Videoconferenza internazionale per coordinare il sostegno alla capitale libanese. Onu: servono 117 milioni di dollari in tre mesi. Trump invita alla calma, pur riconoscendo la legittimità delle richieste dei manifestanti e sollecita un’inchiesta «trasparente», Appello di papa Francesco durante l’Angelus
«Il mondo deve agire in fretta e con efficacia per coordinare i nostri aiuti in modo che arrivino al popolo libanese», ma nel frattempo le autorità del Libano devono fare in modo che il Paese «non sprofondi» e «rispondere alle richieste della popolazione che manifesta pacificamente nelle strade di Beirut». Questo il succo del primo intervento durante la teleconferenza dei donatori dopo le disastrose esplosioni che hanno colpito la capitale libanese martedì scorso. Macron ha invitato tutti a evitare che «la violenza e il caos prevalgano». Ma intanto anche nella giornata di domenica a Beirut ci sono state proteste di piazza, con diverse migliaia di persone che hanno manifestato contro il governo libanese.
La conferenza internazionale dei donatori è stata fortemente voluta da Macron per aiutare Beirut dopo la devastante esplosione del 4 agosto. «Il caos non deve vincere», ha detto Macron, sottolineando che «nonostante le differenze di vedute, tutti devono venire in aiuto del Libano e della sua gente». Il presidente francese ha detto che l’offerta di assistenza include anche il sostegno a un’inchiesta imparziale, credibile e indipendente sull’esplosione del 4 agosto, una ipotesi che però sembra essere stata rifiutata da leader del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, secondo cui deve essere l’esercito libanese a guidare l’inchiesta.
La videoconferenza internazionale di sostegno al Libano dopo le terribili esplosioni che hanno colpito Beirut martedì scorso si è aperta domenica alle 14, promossa dallo stesso Macron e organizzata dal governo francese insieme alle Nazioni Unite. Oltre a Macron, sono previsti interventi del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e il presidente libanese Michel Aoun. Quest’ultimo ha chiesto che «gli aiuti per la ricostruzione giungano prima dell’inverno».Il presidente americano Donald Trump ha chiesto che l’inchiesta per stabilire le cause dell’esplosione sia «trasparente», esortando «il governo libanese a condurre una inchiesta completa e trasparente, per la quale gli Stati Uniti sono pronti a portare il loro aiuto». Il presidente, prosegue la Casa Bianca, «ha riaffermato che gli Stati Uniti sono pronti e disposti a continuare a fornire assistenza al popolo libanese» e «ha concordato con gli altri leader sulla necessità di coordinare strettamente la risposta internazionale». Il presidente Usa ha anche fatto «un appello alla calma in Libano», pur riconoscendo «la legittimità delle richieste dei manifestanti pacifici alla trasparenza, alle riforme e alla presa di responsabilità», come riferisce la Casa Bianca. La conferenza ha inoltre chiesto che gli aiuti internazionali per aiutare il Libano vengano dati «direttamente» alla popolazione «in totale trasparenza»: in una dichiarazione congiunta al termine della videoconferenza dei donatori, i circa 30 Paesi hanno stabilito che «la loro assistenza al Libano verrà coordinata dalle Nazioni Unite e fornita direttamente alla popolazione con la massima efficacia e trasparenza».
Dimissioni nel governo
Intanto, la crisi che ha colpito il Paese dei cedri sta avendo ripercussioni anche sul suo governo, fortemente contestato da manifestazioni di piazza svoltesi sabato a Beirut. La ministra dell’Informazione libanese, Manal Abdul Samad, ha infatti annunciato domenica le sue dimissioni, e la stessa cosa avrebbe fatto, secondo quanto riferiscono i media libanesi, il collega Damianos Kattar, ministro dell’Ambiente. Si tratta delle prime dimissioni dall’esecutivo del primo ministro Hassan Diab dopo l’esplosione. Intanto, si fanno insistenti le voci a Beirut di altre dimissioni all’interno del governo. Lo riferiscono media libanesi citando fonti istituzionali. Prima del 4 agosto, si era dimesso in polemica col premier il ministro degli Esteri Nassif Hitti, subito rimpiazzato con un ministro vicino al contestatissimo presidente della Repubblica Michel Aoun. Lunedì mattina è prevista una seduta straordinaria del consiglio dei ministri e non è escluso che il premier Diab annunci lui stesso le dimissioni, affermano le fonti citate dai media.
Il presidente Aoun: l’indagine internazionale è una perdita di tempo
Secondo il presidente libanese Michel Aoun, tra i politici più contestati durante le manifestazioni di piazza di sabato, un’indagine internazionale sull’esplosione nel porto di Beirut sarebbe «una perdita di tempo», riferisce Al Arabiya. «L’obiettivo delle richieste di un’indagine internazionale sulla vicenda al porto è quello di perdere tempo», ha affermato il presidente citato dal suo l’ufficio stampa, scrive nel suo sito web l’emittente tv panaraba.
Continuano le proteste di piazza: «Elezioni subito»
Intanto, anche nella giornata di domenica continuano manifestazioni e proteste per le strade della capitale libanese. Centinaia di manifestanti anti-governativi libanesi hanno cominciato a colpire con bastoni e altri oggetti le barriere di metallo erette nel centro di Beirut attorno alla zona del parlamento dalle forze di sicurezza. L’esercito si sta ammassando nella zona e un incendio è scoppiato all’ingresso di Piazza del Parlamento mentre i manifestanti cercavano di entrare in un’area delimitata, come hanno mostrato le riprese della Tv libanese. Le trasmissioni in diretta hanno anche mostrato la polizia in tenuta antisommossa che spara lacrimogeni per disperdere i manifestanti, che hanno fatto irruzione in alcuni uffici del ministero. «Vogliamo che l’intero governo se ne vada, vogliamo le elezioni adesso», ha detto il manifestante Yusef Dour.
Fmi, pronti a raddoppiare sforzi per il Libano, ma servono riforme
Ripristinare la solvibilità delle finanze pubbliche e la solidità del sistema finanziario, attuare misure che evitino la continua fuga di capitali, ridurre le prolungate perdite in molte imprese straniere e introdurre una ampia rete di sicurezza sociale per proteggere le persone più vulnerabili: sono alcune delle riforme che la direttrice dell’Fmi Kristalina Georgieva chiede al Libano dopo la conferenza internazionale dei donatori. «Siamo pronti a raddoppiare i nostri sforzi. Ma abbiamo bisogno di unità di intenti in Libano, abbiamo bisogno che tutte le istituzioni siano unite e determinate a condurre in porto le necessarie riforme», ha promesso. «Il Libano ha affrontato profonde sfide economiche e sociali, aggravate da una pandemia ma ancora di più dalla carenza di volontà politica di adottare e attuare significative riforme richieste dal popolo libanese», ha aggiunto.
Altri 30 milioni dalla Ue e 10 dalla Germania
La Commissione europea donerà altri 30 milioni di euro al Libano per affrontare le prime necessità del post esplosione. Lo ha annunciato il rappresentante dell’Ue, Janez Lenarcic, alla conferenza dei donatori organizzata dalla Francia con il sostegno dell’Onu. E proprio attraverso le agenzie delle Nazioni Unite saranno distribuiti gli aiuti europei. La somma si va ad aggiungere agli altri 33 milioni annunciati dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen giovedì in una telefonata col presidente libanese. Anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha annunciato che la Germania donerà al Libano 10 milioni di euro per affrontare l’emergenza. «I cittadini hanno bisogno del nostro aiuto, hanno bisogno di speranza», ha dichiarato il ministro al quotidiano Bild am Sonntag.
Onu: servono 117 milioni di dollari in tre mesi
Al Libano serviranno 117 milioni di dollari nei prossimi tre mesi per rispondere alla crisi generata dalla devastante esplosione avvenuta a Beirut il 4 agosto. Lo ha stabilito l’Onu in una bozza dell’Emergency response framework’ (Efr). In particolare serviranno subito 66,3 milioni di dollari da elargire alle strutture sanitarie che hanno accolto i feriti, ai rifugi di emergenza per chi è rimasto senza casa, alle organizzazioni che si occupano di distribuire il cibo e a quelle che gestiscono la prevenzione e l’ulteriore diffusione del Covid-19. Nella fase 2, spiega il documento dell’Onu dovranno essere stanziati 50,6 milioni di dollari per ricostruire infrastrutture pubbliche ma anche case e per prevenire la diffusione di malattie. Secondo le Nazioni Unite almeno 15 strutture sanitarie, inclusi tre grandi ospedali, sono stati gravemente danneggiati nell’esplosione e oltre 120 scuole potrebbe chiudere privando delle lezioni circa 55.000 bambini.
Paura per una possibile impennata della pandemia
Finora, secondo il conteggio della John Hopkins University, in Libano sono stati registrati 6223 casi e 78 morti per il Covid-19. Sabato però un medico che guida la lotta contro il Covid-19 nel Paese, il dottor Firass Abiad, direttore del Rafik Hariri Hospital di Beirut, ha affermato che in seguito alla devastante esplosione nel porto della capitale e alle manifestazioni di protesta, in Libano si verificherà probabilmente una nuova impennata di casi di coronavirus. «Purtroppo, questa atmosfera favorisce la trasmissione del virus», ha detto.
(Il Sole24Ore)