Matteo Salvini può andare a processo con l’accusa di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: dal Senato è arrivato il sì all’autorizzazione a procedere sulla vicenda Open Arms,
la nave della ong spagnola rimasta per 20 giorni nel Mediterraneo con a bordo 164 migranti ad agosto 2019, quando Salvini era ministro dell’Interno e bloccò lo sbarco. A Palazzo Madama sono stati 149 i sì all’autorizzazione a procedere. Viene bocciata quindi la relazione della Giunta delle immunità che era contraria al processo: ha ricevuto solo 141 voti favorevoli. Dura la reazioni di Salvini: “Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò con la Lega al governo”. “Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi”, ha ripetuto Salvini, che ha ricevuto subito l’appoggio e la difesa di Silvio Berlusconi: “Ancora una volta, l’uso politico della giustizia è l’arma con la quale la sinistra vuole liberarsi degli avversari. E’ lo stesso metodo che hanno usato contro di me“, dice il leader di Forza Italia a Studio Aperto, parlando di “metodi assolutamente inaccettabili in una vera democrazia”.
Dopo la decisione del Senato di concedere l’autorizzazione a procedere per Salvini, il procedimento torna ora alla Procura di Palermo che dovrà chiedere il rinvio a giudizio del leader della Lega. Il gup fisserà l’udienza preliminare al termine della quale i pm potranno chiedere il processo o il proscioglimento dell’ex ministro. L’imputato – Salvini assumerà questa veste dopo la richiesta di rinvio a giudizio – potrebbe scegliere riti alternativi come il patteggiamento o l’abbreviato. L’udienza preliminare si concluderà con il rinvio a giudizio o con il proscioglimento. Nel primo caso il processo passerà al tribunale ordinario del capoluogo e si svolgerà secondo le norme del codice di procedura penale.
L’esito del voto è diventato scontato solo questa mattina, quando Matteo Renziha annunciato che Italia Viva avrebbe votato insieme alla maggioranza per il sì al processo a Salvini.
Il leader della Lega a Palazzo Madama si è difeso tornando a parlare di un “processo politico” e a definire il premier Giuseppe Conte“complice” di quanto accaduto. “Ringrazio chi mi manda a processo, perché mi fa un regalo“, ha detto Salvini. “Non ci fu responsabilità collegiale del governo, come si legge dal carteggio di quei giorni, in cui emerge la contrarietà del premier alle decisioni prese”, ha replicato durante le dichiarazioni di voto il senatore Pietro Grasso.
Col sì di Italia Viva la richiesta di processo aveva tutti i numeri per passare, visto che pure Emma Bonino si è dichiarata a favore. Fino a ieri però la tendenza di Ivsembrava un’altra: Renzi, anche in questo caso ago della bilancia per avere i numeri al Senato, sposava una linea garantista spiegando di volere prima “leggere le carte”. Poi la svolta dell’ultimo minuto, che ricorda quanto successo nel caso del ministro della Giustizia Bonafede, quando Renzi, ventilando una mozione di sfiducia nei suoi confronti, aveva minacciato di aprire una crisi di governo.
Dai banchi del Senato, Salvini ha iniziato la sua difesa proprio replicando a Renzi: “Noto il silenzio dei Cinquestelle, meglio delle supercazzole di Renzi. Vedo che ha come modello De Gasperi ma si comporta come uno Scilipoti qualsiasi”. Il secondo attacco è per il governo e per il presidente Conte: “Il premier era perfettamente complice di un reato che è inesistente”, ha sostenuto. Salvini però in quei giorni di agosto 2019 raccontava una versione diversa: “Conte mi ha scritto per farli sbarcare – disse – Gli risponderò che non si capisce perché debbano sbarcare in Italia“.
Il discorso di Salvini
Il leader della Lega in Senato parla a più riprese di “un processo politico” nel suo intervento: “Questa sera dovrò spiegare ai miei figli che papà va a processo perché è un delinquente che ha difeso i confini, questo è l’unico peso che mi porto”. Per Salvini la Open Arms è “una nave pirata” e “se c’è qualcuno che ha messo a rischio le persone è il suo comandante, non il ministro dell’Interno”. “Andrò fino in fondo senza chiedere aiutini a nessuno. Noi alle idee contrapponiamo altre idee non tribunali politici, l’unico tribunale è quello del voto”, aggiunge il leader della Lega. “Ringrazio chi mi manda a processo, perché mi fa un regalo: ci vado a testa alta e con la schiena dritta”, ha concluso il suo intervento nell’aula di Palazzo Madama.
Le dichiarazioni di voto
Terminata la discussione generale, Maurizio Gasparri ha difeso la decisione della giunta di non mandare a processo Salvini: “È stata una azione di governo sui flussi migratori”. “Mi auguro sia votata la relazione della Giunta” contraria ad autorizzare il processo, ha proseguito, “sarebbe una occasione trasversale per affermare che un conto è governare e un conto cogliere una occasione per fermare l’uso politico della giustizia, è una occasione per tutti”. Poi sono iniziate le dichiarazioni di voto ed è intervenuto il senatore Pietro Grasso: “Non essendoci accordo tra ministri competenti non si può definire come atto di governo il provvedimento deciso dall’allora ministro dell’Interno. Non ci fu responsabilità collegiale del governo, come si legge dal carteggio di quei giorni, in cui emerge la contrarietà del premier alle decisioni prese”, ha spiegato il senatore di LeU.
L’intervento di Renzi
Poco prima Renzi nella stessa Aula ha spiegato: “Noi non dobbiamo rispondere alla domanda non se Salvini ha commesso reati o no, o se fosse accompagnato da altri membri del governo. A questo risponde la magistratura. Ma se ci fu interesse pubblico. E per me l’interesse pubblico non c’è nel tenere un barcone lontano dalle coste”, ha detto, sostenendo poi che Italia Vivanon ha “cambiato idea” perché, ha aggiunto, “abbiamo sempre pensato che quella gestione della politica migratoria sia in Europa sia stato un errore. Non ho bisogno di dirlo a M5s e Salvini, magari ho bisogno di dirlo a quella parte della sinistra che hanno sostenuto che noi eravamo la brutta copia della destra quando andavamo a raccogliere in mare i migranti morti. Noi eravamo questi, una cosa diversa da voi”.
Prima delle dichiarazioni di Renzi in aula, però, il capogruppo di Iv alla CameraDavide Faraone sembrava confermasse la posizione contraria del partito all’autorizzazione, sottolineando che la responsabilità della decisione di Salvini era riconducibile a tutto il governo. Stessa posizione del presidente della Giunta per le Autorizzazioni al Senato Maurizio Gasparri, che in apertura di seduta ha ricordato che “la proposta di non autorizzare il processo è stata approvata a maggioranza dalla Giunta. Salvini, nella vicenda Open Arms, agì di concerto con i ministri della Difesa e dei Trasporti, con un atto di governo collegiale”.
L’inchiesta
Era stata aperta dalla Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio e poi passata per competenza al Tribunale dei ministri a Palermo, che accusa il leader della Lega di sequestro di persona per aver bloccato lo sbarco dei migranti a bordo della nave della ong quando era ministro dell’Interno. L’ex ministro dell’Interno e vicepremier è accusato di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver trattenuto nel 2019 a bordo della nave – al largo di Lampedusa – 164 migranti poi fatti scendere su ordine del procuratore di Agrigento, dopo venti giorni. Per i giudici del Tribunale dei ministri non era possibile invocare ragioni di sicurezza.
Le tappe
Era il 20 agosto del 2019 quando il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, e l’aggiunto Salvatore Vella disposero il sequestropreventivo della Open Arms – nave da ricerca e soccorso della omonima Ong spagnola – e l’immediato sbarco dei migranti a bordo. Il fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti, era stato aperto per omissione e rifiuto di atti d’ufficio e per sequestro di persona. Fu quello il giorno dell’ispezione all’Open Arms, dove erano rimasti a bordo 88 migranti degli iniziali 164 soccorsi in acque Sar libiche. All’inizio di ottobre, i pm di Agrigento si recarono al Viminale, a Roma, per individuare chi non aveva dato il via libera agli approdi nei casi della Sea Watch 3 e della Open Arms. A metà novembre, per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio in concorso – reati commessi a Roma dal 14 al 20 agosto – l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini venne iscritto, dalla Procura di Agrigento, nel registro degli indagati e le carte vennero trasmesse a Palermo. Il 29 novembre, la Procura di Palermo inviò gli atti relativi al procedimento a carico di Salvini al tribunale dei ministri. Il primo febbraio scorso, il tribunale dei ministri di Palermo chiese al Senato l’autorizzazione a procedere: oggi il responso definitivo dell’Aula.
(Il Fatto Quotidiano)