24 Novembre, 2024
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La crisi post epidemia è la terra di Bengodi per le mafie

La paralisi economica innescata dal coronavirus apre prospettive di crescita “da dopoguerra” per le cosche. Secondo la Dia anche il ciclo della Sanità è nel mirino dei boss. La ‘Ndrangheta è l’organizzazione in maggiore ascesa

La paralisi economica innescata dalla pandemia “puo’ aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”.

È l’allarme lanciato dalla Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione semestrale, un report di quasi 900 pagine che si apre con lo “Speciale Covid” dedicato ad “un’emergenza globale e senza precedenti”. “Le mafie – premette il dossier – nella loro versione affaristico-imprenditoriale immettono rilevanti risorse finanziarie, frutto di molteplici attività illecite, nei circuiti legali, infiltrandoli in maniera sensibile”.  Dimostrandosi capaci di “intelligere tempestivamente ogni variazione dell’ordine economico e di trarne il massimo beneficio”.

Le cosche approfittano di un sistema fragile

Il rischio, concreto, è che il post Covid amplifichi tutto questo: “non solo a causa del periodo di lockdown che ha interessato la gran parte delle attività produttive, ma anche perché lo shock del coronavirus è andato ad impattare su un sistema economico nazionale già in difficoltà” e “impattando sull’economia reale, ha finito per accrescere, specie nelle regioni del sud Italia e nelle periferie depresse delle grandi aree metropolitane, le sacche di povertà e di disagio sociale già esistenti”.

C’è il rischio di rivolte sociali alimentate dalle mafie

“Lo scenario post Covid impone che, sul piano sociale, una particolare attenzione deve essere rivolta al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica”, scrive la Dia, secondo cui appare “evidente che le organizzazioni criminali hanno tutto l’interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud”.

Non solo: “parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico. Si tratta di un vero e proprio investimento sul consenso sociale, che se da un lato fa crescere la ‘rispettabilità’ del mafioso sul territorio, dall’altro genera un credito, da riscuotere, ad esempio, come ‘pacchetti di voti’ in occasione di future elezioni”.

La burocrazia alleata naturale dei criminali

“Saranno i lacciuoli della burocrazia che potranno favorire le mafie nell’accaparrarsi gli stanziamenti post Covid, con danni particolarmente rilevanti per il Sistema Paese”.  si legge nella relazione che avverte che “se nella fase dell’emergenza sanitaria, la rosa delle istituzioni è stata pressoché unanime nel vigilare sugli eventuali tentativi di infiltrazioni mafiose, nella ‘fase 3’, con il progressivo decadimento dell’attenzione, quando i riflettori si abbasseranno, le mafie sicuramente tenderanno a riprendere spazio, insinuandosi nelle maglie della burocrazia”.

Ecco perché la Dia ritiene “fortemente auspicabile” l’adozione di una strategia di prevenzione antimafia “adattativa”. Una strategia, ciop, “che tenga prioritariamente conto della necessita’ di non precludere o ritardare in alcun modo l’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno stanziate” passando anche attraverso “una radicale semplificazione delle procedure di affidamento di tutti gli appalti e servizi pubblici”.

Un modello virtuoso: la ricostruzione del ponte Morandi

Obiettivo raggiungibile “replicando il modello già positivamente sperimentato per il Ponte Morandi di Genova, dove si è raggiunta una perfetta sintesi tra efficacia delle procedure di monitoraggio antimafia e celerità nell’esecuzione dei lavori”.

Dopo la droga, solo il gioco d’azzardo

“Nel ‘paniere’ degli investimenti criminali, il gioco rappresenta uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività: dopo i traffici di stupefacenti è il settore che assicura il più elevato ‘ritorno”‘ dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio”.  È un settore “attorno al quale sono andati a polarizzarsi gli interessi di tutte le organizzazioni mafiose, dalla camorra alla ‘ndrangheta, dalla criminalità pugliese a Cosa Nostra, in alcuni casi addirittura ‘in consorzio’ tra di loro”.

Anche la Sanità è a rischio

“La semplificazione delle procedure di affidamento, in molti casi legate a situazioni di necessità ed urgenza, potrebbe favorire l’infiltrazione delle organizzazioni criminali negli apparati amministrativi, specie di quelli connessi al settore sanitario” segnala la relazione  della Dia, secondo cui “sono prevedibili importanti investimenti criminali nelle società operanti nel ‘ciclo della sanità’, siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (mascherine, respiratori, ecc), nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza. Ne’ va trascurato il fenomeno della contraffazione dei prodotti sanitari e dei farmaci”.

‘Ndrangheta uber alles

Un’organizzazione “silente, ma molto attiva sul fronte affaristico imprenditoriale, sempre più leader dei grandi traffici internazionali di droga, quindi in costante ascesa per ricchezza e ‘prestigio'”. È l’immagine della ‘ndrangheta disegnata dalla Direzione investigativa antimafia, secondo cui “l’affermazione criminale dei clan calabresi è da ricondurre, in prima battuta, ai vincoli tradizionalistici e familiari, che la rendono ben salda già dalla base, ossia dai legami di sangue, preservandosi in tal modo, quasi del tutto, dall’esposizione al rischio del pentitismo”.

Proprio questo risulta tuttora “l’aspetto principale che pone la ‘ndrangheta quale interlocutore privilegiato per i più importanti gruppi criminali stranieri, in quanto partner affidabile per qualsivoglia affare transnazionale. I narcos sudamericani, in particolare, paiono apprezzare ormai da diversi decenni l’impermeabilità delle consorterie calabresi a forme di collaborazione con le istituzioni, che potrebbero compromettere l’immissione nei mercati delle ingenti produzioni di droga”.

(Agi)

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