24 Novembre, 2024
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Omicidio Serena Mollicone, a processo tre carabinieri, il figlio e la moglie di uno di loro

Tutti a giudizio.

Dopo un’infinità di depistaggi e misteri, un processo a tre carabinieri, al figlio e alla moglie di uno dei militari,

disposto dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, dovrebbe finalmente chiarire cosa è accaduto a Serena Mollicone, sparita diciannove anni fa da Arce, in provincia di Frosinone, e trovata soffocata in un boschetto. Un cold case su cui da tempo è calata un’ombra pesantissima, quella che la diciottenne possa essere stata uccisa in quello che doveva essere il luogo più sicuro del suo paese: la caserma dell’Arma. La prima udienza è fissata per il prossimo 11 gennaio.

Il gup di Cassino, Domenico Di Croce, ha infatti disposto il rinvio a giudizio del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, della moglie Anna Maria, del figlio Marco, del maresciallo Vincenzo Quatrale e dell’appuntato Francesco Suprano. La famiglia Mottola e Quatrale sono accusati di concorso nell’omicidio. Quatrale, inoltre, è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Infine Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento. Il rinvio a giudizio per i cinque indagati era stato chiesto il 30 luglio 2019 dalla procura di Cassino. In aula erano presenti Mottola, Quatrale e Suprano. Assenti il figlio del maresciallo Mottola, Marco, e la moglie.

 “Era tutto previsto – ha commentato Mottola – era tutto previsto.

Non ho ancora avvisato la mia famiglia. Se temo il processo? no, siamo tranquilli”. “Siamo consapevoli delle nostre ragioni e le faremo valere. Il maresciallo Mottola è innocente, si è detto tranquillo e affronterà serenamente il processo”, ha detto l’avvocato Francesco Germani, difensore della famiglia Mottola. “Sono 10 anni che il maresciallo e la sua famiglia sono nel tritacarne mediatico, hanno affrontato questa situazione con una forza d’animo encomiabile e sono convinti che prima o poi la verità verrà fuori – ha aggiunto l’avvocato – Quello che stanno vivendo è un macigno che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Non è degno di un paese civile che si debbano aspettare 10 anni per un processo”.

Serena Mollicone, un mistero lungo 19 anni

Serena Mollicone sparì da Arce il 1 giugno 2001 e venne trovata dopo due giorni in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, senza vita, con le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica. Due anni dopo, accusato di omicidio e occultamento di cadavere, venne arrestato Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere. Le indagini hanno quindi ripreso vigore nel 2008 quando, prima di essere interrogato di nuovo dai magistrati, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita, secondo gli inquirenti perché terrorizzato dal dover parlare e confermare quanto aveva riferito su quel che era realmente accaduto nella stazione dell’Arma di Arce sette anni prima, ovvero di aver visto entrare appunto nella caserma Serena il giorno dell’omicidio e di non averla mai vista uscire.

Le nuove indagini puntano sulla caserma dei carabinieri

Alla luce dei nuovi accertamenti compiuti dai carabinieri di Frosinone, dai loro colleghi del Ris e dai consulenti medico-legali, il pm Maria Beatrice Siravo, facendosi largo in una selva di depistaggi andati avanti per diciannove lunghi anni,

si è così convinta che la diciottenne il giorno della sua scomparsa si fosse recata presso la caserma dei carabinieri, che avesse avuto una discussione con Marco Mottola, il figlio dell’allora comandante della locale stazione dell’Arma, e che lì, in un alloggio in disuso di cui avevano disponibilità i Mottola, la giovane fosse stata aggredita. La studentessa avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, credendola morta, i Mottola l’avrebbero portata nel boschetto. Vedendo in quel momento che respirava ancora, l’avrebbero soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi. Una ricostruzione dei fatti che ha portato il magistrato a chiedere il rinvio a giudizio dell’ex comandante Franco Mottola, del figlio Marco e della moglie Anna Maria, con le accuse di omicidio aggravato e occultamento di cadavere, dell’appuntato scelto Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento personale in omicidio volontario, e del luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio del collega brigadiere Tuzi.

Non c’è più papà Guglielmo a combattere per cercare di ottenere la verità su quanto accaduto alla giovane studentessa. Consumato dalla tragedia e da lungo tempo trascorso a cercare di non far finire definitivamente le indagini in archivio, l’anziano genitore è morto il 31 maggio scorso, dopo essere stato colto da infarto nel novembre precedente mentre era nella sua abitazione ed essere entrato in coma senza mai risvegliarsi. La verità questa volta potrebbe però essere davvero vicina e in tanti continuano a lottare affinché venga stabilita una volta per tutte onorando così anche la memoria di Guglielmo Mollicone, un papà coraggio

(La Repubblica)

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