La Conferenza Stato-Regioni sulla scuola è stata rimandata di 24 ore.
Se ne riparlerà venerdì, quando i rappresentanti degli Enti locali e i membri dell’esecutivo si incontreranno per discutere sulle linee guida per una riapertura a settembre che, nelle dichiarazioni di tutte le parti, deve essere garantita a tutti. Ma le posizioni sembrano ancora lontane. Lo si era intuito già in mattinata, quando il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore emiliano Stefano Bonaccini, era intervenuto definendo “irricevibili” le linee guida proposte dal governo in mattinata, anche se in serata ha dichiarato che un accordo politico sarà trovato “entro martedì”. Alle sue parole aveva risposto indirettamente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha ribadito la volontà del ritorno a scuola a settembre per tutti, spiegando però che “serve un po’ più di tempo, sull’edilizia scolastica dovremo fare miracoli“. Comuni e Province, però, chiedono proprio che questi “miracoli” non ricadano tutti sulle spalle degli amministratori locali: “Servono più fondi – hanno dichiarato i rappresentanti di Anci e Upi – Le responsabilità devono essere condivise tra noi e l’esecutivo”. E secondo fonti di governo, in sede di Consiglio dei Ministri la titolare della Scuola, Lucia Azzolina, ha chiesto 1 miliardo in più al governo.
Comuni e Province: “Servono più risorse, la responsabilità deve essere condivisa”
Nonostante lo slittamento del confronto tra Enti locali e governo sulle linee guida per la scuola, Comuni, Province e Città metropolitane avanzano richieste “prioritarie” all’esecutivo: “Servono risorse per fare gli interventi necessari ad assicurare la sicurezza nelle scuole e abbiamo bisogno di personale, altrimenti non saremo in grado di assicurare i servizi educativi – hanno dichiarato il presidente di Anci, Antonio Decaro, e il presidente di Upi, Michele de Pascale – Senza queste risposte, che sono essenziali per permettere la riapertura delle scuole, Anci e Upi non potranno dare intesa sul Piano scuola”.
Nello specifico, gli Enti locali chiedono che le loro proposte “siano trasformate in emendamenti del governo al decreto Rilancio per assegnare in maniera diretta a Comuni, Province e Città metropolitane i 400 milioni previsti per il 2020 nel fondo Covid-19 del ministero dell’Istruzione e norme per il rafforzamento degli organici degli educatori, degli insegnanti e del personale ausiliario anche attraverso assunzioni del personale per i servizi scolastici a tempo determinato”. Decaro e de Pascale auspicano che da parte dell’esecutivo venga posta particolare attenzione alle proposte: “Non vorremmo domani trovarci di fronte a un altro documento senza che ci sia data la possibilità di discuterne – proseguono – La riapertura delle scuole di ogni ordine e grado con didattica in presenza all’avvio del nuovo anno scolastico deve essere considerato l’obiettivo prioritario di tutte le istituzioni del Paese, ma è una responsabilità che deve essere condivisa. Non può certo essere gettata tutta sulle spalle di Comuni, Province e Città metropolitane”.
Conte: “Lavoriamo sulle riaperture a settembre per tutti, ma serve tempo”
Da parte del governo arrivano i primi messaggi indirizzati ai governatori italiani. Al Tg1 ha parlato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, garantendo che “stiamo lavorando per consentire a tutti gli studenti e le studentesse di tornare a scuola a settembre in presenza nella massima sicurezza”. Successivamente il premier ha poi voluto sottolineare che “la scuola è un pilastro del nostro sistema sociale, sono i nostri bambini, il nostro futuro. È normale che ci sia molta attenzione, molta preoccupazione. La ministra (Azzolina, ndr) – ha poi aggiunto – ha incontrato i sindacati e gli enti locali. Stiamo lavorando tutti i giorni per consentire di ritornare in sicurezza a scuola a settembre. Dateci ancora un po’ di tempo. Sull’edilizia scolastica ci sono soldi mai usati, dovremo fare un miracolo. Una nostra norma ha conferito a sindaci e presidenti di province il ruolo di commissari straordinari per poter procedere a tutto con due tranche di 300 milioni più altri 300. Stiamo facendo di tutto”.
Parole che ricalcano il pensiero del ministro della Salute, Roberto Speranza, che dal proprio profilo Facebook ha fatto sapere che il ritorno a scuola a settembre “è in questo momento la mia priorità. Riaprire tutte le scuole a settembre garantendo ai nostri figli il massimo della sicurezza”.
Bonaccini: “Da governo linee guida irricevibili
Il governatore emiliano ha già anticipato che saranno avanzate “delle controproposte che spero il ministero possa recepire. La scuola è un asse fondamentale del Paese ma è scuola se è l’insegnante con lo studente di fronte”. In particolare, “le Regioni pretendono di trovare un accordo insieme ai Comuni e alle Province. Stiamo lavorando per questo, abbiamo lavorato intensamente tutta la notte. Vediamo. Mi auguro che si possa trovare” un accordo, aggiunge, “altrimenti noi non potremmo dare l’intesa, ovviamente”.
In serata, parlando a Stasera Italia News su Rete 4, il governatore emiliano ha però fatto sapere che “oggi abbiamo chiesto al governo e ottenuto che entro martedì ci sia un accordo politico per riconoscerci quello che ci spetta”.
E sull’indiscrezione secondo cui la Azzolina avrebbe chiesto 1 miliardo in più per la scuola, il presidente della Conferenza delle Regioni ha dichiarato: “Va nella direzione giusta”, aggiungendo che il testo avuto oggi con le linee guida sulla scuola è “migliorativo” rispetto a quello di ieri, ritenuto irricevibile.
Proteste in piazza
Riapertura delle scuole in presenza per tutti gli studenti, senza riduzione di orario. È la richiesta del comitato “Priorità alla Scuola” che oggi pomeriggio ha indetto manifestazioni in 60 piazze italiane. Da Firenze a Ragusa, da Roma a Varese, da Palermo a Modena, da Milano a Napoli si svolgeranno i sit-in in contemporanea per dar vita a una “manifestazione nazionale”.
A scendere in piazza genitori, insegnanti e studenti. Alla mobilitazione indetta dal comitato hanno aderito più di 40 organizzazioni tra sindacati, associazioni di docenti, di genitori e di studenti. E proprio il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, ha dichiarato che “il Ministero dell’Istruzione arriva in ritardo, dopo mesi di silenzio, e fa proposte insufficienti a rimettere al centro la scuola come priorità per il Paese. Non bastano delle linee guida, come abbiamo chiesto nella nostra piattaforma, servono un Piano strategico di investimento sulla scuola, basato anche sull’utilizzo dei fondi europei, e un protocollo di sicurezza specifico”.
Il sindacalista ha motivato le proprie parole spiegando che “non possono esserci forme di flessibilità nelle mani delle singole scuole senza investimenti per aumentare il numero degli insegnanti: riconfigurazione dei gruppi classe, turni differenziati, riduzione del numero degli alunni per classe non sono possibili in assenza di risorse”. E il ruolo di coordinamento deve spettare proprio al ministero, continua, “che è anche garanzia della piena esigibilità del diritto costituzionale all’istruzione per tutti gli studenti. La valorizzazione dell’autonomia scolastica e il coinvolgimento di Regioni ed Enti locali sono una base di partenza, ma non al di fuori di un quadro di insieme che scongiuri l’aumento ulteriore dei già ampi divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese”.
E lancia poi l’allarme sui bambini sotto i 3 anni: “Il ministero continua a non occuparsene, nonostante per legge abbia il coordinamento del sistema di istruzione e di educazione zero-sei e la gestione di un fondo dedicato”.
(Il Fatto Quotidiano)