4 Marzo, 2025
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Contraddizioni del mondo, di Claudio Cappabianca

Lo sviluppo delle conoscenze, dai primordi dell’umanità ai nostri giorni, ci permette di analizzare dal macro al micro il mondo che ci circonda; ma troppo spesso non vogliamo approfondire l’analisi per varie ragioni: l’analisi ci condurrebbe a drastici mutamenti delle nostre abitudini, sconvolgimenti dell’economia, rivoluzione nei rapporti tra popoli, ma anche all’interno dei singoli paesi.

La pandemia generata dal Covid-19 ha messo chiaramente in luce molte delle cause, esaminiamo solo alcune di queste.

Antropizzazione:

rapporto tra uomo e ambiente. La popolazione mondiale aumenta a ritmo esponenziale; nell’anno 1000 eravamo circa 400 milioni, nel 1900 1,650 miliardi, nel 2000 circa 6,000 miliardi, nel 2020 circa 7 miliardi, e con proiezione per il vicino 2025 di oltre 8 miliardi. Se all’incremento prima citato aggiungiamo che, grazie alla medicina nel suo insieme, l’età media è destinata a salire dovremmo riflettere su una serie di argomenti: la terra ha sufficienti risorse per tutti? Siamo disponibili a cedere dei nostri privilegi a popolazioni che non hanno a sufficienza risorse?

Lo stesso settore del turismo raramente riesce a minimizzare gli effetti di un turismo di massa con la perdita di zone da preservare; gli esempi sono molti: le nostre montagne, sedi di impianti sciistici bellissime durante la stagione invernale, diventano squallide praterie durante l’estate; coste bellissime vengono invase da orde di bagnanti con ombrelloni, lettini, nonché di moto d’acqua o natanti che hanno solo lo scopo di farsi notare a distanza non regolamentari. Però i comuni che hanno la competenza su tali aree non ne possono fare a meno per non compromettere i loro esigui bilanci.

Sviluppo industriale.

Lo sviluppo industriale richiede lo sfruttamento di risorse in termini energetici e di minerali. Entrambe le problematiche hanno due fattori comuni: l’energia richiesta sia per scopi industriali sia per scopi civili, ma sicuramente se tutti vogliamo accedere a tali servizi bisogna cambiare. Esempi? Vediamo come i nostri strumenti quotidiani quali automobili, elettrodomestici, computer hanno una vita media sempre più breve sia perché prodotti con materiali deperibili, sia perché il processo di invecchiamento dell’hardware è volutamente accelerato da teorici miglioramenti, obsolescenza programmata. Una stima delle Nazioni Unite fa ammontare a circa 50 ML di tonnellate i rifiuti da componenti elettronici che non sono equiparabili a rifiuti “normali” sia per la loro pericolosità – rappresentano un rischio per l’ambiente e per la salute umana – sia per il loro valore economico. La stima per telefonini, TV, elettrodomestici che eliminiamo in discarica ha un valore di oltre 50 miliardi di euro.

Eguaglianza sociale.

Il mondo è sempre più diviso tra coloro che hanno accessibilità all’istruzione, sicurezza del lavoro, stato sociale, accessibilità alle cure sanitarie, e coloro i quali non hanno nulla o quasi. I popoli avanzati comprano interi territori per poter incrementare le loro produzioni agricole o produzione di bestiame, oppure incrementano la deforestazione solo per impadronirsi di risorse a proprio vantaggio: non importa se scompaiono intere popoli originari o si tolgono le fonti della loro sopravvivenza. Una indagine condotta dal Censis ha messo in luce che 5 giovani su 10 nel pieno dell’emergenza Covid-19 ritengono che sarebbe giusto penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure e nella competizione sulle risorse pubbliche, poiché gli anziani sarebbero privilegiati nel dissipare risorse pubbliche. La pandemia ha creato un conflitto intergenerazionale: da una parte gli over 65, mediamente in buona salute, solidi economicamente, con vite appaganti e una riconosciuta utilità sociale, e dall’altra i giovani. Il 49,3% dei millennials (ovvero chi ha tra i 23 e i 39 anni, il 39,2% della popolazione) ritiene che nell’emergenza sia giusto che i giovani siano curati prima degli anziani; inoltre il 35% dei giovani (il 26,9% nel totale della popolazione) è convinto che sia eccessiva la spesa pubblica per gli anziani a danno dei giovani. Eppure, molto dello stato sociale è sostenuto dai genitori o nonni, sia finanziariamente sia con il mantenimento fattivo dei nipoti.

Trasporti.

E’ logico il perseguire linee ferroviarie sempre più veloci senza tenere conto che andrebbero sviluppate ferrovie per i pendolari o mezzi di comunicazioni adeguati alle grandi masse? Il ridurre i tempi di percorrenza tra Milano e Salerno quanto costa in termini di energia e costi d’inquinamento ambientale?

Le città.

L’organizzazione delle città andrebbe radicalmente rivista in funzione di una vivibilità maggiore: nei secoli scorsi le piazze erano luoghi di socializzazione e d’incontri, ora sono ridotte a enormi parcheggi; negli anni ’60 e ’70 masse di cittadini sono stati invogliati ad abitare fuori città per motivi economici e di vivibilità, ma nulla è stato fatto per adeguare i trasporti pubblici. La periferia romana, ad esempio, ormai è ben oltre il GRA e la mattina code interminabili di auto entrano in città; non esistono mezzi pubblici o come minimo centri di parcheggio allocati agli svincoli. Ma la scelta di privilegiare il trasporto privato a scapito del trasporto pubblico fu un gravissimo errore dei primi anni ’50 per favorire l’industria nazionale. Sempre in quegli anni, si assisté alla migrazione di intere masse dal sud al nord senza nessun piano di integrazione o meglio di adeguamento di case e assistenza varia.

Programmazione.

E’ una filosofia scomparsa dal nostro sistema politico per varie ragioni: durata dei nostri governi che non hanno interesse alcuno a programmi di medio o lungo termine in quanto i loro successori sono sempre pronti a cancellare il pregresso o a dire che è tutta colpa dei precedenti governi. Qualunque sistema, dalla famiglia all’industria, ha bisogno di avere una serie di rassicurazioni su ciò che avverrà negli anni successivi. I danni di questo sistema che vive ormai alla giornata sono sotto gli occhi di tutti: una giovanissima ragazza, studentessa di Manziana del 3° liceo, ha scritto al nostro giornale L’agone invocando l’importanza dell’ISTRUZIONE. E’ una richiesta di una persona cosciente e che proietta nel futuro le necessità di una società pensante; basta con un qualunquismo generante solo disaggregazione e nessun progresso. Un altro esempio lampante è la situazione scolastica: si critica qualunque scelta inerente il necessario distanziamento tra gli studenti, ma non si dice e non si analizza cosa è stato fatto o meglio ancora non fatto per l’edilizia scolastica vetusta e decadente. I finanziamenti per la scuola sono stati dirottati anche su opere o scelte inutili; si pensa allo smart working o l’e-lerning ma abbiamo una rete internet non al passo con i tempi. Oltretutto, non si considerano  i costi per le famiglie e non si pensa alla necessità di avere più postazioni a famiglia, senza considerare che le famiglie in molti casi devono anche provvedere a fornire i figli di carta igienica e carta per fotocopie. Il corpo insegnanti sotto pagato rispetto alla media europea non viene formato e i programmi scolastici vengono cambiati ad ogni mutamento di governo. E’ concepibile che la scuola pubblica goda di risorse economiche inferiori alla scuola privata? Le università del nord godono di una classifica migliore di quelle del sud, col risultato di emigrazione di giovani che vedono anche prospettive di lavoro migliori: la laurea di Politecnici milanesi e torinesi sono ambite e garantiscono tempi nettamente inferiori per essere assunti in Italia o all’estero. L’Italia perde i migliori.

Fa parte di questo punto la competitività delle nostre migliori industrie: non facciamo ricerca, ma solo trasformazione delle materie prime, o in molti casi lavoriamo su brevetti esteri.

Conclusioni.

Partendo dall’ultimo punto e non volendo essere pessimisti, bisogna che tutti noi facciamo un reset e ci impegniamo ad una azione pressante, a cominciare dagli amministratori locali, per avviare un processo di sviluppo che ottemperi alle necessità su espresse: quindi basta con egoismi o soluzioni semplicistiche; si deve ricostruire quanto abbiamo perso negli ultimi anni, per questo abbiamo bisogno dei giovani che con le loro forze e le loro idee diano una spinta al rinnovamento. Ricordiamo quanto generato dal movimento di una ragazzina, Greta Thunberg (“dove sono gli adulti”, “la natura non aspetta”) e se non vogliamo che questo patrimonio di idee venga perso “armiamoci e partiamo”.

(Claudio Cappabianca)

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