23 Novembre, 2024
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Dl semplificazioni: Conte, dobbiamo tutti osare

‘No a principio per cui non si fa per paura infiltrazioni’

Dagli appalti, all’abuso d’ufficio, fino al danno erariale. Sono ancora diversi i nodi da sciogliere nel decreto sulle semplificazioni. A quanto emerge al termine del vertice di questa mattina a Palazzo Chigi, tra i partiti sono rimaste distanze sui diversi temi e si è deciso di chiudere la discussione in sede politica per passare la palla all’esame tecnico del preconsiglio dei ministri. Ma più d’uno, al termine della riunione di questa mattina, vede difficile un’approvazione del testo definitivo in Cdm e ritiene probabile che il via libera arrivi “salvo intese”. Sul tema degli appalti sopra soglia e sull’elenco delle opere pubbliche da sbloccare, si starebbe ancora in queste ore cercando un’intesa. Ma Leu, con Loredana De Petris, tiene aperto anche il tema dell’edilizia, reputando non sufficiente lo stralcio della norma sul condono dal testo: “Restano norme per noi inaccettabili come quelle che consentono le ricostruzioni in deroga, senza mantenere le stesse sagome: non c’è l’esclusione dei centri storici e di tessuti urbani consolidati. Si capisce bene che impatto puo’ avere”. Quanto al tema dell’abuso d’ufficio, mentre il Pd spiega che un accordo di massima è stato raggiunto, la stessa De Petris afferma che non si sono fatti passi avanti e fonti di Iv dicono di aver chiesto lo stralcio della norma. “Abbiamo fatto le nostre osservazioni – dice De Petris – ora spetta al governo”.

“È il momento del coraggio:

l’Italia non è disposta a fare passi indietro. Non possiamo concederci di mancare questo appuntamento storico per l’Italia. Tutti dobbiamo osare. Non possiamo accettare il principio per cui non facciamo per paura di infiltrazioni”, ha detto il premier Giuseppe Conte. 

“Piena convergenza con Zingaretti sul decreto semplificazioni da portare presto in Cdm. La pensiamo allo stesso modo: bisogna correre”, ha detto il Conte dopo l’incontro con il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

Tra Nicola Zingaretti e Giuseppe Conte c’è stato un “positivo incontro di chiarimento dopo le incomprensioni”, hanno detto fonti Pd. “Il governo – aggiungono – ha la forza per decidere e fare le cose. Il Pd è il primo sostenitore della sburocratizzazione dello Stato e della semplificazione. Rispettando le autonomie dei territori e’ giusto provare a costruire progetti unitari e condivisi nelle regioni”.

“Ci auguriamo che il governo definisca e vari al più presto il cosiddetto decreto-semplificazioni che è stato annunciato”, ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Le bozze che sono circolate finora non risolvono tutte le criticità ma – sottolinea – è innegabile che il problema è immenso e costituisce da molti anni un collo di bottiglia per la crescita del Paese, la realizzazione di opere e interventi troppo a lungo rinviati, il reddito e il lavoro di centinaia di migliaia di italiani”. Per questo, indica il leader degli industriali, “un segnale forte è indispensabile e bene ha fatto il premier Conte ad annunciarlo in questi giorni anche nei suoi colloqui europei”. 

Intanto per quanto riguarda il dl Rilancio si tratta ancora sugli incentivi per l’automotive,

anche se l’intesa per spingere lo smaltimento del parco auto euro6 invenduto negli autosaloni sembra a portata di mano. E manca ancora la versione definitiva degli aiuti alle scuole paritarie e pure del superbonus al 110%, mentre sono in arrivo 40 milioni per risolvere il pasticcio di numerosi comuni zone rosse rimasti esclusi da uno stanziamento ad hoc. Slitta l’approdo in Aula del decreto Rilancio: si punta a chiudere prima del weekend per passare all’assemblea lunedì, dove il governo dovrebbe porre la fiducia. La commissione Bilancio continua a lavorare alle centinaia di emendamenti al decreto Rilancio, ma in una settimana ha approvato pochissime modifiche, dallo sconto sull’Imu a chi paga con l’addebito bancario all’ecobonus che sale a 4mila euro per comprare i motorini elettrici, fino alla stabilizzazione dei precari di lungo corso della P.a. Si è rischiato anche l’incidente, con un voto sul filo finito 14 a 14 su un emendamento leghista da 400 milioni.

(Ansa)

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