Esplode la tensione ai confini della zona rossa di Mondragone, comune del litorale casertano.
Il focolaio Covid divampato nella comunità di braccianti bulgari che vive nei palazzi dormitorio della ex Cirio accende gli animi scatena un altro virus, quello dell’intolleranza. La situazione diventa incandescente dopo alcuni minuti di provocazioni reciproche tra le due fazioni. I bulgari in quarantena affacciati ai balconi, gli italiani in strada. Da un palazzo volano sedie di legno, per reazione viene sfondato il vetro di un furgoncino, divelta la targa di un’auto in sosta, portata in trofeo al grido di “Mondragone siamo noi”.
In mattinata, i bulgari avevano protestato per chiedere cibo e la possibilità di uscire per guadagnarsi da vivere nei campi come braccianti. Nel pomeriggio, una piccola folla di italiani chiede il rispetto delle prescrizioni. E basta un attimo per sfiorare lo scontro alle due comunità. Non a caso il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Piazza, aveva lanciato un appello a evitare ogni forma di xenofobia. Nel tardo pomeriggio i manifestanti bloccano la statale Domiziana.
Sono arrivati a quota 43 i casi di positività al Covid nel focolaio emerso nel complesso residenziale ex Cirio, a Mondragone. L’unità di crisi della Regione Campania fa sapere che alle ore 18 del 25 giugno i tamponi esaminati da inizio screening (sabato 20 giugno) sono stati 727. Quelli risultati positivi sono 43.
A Mondragone vive una folta comunità di cittadini bulgari, molti dei quali positivi (asintomatici) al virus. Stamane sono esplose le protesta sia dei bulgari (che vogliono andare a lavorare e contestano la chiusura nella zona rossa), sia dei residenti che mal sopportano le presenze straniere.
Dice il presidente della Regione, Vincenzo De Luca: “Questa mattina ho avuto un colloquio con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in relazione alla zona rossa istituita negli ex palazzi Cirio di Mondragone. Ho chiesto l’invio urgente di un centinaio di uomini delle forze dell’ordine per garantire il controllo rigoroso del territorio. La ministra ha annunciato l’arrivo di un contingente dell’Esercito”.
Covid, a Mondragone la protesta dei braccianti “rinchiusi” nella zona rossa
Si tratta in massima parte dei cittadini bulgari residenti in quattro dei cinque palazzoni divenuti off limits da lunedì 22 giugno, dopo che è entrata in vigore l’ordinanza della Regione.
Il leader della Lega Matteo Salvini attacca: “Il caso Mondragone si aggrava: decine di positivi, quattro contagiati hanno fatto perdere le proprie tracce, cresce la tensione tra gli italiani e la comunità bulgara e addirittura le tv nazionali seguono il caso. De Luca, così pronto a insultare la Lega, tace. Amici napoletani mi segnalano una bella espressione: “Nu Piatt Vacànt” (un piatto vuoto, ndr). Tante scene, a partire dalle sparate sul lanciafiamme, ma alla prova dei fatti il piatto è vuoto. Da De Luca tante parole ma zero fatti”.
Mondragone, nel Casertano tensione in strada tra residenti
“Su Mondragone come sempre abbiamo reagito in tempi immediati – replica il presidente della Regione – appena abbiamo avuto notizia del contagio di una donna di nazionalità bulgara, abbiamo messo in quarantena le palazzine e mobilitato le forze dell’ordine perchè ci fosse un controllo rigoroso”.
L’ordinanza regionale resta in vigore fino al prossimo 30 giugno. De Luca ha annunciato che nelle prossime settimane ci saranno ulteriori controlli “a tappeto sugli stagionali che vanno a lavorare nelle campagne soprattutto nei mesi di luglio e agosto. Stiamo facendo un lavoro rigoroso e impegnativo per isolare i contagi che sono arrivati dalla Bulgaria o da altre parti del mondo”.
A Mondragone vanno avanti, anche se a rilento, le operazioni di trasferimento delle persone positive, peraltro tutte asintomatiche, al Covid Hospital di Maddaloni, dove sono diciannove quelli attualmente ricoverati; ieri sono stati trasferiti sei contagiati, ne mancano all’appello altri tredici, cui si aggiungono i nuovi positivi.
Qualcuno tra i positivi, però, non si riesce a rintracciare; molti inquilini, specie tra gli stranieri, non risultano censiti, e si ipotizza che abbiano fatto perdere le tracce, anche per timore di perdere il lavoro; molti sono braccianti agricoli, spesso sfruttati dai caporali di nazionalità bulgara, alcuni dei quali vivono anche negli ex Palazzi Cirio.
(La Repubblica)