Non date la comunione a Joe Biden. L’appello è stato lanciato dal cardinale Raymond Burke, uno degli esponenti più conservatori della Chiesa, in un’intervista a Fox News.
Burke, che nei mesi scorsi si era schierato contro l’uso della mascherina, ha detto che a tutti i “cosiddetti politici cattolici”, incluso il candidato presidenziale democratico, va negato il sacramento per essersi espressi a favore dell’aborto e del riconoscimento del matrimonio omosessuale. “Non possono presentarsi per ricevere la santa comunione – ha spiegato – perché non sono in comunione con Cristo”. “Non è una punizione”, ha aggiunto, ma un “favore che facciamo loro dicendo di non presentarsi, perché se lo fanno commettono sacrilegio”.
Cresciuto in una piccola fattoria del Wisconsin, ordinato sacerdote da Paolo VI nel 1975, Burke è uno dei riferimenti di Donald Trump e capofila del fronte dei tradizionalisti della Chiesa, quello che ha sfidato apertamente la linea teologica di Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato. L’attacco a Biden segna un altro scontro con il pontefice. A novembre il candidato democratico aveva rivelato di aver ricevuto la comunione dal Papa, dopo che un prete, in South Carolina, gliel’aveva negata.
Nella visione di Burke, anche se non lo dice, il Papa avrebbe autorizzato un sacrilegio.
Già nel 2004, il cardinale americano aveva avvertito l’allora candidato democratico, John Kerry, a non presentarsi per ricevere il sacramento. Chi sostiene l’aborto viene visto come “ostinato peccatore”. Le ultime dichiarazioni di Biden hanno allargato il divario con l’ala più conservatrice. Ad aprile il candidato democratico aveva definito l’aborto “servizio essenziale”, e a luglio ribadito il sostegno al diritto delle donne a decidere. La dichiarazione era arrivata all’indomani della sentenza della Corte Suprema che aveva rigettato una legge della Louisiana che, in pratica, permetteva la pratica e la terapia post intervento solo a un clinica in tutto lo stato.
Il fatto che Biden ricordi spesso la sua fede cattolica e vada regolarmente a messa non fa cambiare idea ai tradizionalisti.
Quando sostiene di “trovare conforto nella preghiera” e di portare con sé il rosario, scatena l’effetto contrario. Trump, invece, continua a essere molto popolare tra i fedeli conservatori, compresi quelli della chiesa protestante degli evangelici, l’80 per cento dei quali ha confermato il sostegno in vista delle presidenziali del 3 novembre. Nonostante non vada quasi mai in chiesa, è visto come il vero credente e difensore della fede. Lui alimenta questa narrazione con gesti simbolici come la foto nella chiesa El Rey Jesus di Miami, a gennaio, lui in piedi sul palco, in preghiera e a occhi chiusi, mentre riceve la benedizione a un evento elettorale, e la Bibbia mostrata sulla scalinata della St. John’s Church.
Biden, invece, è il “peccatore”. Prima di Burke, anche padre Frank Pavone, direttore di Priests for Life, aveva chiesto che al candidato democratico venisse negata la Comunione: “Non ha protetto i piccoli mai nati, mettendosi in conflitto non solo con la fede cattolica ma con il messaggio cristiano, i principi fondanti dell’America e l’umana decenza. Non puoi uccidere i bambini e non puoi autorizzare chiunque altro a farlo”. Il solco potrebbe essere allargato dalla scelta della vicepresidente. Tra le candidate c’è la senatrice californiana Kamala Harris, che contestò al giudice distrettuale Brian Buescher l’appartenenza all’organizzazione cattolica dei Cavalieri di Colombo, formata solo da uomini, contraria all’aborto e al matrimonio omosessuale. Curriculum che, nel caso venisse scelta da Biden, convincerà Burke a portare avanti la sua crociata con ancora più forza, e altri preti in giro per l’America a seguirlo.
(La Repubblica)