I genitori non si danno pace e chiedono agli inquirenti di fare piena luce
Gli inquirenti cercano di fare piena luce sulla morte di Alessandro, morto a 30 anni, ritrovato senza vita mercoledì pomeriggio in una stanza di albergo nella zona di corso Cavour a Perugia. Il ragazzo è stato rinvenuto impiccato con un guinzaglio attaccato all’armadio, con canto l’amato cucciolo di cane portato con sé.
Nella camera sono state trovate diverse di birra vuote, il corpo non aveva segni di violenza visibili e i poliziotti che hanno rinvenuto il corpo senza vita hanno avvisato la famiglia per il suicidio di Alessandro.
Sul caso indaga la procura con il pm Tullio Cicoria.
Ma da parte dei genitori permangono molti dubbi.
Assistiti dagli avvocati David Apolloni ed Eleonora Magnanini, chiedono di vederci più chiaro. Perché Alessandro era un giovane pieno di vita, senza problemi né di lavoro né relazionali. Con tanti amici, rimasti tutti sconvolti da un gesto che per loro resta senza senso. È vero, da poco aveva interrotto una lunga relazione, ma sembra fosse stato lui a dire basta. E anche nuove compagnie non gli mancavano, se è vero che per questo motivo aveva preso una stanza in un albergo, in una struttura separata dal corpo principale e quindi lontana da occhi indiscreti, nonostante dividesse casa con un caro amico.
Gli accertamenti vanno avanti. In attesa dei risultati anche degli esami tossicologici e istologici disposti dal pm di turno.
Perché tutto è possibile, anche il gesto più estremo e inaspettato, ma ci sono due genitori che hanno bisogno di trovare la pace e di capire come e perché si è arrivati a questa immane tragedia.
(Quotidiano dell’Umbria)