19 Luglio, 2024
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Un nuovo articolo della Dott.ssa Giusi Ancora: Anoressia nervosa

ANORESSIA NERVOSA

L’anoressia può essere considerata un disturbo dell’epoca moderna nei paesi occidentali. Da una parte, i mass media trasmettono continuamente immagini di donne snelle, ricolme di successo, attenzione, amore.

Dall’altra parte, il cibo è sovrabbondante; condizione necessaria per un comportamento basato su abbuffate alimentari.

L’anoressia è praticamente sconosciuta nelle culture in cui la magrezza non è pensata come una virtù.

Ciò che caratterizza l’anoressia è una fanatica ricerca della magrezza, connessa ad un’opprimente paura di ingrassare.

La preoccupazione per il cibo ed il peso rappresenta una manifestazione tardiva di un disturbo più profondo della propria identità in pazienti che manifestano la ferma convinzione di essere completamente impotenti ed inefficaci nell’affrontare la vita. Quindi, si tratta di un tentativo estremo di cura personale, finalizzato a sviluppare, attraverso la “disciplina sul corpo”, un senso di individualità e disicurezza.

Le pazienti trasformano la loro angoscia in preoccupazione per il peso e per il cibo, in modo tale da non doversene più occupare negli altri aspetti del proprio vissuto.

Nella pratica clinica è comune riscontrare narrazioni di un preciso avvenimento o di un’osservazione che li ha fatti sentire troppo grassi ed a partire dal quale il problema si è manifestato; in realtà, questi episodi sono preceduti da profondi dubbi circa la propria persona e le proprie competenze.

Per quanto vari siano gli avvenimenti esteriori che possono innescare la patologia, la causa denunciata non è quasi mai il fattore veramente responsabile. Nel loro modo di pensare concreto ed infantile, le anoressiche imputano al corpo il loro malessere, tentando di risolverlo su quel “terreno”.

Le anoressiche affermano che si limitano nel mangiare perché sono troppo grasse. Nella maggior parte dei casi, però, il peso è del tutto normale, ma le pazienti si comportano come se nessuno avesse mai detto loro che sviluppare certe curve e certe rotondità è parte di una normale evoluzione.

All’interno di una percezione corporea distorta, attribuiscono a se stesse la colpa dei loro difetti, veri o immaginari, e c’è un elemento veramente autopunitivo nel modo in cui si negano qualunque comodità o piacere.

Dott.sa Giusi Ancora

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