23 Novembre, 2024
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M5s, nel Lazio si dimette il consigliere Marco Cacciatore: “La scissione a Roma è già in atto”. Dal fronte rifiuti ai malumori per un Raggi-bis

Dopo anni di militanza, Cacciatore lascia il gruppo dei pentastellati in Regione: “Sono stato lasciato da solo con la mia battaglia per far sì che Roma diventi autosufficiente sul fronte dei rifiuti”.

La sua uscita rischia di diventare deflagrante per il 5 stelle nella Capitale. La frattura interna nasce dalla discarica di Malagrotta 2, ma riguarda la ricandidatura della sindaca al Campidoglio: “Virginia Raggi cos’ha fatto in 4 anni? Ha messo quattro aiuole sulla Colombo?”

“Ormai ho deciso: me ne vado. Una volta votavamo a maggioranza… ora non si vota più nulla. La scissione nel M5s di Roma? È già in atto”.

Entro qualche ora, Marco Cacciatore comunicherà le sue dimissioni dal gruppo del M5s in Regione Lazio. Sceglie Ilfattoquotidiano.it per annunciarlo, dopo anni di militanza, mentre ha già pronta la pec indirizzata all’ufficio della presidenza d’Aula. Ma è quella parola, “scissione”, a essere evocata per la prima volta, benché nella Capitale se ne parli silenziosamente ormai da settimane. Almeno dal 16 maggio, data dell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano dal reggente nazionale Vito Crimiche ipotizzava l’abbattimento del vincolo dei due mandati per le sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino. Da quel giorno in città è accaduto di tutto. Da un lato il fermento della base, con l’auto-candidatura della presidente del Municipio VII Tuscolano, Monica Lozzi, alle primarie cittadine (fin qui non contemplate) e la sfiducia unanime della minisindaca raggiana del IV Tiburtino, Roberta Della Casa. Dall’altro, gli endorsement nazionali – da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista – alla prima cittadina, che sembra aver iniziato la campagna elettorale pur non sciogliendo formalmente la riserva.

La discarica e “l’accordicchio Raggi-Zingaretti”

L’unica che appariva contraria all’idea di un Raggi-bis era proprio Roberta Lombardi, capogruppo nel Lazio e leader dei cosiddetti “ortodossi” (ma fra i fautori dell’alleanza M5s-Pd al governo). In realtà, secondo quanto dichiara Cacciatore – fino a ieri un “lombardiano di ferro” – anche l’ex deputata sembra essersi “adeguata”. “Sono stato lasciato da solo con la mia battaglia per far sì che Roma diventi autosufficiente sul fronte dei rifiuti e non continui a pesare sulla provincia – spiega il consigliere – Ho presentato degli emendamenti al piano rifiuti proposto da Nicola Zingaretti, ma mi è stato chiesto di ritirarli perché, cito testualmente, ‘l’anno prossimo ci sono le elezioni a Roma’. Così per giustificare l’accordicchio Zingaretti-Raggi sulla discarica e sugli ambiti territoriali, messo a punto dai luogotenenti Massimiliano Valeriani e Giuliano Pacetti, stiamo andando contro il nostro programma elettorale”. Aggiunge: “Mi è stato anche detto che stavo favorendo il centrosinistra ma non si rendono conto che ho spaccato la maggioranza, mettendo i consiglieri della provincia, e non solo, contro Zingaretti. O forse è proprio quello il problema?”.

 “La scissione è in atto”, ma Raggi (ancora) non rischia

L’uscita di Cacciatore rischia di diventare deflagrante per il M5s a Roma. Non che sia il primo pezzo perso dai pentastellati capitolini, tutt’altro. Ma è l’effetto domino che preoccupa. “Guardo con interesse a Monica Lozzi – dice Cacciatore – che pone un problema democratico interno. Poi ci sono i 15 consiglieri del Municipio IV fuoriusciti e tanti scontenti in giro per i territori. Se c’è il pericolo di una scissione su Roma? Quella scissione è già in atto, basta guardarsi intorno”. I vertici del M5s riconfermerebbero anche il sindaco di Marino, Carlo Colizza, vicinissimo a Cacciatore. Ma lui fa dei distinguo: “Colizza si è guadagnato la stima unanime della città portando la differenziata dal 25 al 71%. Virginia Raggi cos’ha fatto in 4 anni? Ha messo quattro aiuole sulla Colombo?”. L’uscita di Cacciatore rischia di pesare sulla tenuta della maggioranza Raggi in Campidoglio? La sua compagna è Simona Ficcardi, consigliera capitolina e grande oppositrice del progetto della discarica. Dovesse andare via anche lei, si assottiglierebbe la truppa del M5s in Aula Giulio Cesare, composta da 26 consiglieri contro i 24 necessari per assicurare l’andamento dei lavori, come esplicitato nei giorni scorsi dal ‘raggiano’ Roberto Di Palma, in un lungo post su Facebook. “Ma Simona si è impegnata a completare il mandato nel M5s, a meno di altri grossi sconvolgimenti”, assicura Cacciatore.

 “Lozzi candidata nel centrosinistra? Perché no, ma guardiamo anche al nazionale”

Proprio per la sua battaglia sui rifiuti, l’ormai ex lombardiano era già stato sospeso per 30 giorni dai probiviri. La sua “colpa”, aver presentato un esposto in Procura con al centro la delibera Raggi del 31 dicembre, sulla nuova discarica di Roma di Malagrotta 2portando i magistrati capitolini ad aprire un’inchiesta. “Abbiamo rinunciato ai nostri cavalli di battaglia – dice Cacciatore – dallo stadio della Roma fino a Tav, Tap e tutto il resto. Va bene la metamorfosi invocata da Di Maio, anche auspicabile, ma così è troppo”. E in caso di scissione romana, cosa farebbero i “ribelli”? Dove convergerebbero? I rumors cittadini indicano la possibilità che Monica Lozzi corra alle primarie del centrosinistra. E il consigliere quasi ex pentastellato “benedice” questa possibilità: “Bisogna guardare con attenzione ai progetti civici che si rivolgono a sinistra, per determinare scenari anche nazionali ed evitare l’ascesa delle destre. Mi sono sempre rapportato con figure che possono fare una scelta in questo senso e che si trovano ancora all’interno del M5s. Di Battista? No, ormai lui non lo ritengo più un nome spendibile”.

(Il Fatto Quotidiano)

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