“Esimio Presidente, trascorsi cinque mesi dalla chiusura delle scuole decretata per l’emergenza sanitaria, avvertiamo pressante la necessità di risposte certe, qualitative e convincenti e di nette e trasparenti assunzioni di responsabilità” per la ripresa a settembre. Comincia così la lettera firmata da 700 presidenti dei consigli di istituto di tutta Italia inviata al capo dello Stato Sergio Mattarella. Un grido di allarme dei genitori eletti negli organi collegiali, e dunque rappresentanti anche di insegnanti, bidelli e amministrativi, sul rientro tra i banchi.
Al Presidente della Repubblica, che proprio ieri alla cerimonia del Ventaglio era intervenuto sul delicato tema dell’istruzione, i rappresentanti dei consigli di istituto prospettano, stante così la situazione, “linee guida che rischiano di tradursi in una scuola negata”.
Fanno alcuni esempi di possibili scenari: per i ragazzi delle medie e superiori “un misto di didattica e distanza e in presenza, la riduzione delle unità didattiche anche fino a soli 40 minuti, l’accorpamento di più discipline, la riduzione dei programmi curriculari ed i doppi turni”.
Non va meglio, si legge nella lettera, per i bambini della primaria per i quali si prospetta “l’accorpamento degli esuberi derivanti dalla mancanza di spazi idonei in gruppi di classi, anche di età diverse, finanche alla sciagurata riduzione del tempo didattico curricolare frontale effettivo svolto dagli insegnanti dei due tempi scuola, magari affidando parte delle ore scolastiche a personale non docente e non qualificato, dedicandolo ad attività varie, non integrative, ma sostitutive di quelle disciplinari”.
La conclusione? “Nella sostanza, in entrambi i casi, sia per i bambini che per i ragazzi – continua la lettera -si prospetta uno sconcertante declassamento del modello didattico e l’inaccettabile riduzione del tempo dedicato alla didattica curricolare frontale, presentato al Paese come modernizzazione, che comporterebbe l’abbassamento della loro futura preparazione, se non addirittura la riduzione dell’accesso all’istruzione che è dovere ineludibile della nostra Repubblica democratica, producendo di fatto un forte ostacolo al compito che la Costituzione affida alla scuola: rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana“.
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(La Repubblica)