice della strada. Negli ultimi tre anni, dal 2017 al 2019, i vigili urbani hanno fatto multe per 979 milioni. In cassa, però, ne sono entrati 273.
Tra le altre ferite aperte c’è Affittopoli. O Sprecopoli, come è stata ribattezzata dai 5S.
L’Oref chiede di valorizzare meglio il patrimonio immobiliare del Comune. Colpa di chi c’era prima, si dirà. Continuano, però, a mancare risposte efficaci. Preoccupano pure i debiti fuori bilancio, stavolta per la maggior parte davvero eredità del passato. Nel 2019 ne sono stati riconosciuti per 9,4 milioni, ma ce ne sono ancora per 174 milioni. Con tutte le ” ripercussioni sugli equilibri di bilancio ” che un tale caos può generare.
Infine il fondo per far fronte alle cause intentate contro il Campidoglio. Sui contenziosi si rischia il crac:
sono stati messi da parte 250 milioni. Ma l’avvocatura, sapendo di poter perdere fino a 700 milioni, ne chiedeva almeno 310. Nulla da fare, bisogna incrociare le dita. Sperare che, come auspicato dalla sindaca Virginia Raggi in un’intervista a Repubblica, lo Stato per il post-Covid si metta una mano sulla coscienza. E l’altra sul portafogli: nelle previsioni della prima cittadina, a Roma serviranno ” 700 milioni per coprire le mancate entrate”.
(La Repubblica)