Il presidente cinese Xi Jinping ha firmato la nuova legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, che prevede una stretta nei confronti del dissenso nell’ex colonia britannica.
Lo riferiscono i media di stato cinesi. La legge entrerà in vigore domani e prevede fino alla pena dell’ergastolo. Nell’approvare la legge, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ha anche approvato la sua introduzione all’interno dell’ordinamento di Hong Kong.
“Tutela della sicurezza nazionale, dell’ordine costituzionale e dello stato di diritto a Hong Kong” i concetti rivendicati dalla Cina dopo l’approvazione della legge. Il presidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, Li Zhanshu, ha sottolineato “gli sforzi risoluti ed efficaci” messi in campo in questa direzione dopo la chiusura dei lavori e ha insistito sul principio “un Paese, due sistemi” che – ha detto – va “orientato nella giusta direzione”.
Non ci saranno conseguenze per i “diritti fondamentali e le libertà” della “maggior parte dei residenti di Hong Kong”, che “saranno protetti” ha sostenuto la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, in un messaggio video al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. La contestata legge sulla “sicurezza nazionale” imposta da Pechino all’ex colonia britannica, ha ribadito, prende di mira solo i “criminali”. Carrie Lam è anche tornata a difendere il governo di Pechino, che – ha affermato – non poteva chiudere gli occhi davanti alle proteste violente degli ultimi mesi, agli appelli per l’indipendenza nell’ex colonia britannica.
“Alla luce dei sempre più accentuati rischi per la sicurezza nazionale”, è “sia necessaria che urgente” una legge sulla “sicurezza nazionale a livello statale” per “colmare le lacune della sicurezza nazionale a Hong Kong” ha detto Lam.
JOSHUA WONG SI DIMETTE DA GRUPPO PRO DEMOCRAZIA, DEMOSISTO SI SCIOGLIE
Qualche ora dopo il voto l’attivista Joshua Wong e gli altri leader di Demosisto hanno annunciato le loro dimissioni dal gruppo pro democrazia di Hong Kong. Su Twitter Wong ha scritto: “Se la mia voce non sarà ascoltata presto, spero che la comunità internazionale continui a parlare a favore di Hong Kong e intensifichi gli sforzi concreti per difendere il nostro ultimo pezzo di libertà”.
“Con ampi poteri ed una legge mal definita, la città sarà trasformata in uno stato di polizia segreta. I manifestanti di Hong Kong ora affrontano alte possibilità di essere estradati nei tribunali cinesi per i processi e condanne all’ergastolo” ha sottolineato Wong.
Dopo la notizia dell’approvazione da parte della Cina della contestata legge sulla “sicurezza nazionale” e le dimissioni di Joshua Wong e di altri esponenti del movimento, Demosisto ha annunciato su Twitter il suo scioglimento. “Questa mattina abbiamo ricevuto e accettato l’abbandono di Joshua Wong, Nathan Law, Jeffrey Ngo e Agnes Chow – si legge nel tweet – Dopo un lungo dibattito interno, abbiamo deciso di sciogliere il gruppo e porre fine a tutte le attività alla luce delle circostanze”.
LE REAZIONI
Uno sviluppo “deplorevole”. Così il Giappone dopo le notizie arrivate da Hong Kong. “Il principio ‘un Paese, due sistemi’ è molto importante per il Giappone – ha commentato il portavoce del governo di Tokyo, Yoshihide Suga, durante una conferenza stampa – dal momento che con Hong Kong abbiamo stretti rapporti, sia a livello economico che tra le popolazioni”.
“E’ deludente che la Cina non mantenga le sue promesse” ha detto la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, convinta che per questo motivo il modello ‘un Paese, due sistemi’ imposto a Hong Kong si sia rivelato un fallimento. Qui, secondo Tsai, il gigante asiatico non ha infatti mantenuto la promessa di un alto livello di autonomia. “Il modello ‘un Paese, due sistemi’ non funziona”, ha incalzato la presidente dell’isola, che Pechino considera una ‘provincia ribelle’.
STOP USA A EXPORT ARMAMENTI
Gli Usa hanno deciso lo stop all’export di materiale di difesa a Hong Kong. Non si può “correre il rischio” che “finisca nelle mani” dei militari cinesi, “il cui obiettivo principale è difendere la dittatura del Partito comunista con qualsiasi mezzo” si legge in una nota del Dipartimento di Stato in cui si spiega che la misura deriva dalla “decisione del Partito comunista cinese di stralciare le libertà di Hong Kong” e “violare i suoi impegni in base alla Dichiarazione congiunta sino-britannica”. “Dal momento che Pechino procede con l’approvazione della legge di sicurezza nazionale, gli Stati Uniti porranno oggi fine alle esportazioni di materiale di difesa” e inizieranno a considerare allo stesso modo Hong Kong e la Cina.
“Gli Stati Uniti – si legge – si vedono obbligati ad adottare questa misura per proteggere la propria sicurezza nazionale”. “Le nostre azioni mirano al regime, non al popolo cinese. Ma – conclude la nota – dal momento che ora Pechino tratta Hong Kong come ‘un Paese, un sistema’, anche noi dobbiamo farlo”.
Da parte sua il ministero degli Esteri di Pechino fa sapere che la Cina “non ha paura” delle “minacce” e delle “intimidazioni” degli Stati Uniti e i tentativi di bloccare la contestata legge sulla “sicurezza nazionale” a Hong Kong sono destinati al “fallimento”. La Cina, come riporta il Global Times, promette l’adozione delle “necessarie contromisure” a tutela dei suoi interessi nazionali.
LA POSIZIONE DELL’EUROPA
La nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata dall’Assemblea nazionale del popolo cinese “rischia di minare seriamente l’elevato grado di autonomia di Hong Kong e di avere effetti negativi sull’indipendenza della magistratura e sullo Stato di diritto. Deploriamo questa decisione” dice il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, in videoconferenza stampa a Bruxelles, dopo un summit on line Ue-Corea del Sud a livello di leader.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aggiunge che “abbiamo reso chiaro in diverse occasioni, e anche nei nostri diretti contatti con la leadership cinese la settimana scorsa, che la nuova legislazione non è conforme alla legge fondamentale di Hong Kong e neanche con gli impegni presi dalla Cina a livello internazionale sia sulla procedura di adozione che nella sostanza. Siamo molto chiari: per noi è una questione molto critica e siamo seriamente preoccupati”.
(AdnKronos)