La Procura di Genova fa luce sulla fornitura di pannelli antirumore alla A-12 Genova-Rosignano dopo il distaccamento di alcuni componenti verificatosi a fine 2019
Da un lato la nuova tempesta giudiziaria su Autostrade, con l’amministratore delegato, Roberto Tomasi, indagato nell’inchiesta della Procura di Genova sulle barriere antirumore installate lungo la rete autostradale che sarebbero fuori norma. Dall’altro la vicenda della quota di Atlantia in Aspi strettamente legata alla revoca della concessione da parte del governo.
Nuova proposta di Atlantia
Il consiglio di amministrazione di Atlantia ha dato mandato al suo amministratore delegato di mettere a punto una lettera con una proposta migliorata per risolvere la disputa con il governo sulla concessione. Lo riporta la Reuters sul proprio sito citando alcune fonti. Nella proposta Atlantia dirà di essere pronta a tagliare la propria quota in Autostrade per l’Italia sotto il 50% dall’attuale 88% per fare posto a un investitore statale.
I reati contestati a Tomasi sono attentato alla sicurezza dei trasporti, frode in pubbliche forniture e disagi al traffico. L’indagine ha preso le mosse da alcuni esposti, tra i quali quello del presidente della Regione Giovanni Toti che chiede i danni ad Aspi.
L’affaire dei pannelli antirumore
Nel fascicolo riguardante la posizione di Tomasi – che tuttavia non avrebbe avuto un ruolo centrale nella vicenda – si ipotizza anche la violazione al contratto di concessione firmato tra Autostrade e Stato. L’inchiesta, affidata alla Guardia di finanza di Genova, era iniziata a fine 2019, quando sulla tratta Rapallo-Sestri Levante (sulla A-12 Genova-Rosignano) si erano staccati alcuni pannelli antirumore e soltanto per circostanze fortuite si era evitata la tragedia. L’indagine colpisce, se possibile, ancora più duramente l’immagine di Autostrade, dal momento che Tomasi rappresentava l’uomo della svolta e gli stessi inquirenti gli riconoscono «un modo di operare diverso da chi lo ha preceduto».
Aspi: l’ad non aveva competenze sulle barriere
L’amministratore delegato non aveva competenze sulle barriere fono-assorbenti. Lo precisa una nota di Aspi. Nella nota si legge anche che Tomasi ha avuto modo di chiarire la sua posizione in un incontro con l’Autorità giudiziaria che si è tenuto a Genova lo scorso gennaio in cui Tomasi “ha chiarito che la sua partecipazione al Comitato Grandi Opere di Aspi avveniva solo con la finalità di presentare alcuni progetti di potenziamento della rete di cui, al tempo, aveva diretta competenza”. Di tali progetti “non hanno mai fatto parte le barriere fono-assorbenti oggetto di indagine – installate su 60 km su un totale di 3.000 km della rete Aspi – rispetto alle quali Tomasi non ha mai avuto alcuna responsabilità diretta o indiretta”, conclude la nota.
Ma il punto vero è che ci sono altre vicende ancora all’attenzione degli inquirenti. Per esempio, la mail scritta la notte dopo il crollo del Ponte Morandi, con cui si escludevano problemi pregressi alla struttura. O la distribuzione di riserve agli azionisti nel 2017, poco prima dell’ingresso di investitori tedeschi e cinesi.
Sono vicende che coinvolgono Tomasi e almeno un altro dirigente-cardine dell’attuale corso della società, Enrico Valeri, che ha alle spalle una lunga carriera interna. Questo ostacola la ricostruzione dell’immagine aziendale in corso per riaccreditarsi come gestore affidabile. La ricostruzione è basata sul fatto che i dirigenti più compromessi nel crollo del Morandi e in altri gravi episodi degli scorsi anni sono stati allontanati.
Conte: procedura di revoca a giorni
Sul delicatissimo tema della concessione, con la proroga ad Autostrade e al tempo stesso le pressioni provenienti da più parti per togliere la concessione ad Aspi, il premier è stato chiaro: «Abbiamo completato l’opera del Ponte di Genova in tempi talmente rapidi che non abbiamo ultimato nemmeno la procedura di revoca, che terminerà nei prossimi giorni», ha dichiarato. L’alternativa alla revoca, come si è detto più volte in questi giorni, è un nuovo accordo che modifichi l’assetto azionario di Aspi facendo scendere i Benetton e dando la maggioranza a soci pubblici.
Braccio di ferro Toti-governo
Intanto cresce di intensità lo scontro tra il presidente della Liguria Giovanni Toti e il Governo sugli ingorghi nelle autostrade liguri legati alle ispezioni di Aspi nelle gallerie sulla base di quanto chiesto dal Mit. «Sabato o lunedì», ha annunciato Toti, la regione presenterà al tribunale di Genova una richiesta danni. In Liguria «al momento quello che si prospetta, è una paralisi totale», ha poi avvertito presagendo chiusure prolungate per lavori su alcune tratte della Genova-Ventimiglia (A10), Milano-Genova (A7) e Genova-Rosignano (A12).
La procura di Genova ha aperto un fascicolo dopo una serie di esposti, in primis quello dello stesso Toti, per i disagi nel nodo autostradale ligure. I magistrati hanno chiesto chiarimenti al Mit e ad Aspi su tempistiche e modalità degli accertamenti e sull’anticipo della fine delle ispezioni e il differimento degli interventi meno urgenti. Nell’esposto il governatore aveva evidenziato che «le modalità di programmazione e effettuazione dei lavori poste in essere nelle ultime settimane sembrano improntate principalmente alla tutela di una accezione “strutturale” di sicurezza, legata cioè esclusivamente alla stabilità dell’infrastruttura, senza considerare che la sicurezza deve essere anche valutata nella sua accezione “funzionale”».
Gli esposti delle pubbliche assistenze del Levante
Nel fascicolo sono confluiti anche gli esposti delle pubbliche assistenze del Levante che lamentavano ritardi nell’assistenza ai pazienti e nel trasporto in ospedale con ambulanze e automediche bloccate nelle code. Al riguardo Autostrade per l’Italia ha assicurato la massima collaborazione all’autorità giudiziaria per fornire tutte le informazioni che saranno ritenute utili. Le modalità, gli standard e le tempistiche di svolgimento delle attività di ispezione nelle gallerie liguri vengono svolte seguendo rigorosamente le prescrizioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha sottolineato la società. La rete ligure, intanto, è andata nuovamente in tilt. Dopo il maxi ingorgo del «venerdì nero» (3 luglio) con code fino a 20 chilometri, mercoledì è stata chiusa la tratta tra Bolzaneto e Genova Ovest sulla A7 (verso Genova), per l’imprevista prosecuzione oltre l’alba dei controlli avviati nella galleria Zella e le code avevano raggiunto anche i 16 chilometri. Giovedì sono rimaste più contenute, fino a 6 chilometri. Ma in compenso le tratte a una sola corsia hanno creato un nuovo imbuto sulla A26 Genova-Gravellona, con 9 chilometri di coda in prossimità di Masone. Nella galleria Zella si sta procedendo intanto al ripristino dei difetti riscontrati: riaprirà solo nei prossimi giorni.
(Il Sole24Ore)