Chi conosce bene Luca Zaia, il governatore del Veneto lo descrive irritato. Molto irritato.
Che qualcuno dei suoi colleghi consiglieri abbia approfittato del bonus Iva non gli scende proprio giù. Tant’è che già in mattinata, ai primi boatos, non ha esitato un’istante a chiedere che «i nomi dovevano uscire fuori, e in fretta». I nomi sono della Lega. Ma per lui non fa differenza. Il «sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi». «E penso – ha aggiunto di buon ora – che i cittadini debbono essere ascoltati». Ora tante cose si possono dire su Luca Zaia (nel bene e nel male a seconda dei ruoli e delle posizioni politiche) ma certamente non si può dire che non sia in linea, con la sua regione, con i suoi elettori, con i cittadini veneti.
Per queste ragioni ha cominciato a tuonare facendo appello a tutte le forze politiche:
«E’ fondamentale chiarire la vicenda, perché viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente.
Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy – ammette – non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no», col pericolo poi – ha sottolineato – che «ci sia una caccia all’untore». Insomma, spiega il Governatore «Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappa anche dalla conta. Non esprimo giudizi perché ognuno avrà la sua giustificazione , le sue motivazioni». Da qui, però, la sentenza.
Zaia fa sapere di aver «già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori.
Ci mettiamo poco a fare una sorta di “me too” al contrario. Nel mio partito il segretario è stato chiaro indicando la sospensione che apre uno scenario peggiore. La sospensione – spiega – è già un atto importante: si chiede di fare un passo a lato. E visto il fronte delle candidature, vuol dire perdere quel treno. Se fosse per me quella persona non la candiderei». Insomma, altro che sospensione: ora i nomi sono tre Alessandro Montagnoli, Riccardo Barbisan e il vicepresidente veneto Gianluca Forcolin e rischiano – per dirla come la dice Zaia – di perdere il treno, ovvero fuori dalle candidature regionali.
(La Stampa)